Ci risiamo: Steam si mette a vendere una copia pirata di Battlefield 1942 (e nessuno controlla) | Rolling Stone Italia
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Ci risiamo: Steam si mette a vendere una copia pirata di Battlefield 1942 (e nessuno controlla)

Dietro al gioco ‘Tank Battlegrounds’ si nasconde in realtà una versione piratata del celebre FPS di Electronic Arts, ma Valve non ha ancora preso provvedimenti

Ci risiamo: Steam si mette a vendere una copia pirata di Battlefield 1942 (e nessuno controlla)

Basterebbe davvero un controllo veloce per rendersi conto che il gioco è un clone di Battlefield.

Tank Battlegrounds è uno shooter in prima persona ambientato durante la seconda guerra mondiale, così si legge nelle informazioni del gioco sulla sua pagina Steam. Ma dietro il nome fuorviante si nasconde un vero e proprio rip-off (ossia una versione copiata di sana pianta) di Battlefield 1942, lo sparatutto di DICE pubblicato da Electronic Arts nel 2002. “Si nasconde” in realtà è un eufemismo, perché basta guardare le immagini e il trailer di presentazione per accorgersi che si tratta di materiale estrapolato direttamente da Battlefield e che l’autore non si è preso nemmeno la briga di tentare di camuffare. La pagina dello store è talmente raffazzonata che, in un passaggio della descrizione, il gioco viene addirittura chiamato per sbaglio Battlefiel 1942!

Tank Battlegrounds è ‘sviluppato’ da uno studio cinese, e ha fatto capolino su Steam tre giorni fa con una data di uscita prevista per domani, 30 maggio. Nonostante la breve finestra temporale, è incredibile che Valve non si sia ancora attivata per rimuoverlo dal suo store.

Su Steam vengono pubblicati circa 25 giochi al giorno, una cifra notevole, ma ancora in qualche modo gestibile.

Questa vicenda riaccende le polemiche sul controllo inesistente da parte dell’azienda sui giochi che vengono pubblicati. Risale solo a qualche settimana fa infatti la vicenda legata a “Rape Day”, un orribile simulatore di stupro che era possibile mettere tra i giochi seguiti in attesa dell’uscita, e che è stato ritirato dallo Store solo dopo che lo sviluppatore aveva ottenuto una notevole pubblicità dallo stesso. Questo tipo di prodotti, che ci si aspetterebbe di trovare in siti illegali o nella parte più oscura dell’internet, riescono invece a guadagnarsi una fetta di popolarità sul più importante negozio digitale di videogiochi per PC del mondo. Tutto questo per via della politica sostanzialmente menefreghista di Valve, che dal 2017 permette a chiunque di pubblicare la propria opera a fronte di un esborso di soli 100 dollari. Quanti altri casi dovremo vedere come questo prima che l’azienda si decida a reintrodurre una qualche forma di controllo?

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