Milan Games Week: il meglio e il peggio | Rolling Stone Italia
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Milan Games Week: il meglio e il peggio

Riassunto di tre giorni di Milan Games Week, tra il bello e il brutto, il “wow, che spettacolo" e il “ma anche no”

Milan Games Week: il meglio e il peggio

Non c’è fiera che si rispetti senza code. All’ingresso, agli stand, per acquistare da mangiare, per andare in bagno…

Abbiamo inventato il piaciometro. Ok, sul nome magari possiamo lavorarci e trovare qualcosa di più accattivante (fare peggio non è facile), ma l’importante è che sia qualcosa di utile. Noi crediamo seriamente che lo sia. È una nuova scala che misura il piacere. E no, lo sappiamo cosa state pensando. Non serve solo per i porno. Può essere utilizzata in qualunque momento e situazione. E, per dimostrarne la validità, abbiamo deciso di metterla alla prova alla Milano Games Week. Ci siamo avventurati tra padiglioni e stand, e abbiamo tratto le nostre valutazioni.

Esport Arena

Possono piacere o non piacere. Si può pensare che guardare una persona giocare sia molto noioso, se non addirittura privo di senso. Oppure si può essere dell’opinione diametralmente opposta, e trovare spunti di interesse nell’assistere alle evoluzioni di giocatori che hanno imparato a padroneggiare al meglio tutte le dinamiche di un titolo. In entrambi i casi, è difficile negare come il padiglione dedicato all’eSport sia uno dei fiori all’occhiello dell’edizione 2019 della Milano Games Week. Per un paio di motivi. Il primo è la gestione degli spazi. Enormi maxischermi, vere e proprie “arene” con tanto di spalti per assistere in tutta comodità alle sfide, impianti audio che permettono di sentire in maniera chiara e nitida le parole dei telecronisti. Il secondo è la varietà dell’offerta a disposizione. Uno dopo l’altro si susseguono incontri a giochi di carte, combattimenti all’ultimo sangue in sparatutto in prima persona, emozionanti gare automobilistiche. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ottima anche la risposta del pubblico con semplici curiosi, appassionati pronti a osservare ogni mossa con occhio critico e veri e propri tifosi che sono stati catturati dall’atmosfera.

Piaciometro: 8. “Ah, ma quindi si gioca così? Sono veramente una pippa.”

Le dimensioni dell’area ad essi dedicata e la risposta del pubblico confermano la crescente popolarità degli eSport in Italia.

I giochi in filmato

Ci sono titoli che sono attesi. Anzi, a dire il vero utilizzare il termine attesi è limitativo. Potremmo dire attesissimi. O addirittura attesissimissimi. Sono giochi che tutti gli appassionati vorrebbero poter toccare con mano. Ma non possono. Non possono perché alle fiere non vengono, per mille diverse motivazioni, portate delle demo giocabili. Ma solo dei filmati. Mostrati, per peggiorare il tutto, in salette di piccole dimensioni, con accesso limitato a un numero ridotto di persone. Si tratta di sequenze video che, con tutta probabilità, finiranno su Youtube (se non sono già disponibili) il giorno stesso in cui vengono presentate la prima volta. E che, proprio per questo motivo, possono essere godute nella comodità della propria cameretta senza trascorrere un’ora accalcati in coda. Quindi, diciamo tutti in coro “no” ai filmati a porte chiuse.

Piaciometro: 3. “Scusi, è qui la coda per perdere tempo?”

A prescindere dal gioco, fare la coda per vedere un filmato è un esercizio di rara inutilità.

I giochi in anteprima

Gli appassionati di videogiochi che frequentano le fiere conoscono bene le sensazioni che si provano in questa situazione. Dopo una lunga coda, arrivano finalmente a sedersi nella postazione e possono provare un titolo in anteprima. C’è la curiosità di vedere, un qualcosa di esclusivo. Il tentativo di capire, pur avendo a disposizione pochi minuti, se vale la pena effettuare un pre-order. La voglia di scrivere all’amico “non indovinerai mai a cosa sto giocando in questo momento!”. Il sollievo perché finalmente il vicino di coda noto come “ascella pezzata” è diventato solo un ricordo per le proprie narici. Tutto dura una manciata di minuti. Pochi, troppo pochi. Ma c’è comunque soddisfazione. Ed è questo che ci vuole da una fiera. Ecco perché, tra gli altri, vogliamo un mondo di bene a Final Fantasy VII Remake, Grid, Nioh 2, Luigi’s Mansion 3, DOOM Eternal e Marvel’s Avengers. E a chi li ha portati.

Piaciometro: 7. “Breve ma intenso. Sono morto dopo 12,7 secondi e game over.”

La possibilità di provare un titolo in anteprima è uno dei motivi per visitare una fiera di videogiochi.

