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Gli 8 libri per capire questo ultimo decennio

Da 'Limonov' alla saga de 'L'amica geniale', ecco una lista di libri del decennio per avere qualcosa da leggere nel 2020

Gli 8 libri per capire questo ultimo decennio

Il periodo tra Natale e fine anno non è solo periodo di liste e buoni propositi ma è anche il periodo in cui entrando in una qualsiasi libreria ci si trova davanti una fila alla cassa che si snoda per i corridoi e si arrampica fin sopra gli scaffali; il periodo in cui l’industria editoriale italiana probabilmente arriva a fatturare quanto l’industria delle armi italiana sulla spinta di milioni di persone che non sanno cosa regalare a questo o quel parente e allora optano per qualche libro.

Nella maggior parte dei casi si tratta di romanzetti, di Moccia o Giulia De Lellis o chi per loro. Ma in caso cercate una boccata d’aria fresca tra una pagina e l’altra di Le corna stanno bene su tutto, ecco una lista di libri fondamentali per capire gli ultimi dieci anni (e probabilmente anche i prossimi dieci anni). Buona fine della decade a tutti.

Emmanuel Carrère – Limonov

 

Uscito in Italia per Adelphi nel 2011, Limonov è stato un caso editoriale al punto da lanciare proprio un filone di biografie di personaggi assurdi. Il motivo del suo successo è allo stesso tempo molto semplice e molto profondo: Eduard Limonov ha vissuto una vita avventurosa e generalmente più interessante di quella della maggior parte di noi, e per questo ci piace sentire la sua storia. Allo stesso tempo, presentandoci Eduard Limonov il libro ci ha presentato una figura che è diventata l’archetipo di certe figure che oggi, sette-otto anni dopo aver letto il libro, cominciamo a intravedere molto più spesso di prima: i rossobruni, certi avventurieri della vita e della politica, che grazie a questa lettura riusciamo a interpretare.

Elena Ferrante – L’amica geniale

 

Ok, si tratta di un romanzo storico, per cui l’obiezione alla sua inclusione in questa lista sarà: come può raccontarci il presente, o addirittura il futuro? La risposta è che non ce lo racconta il libro in sé ma il successo planetario che ha avuto e la sua influenza sul modo stesso in cui consumiamo i libri nel mondo: grazie a Elena Ferrante, per esempio, gli americani hanno cominciato a interessarsi alla letteratura straniera in traduzione, che se ci pensate è già un risultato enorme.

Thomas Piketty – Il capitale nel XXI secolo

 

Quello di Piketty è stato un altro libro di cui si è parlato un sacco quando è uscito nel 2013: non tanto per quello che diceva quanto per il fatto che a) fosse un libro di economia e b) fosse un libro di economia influenzato dalla tradizione marxista. Al di là delle tesi specifiche di Piketty (che vi risparmio), è un libro che merita di essere incluso in questa lista per il semplice fatto che il suo successo è stato il primo sintomo dell’esistenza di tutta una serie di tendenze che oggi stiamo cominciando a veder affiorare in modo vago e confuso, ovvero il ritorno in tutto il mondo di una sinistra che mette in discussione il capitalismo.

Yuval Noah Harari – Sapiens 

 

Sapiens (e il suo “seguito”, Homo Deus) sono due libri che mi sono piaciuti moltissimo in questi ultimi anni – e non solo perché nel primo a un certo punto c’è la foto di papa Francesco con una didascalia che dice tipo “il maschio alfa del cattolicesimo si astiene dai rapporti sessuali anche se non ha ragioni evolutive per farlo”. Harari ha avuto il merito di riuscire a tirar fuori due bestseller raccontando prima la storia dell’evoluzione umana e poi ipotizzando le direzioni in cui l’umanità andrà nei prossimi secoli. E nel farlo è uscito a tirar fuori (e a rendere pop) tutta una serie di caratteristiche e preoccupazioni che sono comuni a tutti noi in quanto bipedi senzienti.

Lawrence Wright – Gli anni del terrore

 

L’ultimo decennio – come quello precedente – è stato caratterizzato dal fenomeno del terrorismo di matrice jihadista: la morte di Osama Bin Laden, i vari Charlie Hebdo e Bataclan, l’ascesa e il declino dell’ISIS in Siria e in Iraq e così via. Lawrence Wright è probabilmente il più grande scrittore a essersi occupato del tema: nel 2007 ha scritto Le altissime torri ossia una storia di al-Qaeda e di com’è arrivata a fare l’Undici Settembre, mentre in questo decennio (nel 2016) ci ha regalato Gli anni del terrore, una serie di reportage lunghi che sono la migliore porta d’accesso possibile all’argomento.

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino

 

Sì, questo libro è del 2008, quindi tecnicamente appena prima della decade che abbiamo appena vissuto. Ma è un libro che è uscito in anticipo sui tempi e che man mano che passano gli anni diventa sempre più attuale: Arrighi – economista e ricercate specializzato nello studio dei sistemi mondo – ci ha raccontato l’ascesa della Cina e il radicale riassestamento della struttura economica e politica mondiale che essa avrebbe comportato quando ancora quest’ascesa non la vedeva nessuno, e leggerlo oggi che il tema è all’ordine del giorno è probabilmente ancora più utile che leggerlo quando è uscito.

Mohsin Hamid – Exit West

 

Questo romanzo che potremmo etichettare sotto “realismo magico” è riuscito nell’impresa di raccontare molto bene e in modo molto conciso, poco più di 100 pagine, un fenomeno titanico che ha interessato praticamente tutta la decade: la crisi migratoria. È un tema che negli ultimi anni ha avuto una profondissima influenza sulla nostra società eppure è un tema che cerchiamo di non vedere nascondendolo sotto il tappeto, perciò il successo di un romanzo come Exit West è ancora più rilevante.

Nick Srnicek e Alex Williams – Inventare il futuro

 

Si diceva che negli ultimi anni abbiamo visto cominciare ad affiorare una serie di tendenze che puntano a mettere in discussione il capitalismo: in questo libro di Srnick e Williams queste tendenze hanno trovato un loro primo manifesto. È il testo che ha dato origine al cosiddetto “accelerazionismo di sinistra”, a tutto un mondo di meme e pagine Facebook e a parole d’ordine come “pretendi il futuro” e “piena automazione”. Al di là del valore politico su cui non mi soffermo, c’è perlomeno da riconoscere il merito di aver creato una sottocultura in un mondo in cui le sottoculture non esistono più.