Guardare troppe serie tv può diventare una dipendenza – lo dice la scienza | Rolling Stone Italia
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Guardare troppe serie tv può diventare una dipendenza – lo dice la scienza

Dopo il binge drinking e il binge eating, c’è anche il binge watching: se anche tu passi da un episodio all'altro senza riuscire a fermarti, potresti avere un problema

Guardare troppe serie tv può diventare una dipendenza – lo dice la scienza

Foto via Unsplash

Se anche per te, quando guardi la tua serie preferita, spegnere lo schermo è diventata un’impresa (come per qualcuno posare il bicchiere o smettere di mangiare), forse sei diventato un binge watcher. Niente di fuori dal comune: il termine binge-watch” era in gara per diventare la parola dell’anno dell’Oxford English Dictionary già nel 2013 (anche se alla fine ha vinto “selfie”). È all’incirca da allora che guardare più episodi di una serie senza riuscire a smettere è diventata un’attività sempre più popolare. I periodi di lockdown e di isolamento, poi, come è facilmente prevedibile, hanno consolidato l’abitudine, e lo dimostrano anche le ricerche.

Ma chi è il binge watcher medio? Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Behavioral Addictions, è una persona piuttosto impulsiva, negligente e disorganizzata, ansiosa e incline alle emozioni negative. Un po’ come tutti quelli che adottano, in generale, comportamenti di dipendenza.

Perché sì, un po’ come per il binge-eating o il binge-drinking, anche in questo caso si può trattare di dipendenza. Però, come succede molte altre dipendenze comportamentali (quella dal sesso, dal lavoro e dall’allenamento, ad esempio), quella dal binge-watching non è ufficialmente riconosciuta in nessun manuale psichiatrico, anche se la ricerca è in fase di sviluppo.

Secondo gli esperti, il problema non nasce tanto dal numero di episodi guardati o dal numero di ore trascorse davanti allo schermo: come per gli altri comportamenti di dipendenza, il binge-watching diventa grave quando ha un impatto negativo su altri aspetti della vita.

Secondo Mark Griffiths, direttore dell’International Gaming Research Unit e professore di dipendenza comportamentale alla Nottingham Trent University, tutti i comportamenti di dipendenza hanno in comune alcune caratteristiche. Devono diventare la cosa più importante nella vita della persona, che si impegna in questa attività per cambiare il proprio stato d’animo (per sentirsi meglio a breve termine o per fuggire temporaneamente da qualcosa di negativo). Poi, devono compromettere aspetti chiave della vita della persona come le relazioni, l’istruzione o il lavoro, e il numero di ore trascorse ogni giorno a reiterare il comportamento dipendente deve aumentare significativamente nel tempo. Infine, perché si tratti di una vera dipendenza, la persona deve sperimentare sintomi di astinenza psicologici e fisiologici se riesce a interrompere temporaneamente l’attività, e quando la riprende deve ricadere immediatamente nel ciclo.

Un gruppo di ricercatori polacchi, che ha tenuto d’occhio le abitudini di 645 giovani adulti che avevano dichiarato di guardare almeno due episodi di seguito, ha individuato alcuni fattori predittivi del binge-watching problematico: le difficoltà di controllo degli impulsi, la difficoltà nel pianificare e valutare le conseguenze di un determinato comportamento e l’uso del binge-watching per fuggire e dimenticare i problemi e per evitare di sentirsi soli. Il binge-watching problematico si associa anche spesso alla sindrome ansioso-depressiva: maggiori sono i sintomi di ansia e depressione, più problematico è il binge-watching. Anche uno studio taiwanese ha confermato che il binge-watching preoccupante si associa spesso a depressione, ansia per l’interazione sociale e solitudine. Una ricerca portoghese ha aggiunto il desiderio di evasione dalla realtà come concausa del binge-watching problematico.

Per provare a interrompere il ciclo, Mark Griffiths, lui stesso appassionato di serie, suggerisce – su The Conversation -, la sua regola d’oro: smettere di guardare gli episodi a metà. In effetti è molto più difficile spegnere lo schermo alla fine di un episodio, poiché spesso si conclude proprio con un colpo di scena. Griffiths, poi, stabilisce limiti giornalieri realistici: 2,5 ore se lavora il giorno dopo o fino a cinque se è a riposo, e inizia a guardare le sue serie preferite solo dopo avere completato tutti i suoi doveri lavorativi e sociali. E ci ricorda: “La differenza tra un sano entusiasmo e una dipendenza è che il primo aggiunge alla tua vita, mentre la seconda toglie”.