A Michael Jackson piacevano i videogame | Rolling Stone Italia
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A Michael Jackson piacevano i videogame

Negli anni '90 il Re del pop era un ospite fisso negli uffici giapponesi e americani di Sega

A Michael Jackson piacevano i videogame

Michael Jackson negli uffici di Sega in Giappone negli anni ’90. Fonte: Den Famicom Gamer.

Il 25 giugno di quest’anno ha segnato il decimo anniversario della morte di Michael Jackson. Tra le varie commemorazioni (e le immancabili polemiche) che hanno accompagnato la ricorrenza, una in particolare ha colpito i nostri cuori arcade.
In una lunga e interessante intervista con il magazine giapponese Den Famicom Gamer di cui vi riportiamo gli stralci più interessanti, gli sviluppatori di Sega all’epoca al lavoro su Michael Jackson’s Moonwalker e Space Channel 5 hanno ricordato cosa abbia significato per loro lavorare con l’indimenticabile Re del pop.

Partiamo da Roppyaku Tsurumi, l’allora capo del progetto di Moonwalker, che ricorda come in occasione dei suoi viaggi in Giappone Jackson non mancasse mai due appuntamenti fondamentali: una puntata al Tokyo Disneyland, che per l’occasione affittava interamente solo per sé, e una visita di mezza giornata presso la sede principale di Sega nella capitale, situata vicino la stazione di Ōtorii.
All’epoca gli impiegati dell’azienda potevano incrociarlo mentre passeggiava per gli uffici sbirciando le ultime novità sui giochi in sviluppo, dispensando consigli utili per migliorarli secondo il punto di vista di un professionista dell’intrattenimento quale era. Tutto questo però senza mai porsi in maniera arrogante o invadente, assicura Tsurumi: Jackson parlava come artista, mentre dei discorsi d’affari si occupava principalmente il rappresentante di allora di Sega of America. In generale, Tsurumi racconta come le diverse persone che ebbero modo di lavorare con Michael in Sega avessero tutte un’impressione di lui meravigliosa.
Per quanto riguarda la sua esperienza personale, il designer giapponese ricorda di averci parlato in privato solamente due volte, ma di essere sempre rimasto colpito dalla cortesia e dall’umiltà del personaggio, decisamente in contrasto con l’idea che chiunque si farebbe di un uomo che già allora veniva acclamato come la più grande popstar vivente.

Michael Jackson’s Moonwalker è uscito nel 1990 per Sega Mega Drive e Sega Master System ed è ispirato all’omonimo film.

L’intero sviluppo di Moonwalker, racconta poi Tsurumi, fu seguito e approvato da Jackson in persona passo dopo passo, rompendo la prassi usuale che vuole i concessori delle licenze impegnati a fornire solo delle sommarie linee guida per i progetti. Dal momento però che in quegli anni in Giappone ancora non si usavano le e-mail, le comunicazioni e la condivisione dei materiali del gioco avveniva tramite fax che Tsurumi si ritrovava costretto a inviare, o a far inviare, recandosi in un altro edifico del quartier generale di Sega, quello della divisione per il servizio clienti internazionali, poiché nel suo ufficio non disponeva di una macchina adatta. Confessa inoltre che il suo inglese dell’epoca era fermo ai livelli del liceo, per questo motivo il processo di pianificazione del gioco andò avanti per tentativi per diverso tempo.
In un altro aneddoto divertente, racconta che ogni fax proveniente dall’America esordiva con la frase “Mr. Jackson says…” e che leggendola per la prima volta provò un grande imbarazzo: “Noi ci sentivamo liberi di chiamarlo ‘Michael’, ma nel fax era il ‘Signor Jackson’. Trattandosi di un documento di lavoro, i toni erano totalmente diversi. Fu una sorta di shock, ancora me lo ricordo bene”.

Per quanto riguarda le modifiche apportate da Jackson al progetto, le più importanti riguardano la decisione che nel gioco non dovesse essere ucciso nessuno all’infuori del boss finale, cani compresi. Per chi ancora lo ricorda, i nemici vengono infatti “spazzati via e purificati”, e i colpi non si chiamano “proiettili” ma “aure”. Il team di sviluppo dell’epoca chiese inoltre al cantante di registrare delle brevi clip contenenti le esclamazioni utilizzate dal suo personaggio, e rimasero tutti piuttosto sorpresi quando Michael inviò loro quasi un’ora di registrazioni, che purtroppo oggi sono andate perdute.

La seconda parte dell’intervista riguarda invece i ricordi di Tetsuya Mizuguchi, che ai tempi si occupava dello sviluppo di Space Channel 5. Mizuguchi racconta che all’epoca i rapporti tra Michael e i dirigenti di Sega erano davvero molto stretti, al punto che alcuni di loro facevano di tanto in tanto visita al cantante nella sua tenuta di Neverland. In una di queste occasioni, qualcuno mostrò a Jackson una demo di Space Channel 5, che si trovava nella fase finale dello sviluppo. La popstar ne fu talmente colpita che chiese subito di essere inserita nel progetto. Fu così che a Mizuguchi arrivò la comunicazione di una telefonata in arrivo dall’America “da parte di Michael”. Lui, che non aveva mai avuto occasione prima d’ora di parlare con Jackson, ricorda ancora che rispose: “Michael chi?”.
Rivela inoltre che, nonostante fosse onorato dell’interesse ricevuto, mancava solo un mese alla chiusura del gioco ed era impossibile rimetterci mano. Tuttavia, un seguito (Space Channel 5: Part 2) era già in programma, e Mizuguchi propose così a Micheal di accontentarsi di un semplice cameo nel primo gioco, mentre avrebbe ricevuto un ruolo più importante nella seconda parte, dove appare difatti al fianco della protagonista Ulala.
Jackson accolse la controproposta con piacere, e ancora oggi è difficile dimenticare la sua comparsa a sorpresa in Space Channel 5, dove appare in mezzo a un gruppo di personaggi anonimi che i Moroliani prendono in ostaggio per costringerli a ballare.

Mentre nel primo Space Channel 5 Jackson appare brevemente una sola volta, nel secondo ha un ruolo ben definito.

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