Smettetela d’incensare No Man’s Sky | Rolling Stone Italia
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Smettetela d’incensare No Man’s Sky

Dopo l'uscita dell'aggiornamento Beyond il gioco di Hello Games può dirsi completo. I fan lo celebrano, ma la verità è che rimane un pessimo esempio per questo settore

Smettetela d’incensare No Man’s Sky

Il gioco è disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One.

No Man’s Sky, pochi giorni fa, ha goduto di un nuovo aggiornamento. Si chiama Beyond e aggiunge gustose migliorie al comparto multiplayer, al comportamento degli NPC (i personaggi non giocanti), agli aspetti “sociali”, agli edifici, al gameplay e, dulcis in fundo, introduce una modalità in realtà virtuale. Che gli puoi dire, ora, a No Man’s Sky? Nulla, tanto più che Beyond è un aggiornamento gratuito. La notizia insindacabile è che dalla prima uscita sul mercato, risalente al 9 agosto 2016 (3 anni fa), Hello Games, cioè lo sviluppatore del gioco, ha ribaltato il suo gioco con una serie di massicci aggiornamenti. A novembre 2016, con la “Foundation Update”. A marzo 2017, con la “Path Finder Update”. Ad agosto 2017, con “The Atlas Rises”. A luglio 2018, con “Next”. Infine, con questo “Beyond”.

Revisionismo storico

Chiarito che il gioco originario, come sempre accade in questo settore, al suo esordio ha diviso in due il pubblico, tra chi lo ha massacrato oltre ogni limite e chi invece lo ha incensato riconoscendogli meriti che non aveva, forse è il caso di analizzare cosa rappresenta questo modello nel mondo dei videogame. Perché vedete, il problema è che i fan della prima ora, oggi, urlano ai quattro venti la maestosità del titolo Hello Games, sbattendola in faccia ai suoi detrattori storici. Che, dal canto loro, sostengono che nemmeno “Beyond” è riuscito a restituirci la visione iniziale che Sean Murray, boss di Hello Games, aveva dipinto fin dalle prime interviste d’anteprima del suo gioco. È sbagliato sostenere quest’ultima posizione: No Man’s Sky, con Beyond, è proprio quel gioco favoloso a cui abbiamo da sempre ambito fin dalle prime voci di corridoio. C’è qualche problema, come per esempio una modalità in realtà virtuale dalle prestazioni mediocri, ma valutando il progetto nel complesso, oggi, non possiamo che applaudire a Hello Games. Il punto, però, è che sbaglia anche chi, adesso, sviolina ai quattro venti cotanta qualità rivendicando la fiducia riposta nel titolo fin dal suo zoppicante esordio. Ecco, questo si chiama revisionismo storico. Che è un po’ come esaltare, giustamente, le prestazioni della Juventus di oggi, e utilizzare gli ultimi anni di grandi successi per giustificare la Calciopoli del 2006.

Tre anni di ritardo

Perché, vedete, la verità è che NO Man’s Sky, alla sua uscita, non solo era un pessimo gioco, ma includeva forse un decimo delle famose, tante, troppe, promesse fatte da Sean Murray prima del lancio. Promesse mantenute oggi, con somma gioia di tutti. Ma dopo tre anni e cinque aggiornamenti. Gratuiti? Certo, ma ci mancherebbe il contrario. Qualcuno afferma che Hello Games, dopotutto, avrebbe potuto lasciar perdere fin da subito e, dopo il flop iniziale, avrebbe potuto abbandonare No Man’s Sky al suo triste destino, anziché supportarlo con tanta forza. Io dico, invece, che da una parte lo sviluppo del gioco, che ha avuto inizio prima del 2012, abbia richiesto talmente tante risorse al piccolo studio britannico da non consentire una chiusura della serranda a cuor leggero. Meglio, piuttosto, capitalizzare il lavoro fatto. D’altra parte, ho il sospetto che il contratto stipulato con Sony abbia posto delle condizioni da soddisfare prima di poter considerare chiuso il discorso. E quel discorso, appena dopo il lancio di No Man’s Sky e le tante lacune mostrate dal titolo, era rimasto ben aperto. Clausole contrattuali annesse.

Un modello da non imitare

Giusto quindi riconoscere a Hello Games il merito di aver continuato a supportare la propria creatura nel corso degli ultimi tre anni, ma guai a idolatrare il team capitanato da Murray. Hanno semplicemente fatto quel che era giusto fare, per giunta fuori tempo massimo. Che poi altre aziende non si comportino allo stesso modo, rilasciando giochi incompleti che rimarranno tali, è un altro discorso e non deve diventare pretesto per considerare Hello Games alla stregua di una onlus. Tanto meno, quello adoperato con No Man’s Sky deve diventare un modello da prendere come esempio: vogliamo titoli il più possibile completi all’uscita, vogliamo titoli da comprare per quel che han da offrire subito, non come atto di fiducia sul futuro. Godiamoci No Man’s Sky per quel che è ora, perché se lo merita, ma non usiamolo per dimostrare che avevamo ragione noi, quando lo comprammo tre anni fa. Perché, allora, fummo semplicemente degli ingenui.

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