E se gli psichedelici migliorassero anche la nostra vita sessuale? | Rolling Stone Italia
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E se gli psichedelici migliorassero anche la nostra vita sessuale?

Due nuovi studi dell’Imperial College confermano questa possibilità. Si parla di benefici fino a sei mesi legati all’eccitazione, alla comunicazione con il partner, alla percezione dell’immagine di sé

E se gli psichedelici migliorassero anche la nostra vita sessuale?

Foto: Ian Dooley

Nel rinascimento psichedelico che stiamo vivendo in questi anni le buone notizie che giungono dai rinnovati studi sugli psichedelici – e in particolare quelli sulla psilocibina – continuano ad arrivare con una certa regolarità facendoci ben sperare sui prossimi futuri sviluppi dell’utilizzo degli psichedelici per la cura psico-fisica della persona.

Abbiamo raggiunto Tommaso Barba, che già avevamo in precedenza intervistato per farci dare un quadro generale sui progressi legati alla psilocibina, questa volta per un nuovo studio dell’Imperial Collage di Londra, dove Tommaso è PhD Candidate, sulla relazione tra psichedelici e vita sessuale. Un doppio studio, per essere più precisi, in cui due gruppi di persone hanno risposto ad una serie di domande contenute in un questionario.

Il primo è uno studio concettuale per osservare come le esperienze psichedeliche possano impattare la vita sessuale di chi ne fa utilizzo. Un campione di 261 persone che hanno fatto un utilizzo naturalistico degli psichedelici (cerimonie con l’ayahuasca, o assunzione di LSD, psilocibina, DMT) ha aderito a questa ricerca online rispondendo allo stesso questionario in tre differenti momenti: prima dell’utilizzo e poi a 4 settimane e a 6 mesi dall’esperienza. I risultati parlano di miglioramenti nella capacita di provare piacere durante il sesso, della comunicazione e della soddisfazione sessuale tra i partner ed un incremento nella percezione positiva della propria immagine fisica delle persone e un aumento dell’apertura a provare nuove esperienze dal punto di vista sessuale.

Ma da dove derivano questi effetti? Gli psichedelici, come dimostrato da molteplici studi correlati, potrebbero incrementare la mindfulness, che è la capacità di essere pienamente presenti e consapevoli del momento attuale, senza giudizio. Questo stato di consapevolezza può persistere fino a tre mesi dopo l’esperienza psichedelica (questo riferimento esclude il microdosing). Altre ricerche hanno evidenziato che terapie basate sulla mindfulness e meditazione sono in grado di migliorare la funzione sessuale, incoraggiando le persone a lasciarsi andare al momento presente e a connettersi con il proprio corpo. Connettere questi ambiti di studio suggerisce che le esperienze psichedeliche possano potenziare la mindfulness e che tale incremento possa riflettersi positivamente sulla funzione sessuale.

Alla luce di questi risultati preliminari promettenti, è stato avviato un secondo studio in un contesto controllato, incentrato sulla terapia della depressione con psilocibina. Il medesimo questionario è stato somministrato a 59 soggetti, di cui 30 trattati con psilocibina e 29 con Escitalopram, un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (un antidepressivo commercializzato come Lexapro). Sebbene i due trattamenti abbiano ridotto i sintomi negativi della depressione, come la tristezza, in maniera comparabile, la psilocibina ha dimostrato effetti superiori nel migliorare il benessere complessivo dei pazienti, inclusa la sfera sessuale. I pazienti che hanno ricevuto Escitalopram hanno riportato una diminuzione della funzione sessuale, confermando le evidenze di altri studi sugli effetti collaterali significativi degli antidepressivi in questo ambito. Al contrario, i soggetti trattati con psilocibina hanno evidenziato miglioramenti nell’arousal, nell’interesse, e nella soddisfazione sessuale, consolidando i ritrovamenti del primo studio.

In aggiunta, i partecipanti trattati con psilocibina nei due studi hanno riferito di percepire il sesso come un’esperienza spiritualmente più significativa rispetto al passato. Tommaso Barba spiega così questo fenomeno: «Viviamo in una società in cui siamo molto disconnessi dalle nostre emozioni e dai nostri corpi. Predomina una cultura del “fast food” del sesso, dove l’atto sessuale è frequentemente vissuto in un contesto quasi meccanico piuttosto che umano. Il sesso è spesso considerato un incontro tra corpi senza significato, anziché una connessione tra due esseri umani, ciascuno portatore di storie e vulnerabilità proprie. A nostro avviso, l’idea di percepire il sesso come qualcosa di più spirituale è legata all’aumento della connessione che le persone avvertono soggettivamente sia con il proprio corpo che con i partner. Quindi magari il sesso diventa un qualcosa di più personalmente significativo».

Un’altra evidenza che è apparsa, e che smantella il racconto degli psichedelici come sostanze ipersessualizzanti, è che con l’assunzione non cambia l’importanza che il sesso assume nella vita del paziente. È quindi errato sostenere che la psilocibina rende le persone ipersessuali o iperfocalizzate sul sesso come spesso la stampa, o la disinformazione voluta contro queste molecole, ha sempre voluto raccontare.

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