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Ecco il gioco che vi farà dimenticare Civilization

Dalla preistoria ai giorni nostri, una nuova possibilità di creare la nostra civiltà ideale. Ecco perché Humankind fa traballare il dominio di Civilization

Humankind riprenderà gli elementi base degli strategici 4X, proponendo anche importanti variazioni sul tema.

In qualunque campo, per entrare nella leggenda, bisogna affrontare una leggenda. E sconfiggerla. Batterla sul campo. Dimostrarsi superiore. Non è facile, anzi, è un’impresa che riesce a pochi. Ma è un’impresa che, in caso di successo, può portare fama e gloria. È così anche nel mondo dei videogiochi. Ed è quello che vuole fare Humankind, l’ambizioso progetto di Amplitude, team transalpino già autore di Endless Space e di Endless Legend. Il suo avversario? Un nome da far tremare le gambe: Civilization.

La civiltà dei sogni

X, almeno per noi italiani cresciuti al tempo della schedina, è il simbolo utilizzato per il pareggio. XX viene (veniva, prima dell’avvento delle emoticon) usato nella messaggistica per indicare “baci”. XXX è sinonimo di contenuto vietato ai minori. E, aumentando ulteriormente il numero delle X, cosa otteniamo se raggiungiamo il quattro? Semplice, un genere di videogiochi. O meglio, un sottogenere. 4X è infatti la sigla utilizzata per indicare una specifica tipologia di titoli strategici, basati sul concetto di esplorare, espandersi, sfruttare e sterminare (in inglese eXplore, eXpand, eXploit, eXterminate). Si tratta di esperienze di gioco lunghe, impegnative, che richiedono una spiccata capacità di pianificazione che si struttura su più livelli. Per portare la propria civiltà al trionfo non è sufficiente puntare tutto sulla componente bellica. O sullo sviluppo delle strutture. O sui commerci. È necessario un mix che richiede un complesso equilibrio. Una tipologia di giochi che il sopracitato Civilization ha creato e plasmato. E che ora Humankind vuole provare a conquistare, adottando una strada molto interessante. Non una semplice operazione di clonazione, ma un tentativo di prendere alcuni concetti che hanno caratterizzato la saga di Sid Meier e modificarli in maniera sensibile. Una scelta in parte coraggiosa, sicuramente apprezzabile, e da un certo punto di vista anche logica. Che senso avrebbe infatti giocare a una copia, magari solo più curata graficamente, quando si può ancora optare per (l’ottimo) originale?

Ogni epoca offrirà dieci differenti civiltà “base”, da utilizzare come punto di partenza.

La civiltà dei sogni

C’è una parola che balza alla mente dopo aver visto un filmato, o anche solo qualche immagine, di Humankind. Questa parola è melting pot. Come nella realtà, il mondo creato da Amplitude sarà infatti un vero e proprio (gigantesco) calderone, all’interno del quale le culture presenti non saranno suddivise in compartimenti stagni. Anzi, al contrario, saranno a stretto contatto l’una con l’altra, e saranno in grado di avvicinarsi, toccarsi e influenzarsi a vicenda. È evidente la volontà da parte del team di sviluppo di proporre una visione che si basa sulla possibilità di svilupparsi in più direzioni, affiancando alle leggi, alle abitudini, alle scoperte e alle caratteristiche peculiari della propria civiltà tutta una serie di elementi “rubati” da altri popoli. Non importa che si tratti di alleati o di invasori, di popoli confinanti o di viaggiatori. Non cambia nulla se la contaminazione avverrà dopo aver stretto accordi in maniera pacifica oppure dopo una serie di cruente e sanguinose battaglie. Quello che conta è che ogni contatto con un’altra civiltà potrà potenzialmente portare a qualcosa di buono, a qualche cambiamento da integrare nella propria società. Si tratta di un concetto che apra la strada a un’infinità di possibilità, e che è reso ancora più interessante dalla mole di diverse culture a disposizione. All’interno di una campagna che sarà strutturata in sei differenti epoche, sarà infatti possibile scegliere tra una sessantina di diverse civiltà (dieci per ogni era), ognuna delle quali dotata di peculiarità uniche. Fare calcoli è impossibile, ma è facile comprendere come il numero delle variabili in gioco sia elevatissimo. Variabili che, tra l’altro, si ripercuoteranno anche sulla componente estetica. Ogni città di Humankind sarà infatti lo specchio della sua storia, e potrà proporre fianco a fianco costruzioni di vario genere, ispirati a differenti stili architettonici e provenienti da ogni parte del mondo.

– L’evoluzione e la crescita della civiltà passeranno anche dai combattimenti. Non sempre sarà infatti possibile mantenere rapporti di buon vicinato con i popoli confinanti.

Vincere… o entrare nella storia?

In un videogioco strategico, solitamente la vittoria di una civiltà sulle altre è collegata al raggiungimento di specifici obiettivi. Questo porta a dinamiche che soprattutto nelle fasi avanzate, quando i giochi sembrano ormai fatti, tendono a ripetersi e a dilatarsi fino ad arrivare a una conclusione ormai inevitabile. Nella realtà però sappiamo bene tutti che non è così. Non esistono civiltà che vincono in senso assoluto. Come ha dichiarato Romain de Waubert de Genlis (studio head di Amplitude) “you can’t win history, that’s not what happens”. Non si può battere la storia. Ma si può fare in modo di essere ricordati per sempre. Ed è proprio questo, se ve lo state chiedendo, il vero obiettivo di Humankind. Quello di fare qualcosa, o meglio, tante cose, talmente importanti, talmente leggendarie da meritarsi un posto nella storia dell’umanità. Vincere una battaglia fondamentale per la propria sopravvivenza, ad esempio. Oppure edificare una città che prosperi per secoli. La valutazione delle proprie imprese sarà espressa tramite un concetto denominato Fame, rappresentato da stelle. Ventuno per ogni era, con un minimo di sette necessarie per passare all’epoca successiva. Sarà la civiltà che ha accomunato la maggiore fama al termine della partita a trionfare. Il che vuol dire una cosa. A livello teorico, non è detto che arrivare alla fine del gioco con un impero gigantesco sia garanzia di vittoria. Perché potrebbe esserci qualcuno che, nel corso della sua millenaria storia, ha avuto un impatto maggiore. Si tratta di una soluzione che sposta non poco il focus durante la partita, e che andrà studiata con estrema attenzione per riuscire a valutarne tutte le implicazioni.

La conformazione del terreno sarà un elemento da tenere in considerazione sia per la costruzione delle città che per l’attuazione di strategie belliche.

Quest’anno, sì ma quando?

Al netto di tutti i dubbi che possono derivare dalla volontà di proporre qualcosa di diverso in un genere ancorato da anni ad alcuni elementi ben precisi, Humankind ci ha catturato sin da quando sono iniziate a circolare le prime informazioni. Perché dietro al lavoro di Amplitude ci sono concetti e idee nuove. C’è la volontà di osare, di provare a innovare, di evitare il classico “copia&incolla” per mettersi davvero in gioco. La possibilità di plasmare una civiltà unendo tratti provenienti da diverse culture è quanto mai stuzzicante, e non vediamo l’ora di poterla esplorare in ogni suo aspetto. Per dare vita a una società perfetta sotto ogni punto di vista. Oppure, più probabilmente, per causare indicibili danni.

Una volta sviluppate, alcune caratteristiche potranno essere tramandate alle future generazioni, garantendo un bonus perenne.

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