Hai presente i migranti che sbarcano in Italia cantando “questa non è Ibiza”? | Rolling Stone Italia
Boomer Gang

Hai presente i migranti che sbarcano in Italia cantando “questa non è Ibiza”?

C’è una canzone dietro ogni viaggio, anche il più disperato. Chiacchiere in libertà attorno a ‘Italodisco’ e a ‘Io capitano’ di Garrone. Ecco, a X Factor mandateci gente come Seydou e Moussa, non quella che fa Arisa

Hai presente i migranti che sbarcano in Italia cantando “questa non è Ibiza”?

Foto: Fabrizio Villa/Getty Images

Giovanni Robertini: Bentornato Picci, non ti chiedo nulla dell’estate, tanto è finita. Una volta il triplice fischio lo dava l’inizio del campionato, ora è il ritorno dei talk show, il downburst di voci che si accavallano, sparate a cazzo, Borgonovo vs L’Incredibile Hulk, Bianchina e Corona, Giannini senza barba. Ieri mi sono addormentato davanti a Rete 4, l’ennesima lite sull’accoglienza ai migranti e mi sono apparsi in sogno Seydou e Moussa, i protagonisti del film di Matteo Garrone. L’hai visto? Riassumo brevemente: i due ragazzetti sono a Dakar, non stanno né male né bene, giocano a pallone, vanno a scuola, vivono. Ma, come tutti i ragazzetti, hanno TikTok e hanno un sogno: venire in Europa e sfondare nella musica. Non ci sono guerre, carestie, alluvioni che li costringono alla fuga. Garrone prende il tormentone phascio dei talk Mediaset – «telefonino alla mano, tutti in ottima salute… da cosa fuggono?» – e lo ribalta facendo suo, da sinistra, a colpi di realismo magico e desert rock. Questa lettura normalizzatrice (è così, e non potrebbe essere altrimenti) è la cosa migliore del film. Ma torniamo al sogno: scena finale, tutti sulla barca, il bambino comandante si alza in piedi sul tetto della plancia, guarda all’orizzonte la costa dell’Italodisco e inizia a cantare: «Questa non è Ibiza».

Alberto Piccinini: Festivalbar con la cassa dritta! Magari fosse stato così! Io mi sarei alzato in piedi in sala ad applaudire, e invece no, ‘na tristezza. Desert blues, lamenti da cantautore con la kora, roba turistica, l’Africa secondo Spotify. Ci sono rimasto male, e dire che Garrone ha costruito pezzi del nostro immaginario: Gomorra, Dogman, ma qua non ci siamo proprio. Possibile che in trent’anni di immigrazione ancora non abbiamo capito il fondamentale legame tra canzonette pop e viaggio? È roba che abbiamo inventato noi, e non parlo dei Pink Floyd. Gli albanesi venivano qua per Domenica In, Toto Cutugno, C’è da spostare una macchina. Due ragazzini di Dakar che vogliono diventare superstar della musica e del pallone per cosa vengono qua? «Questa non è Ibiza». Bravo! Giusto. Il tormentone dell’estate, il meme dell’anno, l’Italia vista da un barcone che affonda, l’eterna nostalgia degli anni ’80. Dietro ogni viaggio, anche quello più impossibile e disperato, c’è una canzone: più brutta e scema la canzone più forte il desiderio di partire, ma anche più inspiegabile, altro che tutti col telefonino, altro che la distinzione pelosissima tra migranti economici e migranti che scappano dalle guerre. Chi ha inventato ‘sta roba? Goebbels? Anzi, sai che dico? Ho avuto una visione. Il viaggio dei due ragazzini Seydou e Moussa sarebbe dovuto finire davanti ai giudici di X Factor. Tutti con le lacrime agli occhi, come di fronte a quella poveretta che cantava La notte di Arisa, l’hai vista? Quattro sì. Niente, il cinema italiano non imparerà mai. Poi su Arisa ci sarebbe un sacco da dire, ma quello un’altra volta magari.

G.R.: Poco, pochissimo da dire pure su X Factor. Un po’ MTV anni ’90, e la solita retorica dell’emotional casting finto inclusivo: il belloccio, la dark, quello matto che poi non lo è, la nerd, una spruzzata di body positivity e lacrime a piacere. Mancava all’appello solo il prototipo maranza, forse avevano paura che avrebbe fatto sparire gli occhiali di Dargen o le sneaker di Fedez. Quattro sì comunque per Simba La Rue quando in Levante insieme a Paky rappa “giri con una Panda e mi chiami maranza, sì, sono un maranza, se voglio, ti compro casa”. Già me lo vedo Simba in un apocalittico talent snocciolare rime di fronte al giudizio marziale di Giambruno e Vannacci mentre nel posteggio dietro al palco Seydou e Moussa rubano la Maserati Levante della canzone per farsi un giro. Magari fino a Dakar.

A.P.: Certo! Rozzano-Dakar andata e ritorno. In Maserati. Bella comunque l’idea di sostituire i talk show di Rete 4 con dei talent sadomasochisti. Giambruno e Vannacci sarebbero perfetti come giudici, perversione da porno anni ’70. Vorrei aggiungere una cosa, anzi due. La prima è che le barre di Levante, che è la canzone del momento, sono spaziali: sono talmente maranza che non beccano neanche una rima, e lo fanno apposta si capisce. Seconda cosa: se davvero, come qualcuno dice, i testi della trap convincessero al crimine, allora mi sarei comprato una Maserati Levante, anzi l’avrei rubata. Invece no, ho comprato una Panda. Che nella canzone fa rima con lavanda, ma soltanto dieci righe più sotto. Roba da studiare all’università. Chiudo davvero con un pensiero a Idris, Edrissa Sanneh, l’inviato di Quelli che il calcio anni ’90, scomparso in estate. Non mi piace la nostalgia televisiva ma per lui faccio un’eccezione. Era uno dei pochissimi immigrati che ce l’ha fatta, ancor oggi. A tal punto che era diventato juventino.

Simba La Rue - LEVANTE (feat. Paky) [Official Video]