Esistono: nel mondo dei feticisti dei tamponi per il coronavirus | Rolling Stone Italia
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Esistono: nel mondo dei feticisti dei tamponi per il coronavirus

"Dopo averne fatti una decina cominci a diventare dipendente", dicono. "L'ultima volta che ho fatto il tampone mi sono quasi incazzata perché sono stati troppo delicati"

Esistono: nel mondo dei feticisti dei tamponi per il coronavirus

Lisa Maree Williams/Getty Images

Mentre ci avviciniamo alla fine dell’anno e al momento in cui il vaccino per il Covid-19 comincerà a essere disponibile, è il momento di pensare a quali cose diventate normali durante la pandemia del 2020 rimarranno con noi e quali verranno relegate ai libri di storia. I divisori di plexiglass, le mascherine, i pranzi all’aperto con temperature sottozero. E anche il termine “nussy” e la sottocultura ad esso correlata, la cui ascesa è stata rapida quanto sarà rapido il suo imminente declino. 

Il termine – una fusione tra “nose” (“naso”)  e “pussy” (“vagina”), che rimanda a “bussy”, un termine usato nel mondo LGBT per riferirsi all’ano – è nato prima della pandemia. La primissima occorrenza è uno shitpost su Twitter del 2018: “invece di dire ‘infilarsi le dita del naso’, perché non dire ‘masturbarsi la nussy'”. Ma a parte questo, la “nussy” ha ricevuto ben poca attenzione – fino al 2020 e all’ascesa del tampone nasale per il Covid-19. Mentre milioni di persone condividevano la nuova esperienza di farsi penetrare le narici, è nato un meme – per esprimere sia fastidio ma anche, inaspettatamente, piacere. Ed è di questo che stiamo parlando. 

Per la maggior parte delle persone, farsi infilare un tampone nel naso non è un’esperienza piacevole: il tecnico di laboratorio che ti guarda negli occhi, che ti penetra il naso, lo strano senso di intimità di tutto ciò. Per altre persone, invece, il tampone nasale è una fonte di eccitazione sessuale – come ho scoperto quest’estate dal mio amico Dan, che mi ha detto che più tamponi si faceva fare più non vedeva l’ora di farsene fare altri. “Dopo averne fatti una decina cominci a diventare dipendente”, mi ha detto, “come se avessi un prurito in gola che solo un tampone più grattare”.

All’inizio, ero scettica. Mi ero sottopost a un tampone e mi ero sentita come se fossi stata torturata in un modo strano. Poi ho parlato con Gabe Bergado, 27 anni, che mi ha detto che sì, anche a lui piace farsi fare il tampone. “È come quando mangi piccante e ti ripulisce i seni nasali”, mi ha detto. Abby Tannenbaum ha invece paragonato l’esperienza a bere una bibita gassata troppo in fretta. “L’ultima volta che ho fatto il tampone mi sono quasi incazzata perché sono stati troppo delicati”, mi ha detto. Nessuna di queste persone, va detto, ha mai provato un vero e proprio piacere sessuale dal tampone nasofaringeo, ma tutti hanno detto di provare una strana sensazione di piacere, di soddisfazione, quando fanno il tampone.

E forse non sono i soli, se è vero che esiste su YouTube un sottogenere di video ASMR dedicato solo ai tamponi nasali per il Covid, in cui giovani donne (e ogni tanto anche giovani uomini) parlano con voce suadente, guardando lo spettatore negli occhi, mentre fingono di fargli un tempone. Il video più popolare di questo genere, creato dal canale ASMR Darling, ha più di un milione di visualizzazioni. Considerando il fatto che i video ASMR sono usati per rilassarsi o per simulare qualche forma di contatto umano tra creatore e spettatore, dev’esserci là fuori un numero non insignificante di persone per le quali l’esperienza di farsi fare un tempone è tranquillizzante, riduce l’ansia, fa provare un senso di intimità se non proprio di piacere. 

Ma forse, più di ogni altra cosa, è appunto l’intimità del tampone nasale – il contatto visivo con l’infermiera o il tecnico di laboratorio, la delicatezza con cui te lo infilano nel naso. Nell’anno in cui molti di noi sono stati privati di regolari contatti umani, anche un tampone di 10 secondi ha un valore in questo senso. Ho un amico che di recente si è rotto un braccio e mi ha detto che quest’anno è stato così tanto da solo che i momenti che ha passato in ospedale a parlare con medici e infermieri sono stati tra i migliori del suo anno. O forse è un proprio fetish, per cui c’è una parola: “nussy”.

Questo articolo è apparso originariamente su Rolling Stone US