I troppi negozi di gadget

La scelta di utilizzare tre (giganteschi) padiglioni per la Games Week 2019 si è scontrata con un parziale disimpegno di alcune software house, che si sono accorpate sotto il segno di “mamma” Sony. Questo vuol dire una cosa. Spazi vuoti. Ampi spazi vuoti. E come riempirli per non rischiare di trovare una situazione desolata (e desolante) alla vista? La risposta è semplice. Negozi. Tanti negozi. Troppi negozi. La quantità di rivenditori di gadget presente in fiera è davvero impressionante. Per non dire eccessiva. Spesso (quasi sempre) uno uguale all’altro. Stand dopo stand si trovano pupazzi, bambole, giochi da tavolo e centinaia di articoli di ogni genere, foggia e dimensione. In alcuni casi la selezione è pregevole e, fatto più importante, in tema. In altri invece sembra la svendita totale dei fondi di magazzino avanzati da qualche fiera di fumetti. E poi ci sono i punti ristorazione. Ma questa è un’altra storia…

Piaciometro: 2. “È prevista la visione di qualche videogioco in questa fiera di videogiochi?”

Sui volti di questi pupazzi è dipinta una tristezza infinita. Forse hanno capito dove sono finiti…

Lo stand Sony

Se dovessimo decretare una vincitrice della fiera, sceglieremmo senza ombra di dubbio Sony. Eccedendo, potremmo arrivare a definirla addirittura una salvatrice. Visto dall’alto lo stand Sony colpisce per la sua estensione. Uno spazio davvero considerevole, che da solo rischia di pareggiare (se non superare) quello utilizzato da tutti gli altri publisher messi insieme. Ma non si tratta solo di una questione di dimensioni. Perché magari le dimensioni contano, ma conta anche come si utilizzano. E, in questo caso, alla quantità è stata affiancata anche la qualità. Tanti giochi diversi da provare, con un numero sufficientemente elevato di postazioni. A cui affiancare una serie di “attività collaterali” decisamente azzeccate. Le code? Inevitabili e a tratti anche piuttosto lunghe. Ma comunque sopportabili. Non è tutto perfetto, e qualche appunto sparso si può anche fare. È però evidente che l’aver portato con sé le produzioni di case quali Koch Media, 2K e Ubisoft ha reso lo stand Sony il punto di partenza (e di arrivo) di molti appassionati.

Piaciometro: 9. “Ok, io mi piazzo qui e ci vediamo a fine giornata.”

Un mini campo da calcetto, un canestro, postazioni di guida, giochi in anteprima… mancava solo che piovessero dolci e ci saremmo trovati nel paese dei sogni.

I giochi vecchi

A volte servono. Per riempire spazi, sono indispensabili. Sono un “male” necessario. Sono i tappabuchi. Non è detto che siano brutti. Anzi, nella maggior parte dei casi vengono scelti con estrema cura, in modo da garantire una qualità elevata. Ma quello sono, e quello restano. Tappabuchi. Sono presenti a tutte le fiere. Anche a quelle di videogiochi. Sono titoli ormai disponibili da tempo, a volte anche due-tre anni. Sono titoli che tutti, e sottolineiamo tutti, hanno visto. Sono titoli che quasi tutti hanno giocato. E che, proprio per questo motivo, sono malvisti. Tra sbadigli e commenti che spaziano dal “ma ancora questo ci fanno vedere?” al “potevano non metterlo e dedicare più spazio ad altro” (conditi spesso con fantasiose volgarità) è una vetrina che glorie del (recente) passato si sarebbero tranquillamente evitate.

Piaciometro: 5. “Come mai è qui e non nello spazio retrogaming?”

Sono ancora titoli splendidi, però in una fiera di videogiochi ci aspettiamo di vedere le ultime novità. Non le penultime, le terzultime e le quartultime.

Le aree “alternative”

All’interno di una manifestazione dedicata al mondo dei videogiochi è un piacere trovare aree che ne celebrano la storia e che ne mostrano il lato più artistico. Lo spazio dedicato al retrogaming permette di intraprendere un vero e proprio viaggio nel tempo, seguendo console dopo console l’evoluzione tecnologica. Un modo per conoscere il passato, o per ricordarlo per chi lo ha vissuto in presa diretta. Perché è bello vedere i “lucciconi” agli occhi dei giocatori più anz… ehm, esperti. Ed è altrettanto bello vedere ragazzini che si illuminano provando titoli che hanno il doppio (triplo?) dei loro anni. Allo stesso modo, le opere che hanno adornato lo stand dedicato all’arte digitale (gestito da Neoludica) mostrano il videogioco sotto un’ottica differente. Una carrellata di tele, stampe e scatti d’autore che consentono di scoprire come tramite l’occhio di alcuni artisti sia possibile trasformare una normale esperienza ludica in qualcosa di differente. In qualcosa di bello non solo da giocare, ma anche da vedere. Un mondo quello dell’arte digitale in continua evoluzione e ricco di numerose sfaccettature, di cui abbiamo già avuto modo di scrivere in diversi articoli (fotografia e museo) e interviste (Emanuele Bresciani, uno dei massimi esponenti in Italia).

Piaciometro: 7. “Storia e arte. Ma è una fiera di videogiochi o una giornata a scuola?”

In fiera si può fare un tuffo nel passato. E scoprire come i videogiochi possono dare vita a diverse espressioni artistiche.

 

 

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