In difesa di Letizia Battaglia | Rolling Stone Italia
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In difesa di Letizia Battaglia

Una fotografa che non ha bisogno di presentazioni fa una campagna per Lamborghini e fotografa due bambine, una legione di bacchettoni sui social la mette in croce, la politica si accoda. Siamo all'assurdo, ma l'assurdo è ormai perfettamente prevedibile

In difesa di Letizia Battaglia

Assurdo. Lo shitstorm contro Letizia Battaglia è sia assurdo che ormai perfettamente prevedibile. Non a caso nasce sui social, dove si vive solo il tempo presente, dove non c’è quasi mai spazio per approfondire, per andare oltre, bisogna solo cliccare e sparlare. Il  brutto è che ormai i social dettano il tempo anche nella realtà e ne fanno parte, creando un infinito presente compulsivo e un delirio di voci che si sovrappongono.

Letizia Battaglia è una fotografa italiana di 85 anni. Il suo lavoro di reportage e la sua storia personale parlano per lei. Una donna che ha iniziato a fotografare a 40 anni, dopo una relazione con un marito che le tarpava le ali, in una Sicilia conservatrice, in cui si è fatta strada nientemeno che sfidando la Mafia. Succede che la Battaglia viene coinvolta da Lamborghini in With Italy, for Italy, una campagna che include molti fotografi. Lamborghini fa auto di lusso, ha il budget per far esprimere in libertà gli artisti a cui si affida. Nessuno credo che possa andare da Letizia Battaglia e dirle come scattare. Lei accetta la commissione e fotografa una Lambo gialla nella sua Palermo.

La macchina è sempre sullo sfondo, in primo piano ci sono due ragazzine adolescenti. Letizia non è nuova a questa tematica, le considera le “sue” bambine. Ecco, qui è avvenuto il corto circuito mediatico. Una  massa di analfabeti funzionali, fotografi che non hanno sfondato, bacchettoni da tastiera e rincoglioniti vari ha evocato l’anatema dello shitstorm, riversando insulti, meme, odio, sessismo, idiozie, contro Letizia Battaglia. La campagna è stata ritirata in
fretta e furia anche dalla stessa Lamborghini. Il motivo? Uno, nessuno, centomila. Tutti stupidi. Per alcuni le bambine sarebbero scabrose, sessualizzate, evocherebbero lo stereotipo “donne e motori”.

Raggiunta al telefono da Michele Smargiassi di Repubblica, la fotografa ha tuonato: “Lolite! Hanno detto lolite! Ma è lo sguardo degli uomini! Voi maschi… Bambine sì, le mie bambine, sono lì in primo piano, la macchina resta dietro, messa lì quasi senza significato. Le bambine guardano me, guardano il mare, non guardano l’automobile, lo capisci questo? Non sculettano davanti alla macchina, guardano me, sono con me…!”.

Siamo pronti a fare like a minorenni o pseudo-minorenni che mettono il culo sui social, ma la meniamo a una fotografa per una campagna pubblicitaria. Il fatto è che se ci fossero state delle diciottenni al posto delle bambine, nessuno avrebbe detto niente. Il fatto è che le bambine vestite da adulte, che ormai vediamo ovunque, per alcuni sono un’allusione subliminale alla pedopornografia. Se un fotografo scatta un’adolescente è un pedofilo? Se fossero stati ragazzini maschi a petto nudo, qualcuno avrebbe protestato? Non credo. La malizia sta nell’occhio di chi guarda.

Il peggio di tutti è stato il sindaco Orlando, che ha chiesto la sospensione della campagna e la rimozione delle immagini di Palermo. La politica ancora una volta si dimostra non all’altezza della situazione. Giudica senza avere competenze. Agghiacciante il suo commento su Facebook: “Il Comune di Palermo non ha autorizzato la campagna della Lamborghini, attualmente presente sui social network con modalità che non condividiamo. Chiedo quindi alla società di sospenderla. (…) La nostra amministrazione ha sempre manifestato, al di là del giudizio sull’espressione artistica, la propria contrarietà all’utilizzo del corpo femminile, ancor più delle bambine, per messaggi commerciali e per la comunicazione pubblicitaria. Questo non ha nulla a che vedere con l’arte e le sue espressioni”.

Una roba da Corea del Nord. È il comune di Palermo a decidere cosa è l’arte? Ma si occupassero dei problemi seri! Pare solo che per togliere il piede dal merdone dello shitstorm, il sindaco abbia scaricato il barile sulla fotografa. Chiaramente si sono accodate le solite minuscole, pidocchiose, inutili associazioni culturali e alcuni gruppi femministi. Gruppi. Femministi. Mah. Comunque lo shitstorm non conosce ostacoli, perdura e diventa sempre più violento. Più cresce e meno sentirete voci difendere la fotografa. Si dice che Letizia Battaglia sia così amareggiata da voler pure lasciare la direzione del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo. 

Due cose sono certe: non sarà ricordata per questa campagna. Scattata a colori, apparentemente poco evocativa rispetto ai suoi standard, risulta un lavoro commissionato abbastanza sciapo. Punto. ma che sarà mai? Nan Goldin due anni fa ha scattato la prima cover di un magazine della sua vita: Jovanotti. Non sembravano manco foto sue, erano debolissime, si vociferava le avesse fatte la sua assistente. Ci sono degli artisti che devono scattare solo ciò che li rappresenta, che devono disertare la pubblicità sempre ancorata a stereotipi e cazzate. La seconda è che evidentemente la gente si merita le pubblicità con l’assorbente che parla, Totti che butta la pastiglia nella lavastoviglie, i tramonti al volante dei macchinoni e tutte quelle idiozie a cui ormai è assuefatta.