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Brian Eno e Mimmo Paladino, insieme per dare vita ai ‘Dormienti’

Oltre vent'anni fa il musicista e l’artista si sono incontrati a Londra, dove hanno deciso di mettere insieme musica e scultura. Ecco la storia della loro installazione, che si può visitare a Poggibonsi

Ela Bialkowska - Courtesy Associazione Arte Continua, San Gimignano

Riposano in posizione fetale, come stremati dopo aver ballato, cullati da loop ipnotici di musica elettronica. No, non parlo di clubber appena usciti dal Berghain (beati loro), ma dei Dormienti.

Sono sculture in terracotta, accasciate sul terreno. Dormono, così ci dice il titolo, o forse sono morte. Non si sa. L’interpretazione è personale, perché si tratta di una installazione artistica di Mimmo Paladino, artista campano famoso nel mondo, che vede la collaborazione eccezionale di Brian Eno. Le figure adagiate per terra fanno pensare ai calchi ritrovati a Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio, ma sono state concepite in reazione a una riflessione sui ripari aerei della Seconda guerra mondiale.

L’opera ha una storia lunghissima. Questi giganti in terracotta, accompagnati da sei coccodrilli, sono nati nel 1998 a Poggibonsi, in una fontana pubblica del Duecento, grazie a un invito all’artista dell’Associazione Arte Continua. Riposavano in silenzio. Più di vent’anni fa però Mimmo Paladino ha incontrato Brian Eno e nei sotterranei della Roundhouse di Londra, luogo iconico per tutti gli appassionati di musica, il sonno dei dormienti ha iniziato ad essere accompagnato da un loop soffuso di tre note di pianoforte disturbato da suoni ambientali e voci umane, una scultura sonora che si è aggiunta a quelle in terracotta: l’opera di Eno.

In un’intervista registrata proprio in occasione della mostra alla Roundhouse, Brian Eno racconta del suo incontro con Mimmo Paladino: «Sono stato un fan del lavoro di Paladino per molti anni, ho visto i suoi quadri per la prima volta a metà degli anni ’70. (…) Mi è piaciuto molto Paladino, è una persona molto calda, non me lo aspettavo. Guardando il suo lavoro non riesci a immaginare che tipo di persona è; è una persona affascinante».

E proprio per commentare la composizione delle musiche invece racconta: «Il pezzo si intitola I Dormienti ma è molto facile far sembrare che le sculture siano persone morte, il che penso faccia smarrire metà del significato dell’opera; mi piace l’idea dei sognatori, un sognatore non è così scuro e fosco. Stavo pensando di fare qualcosa che rendesse tutto più ottimista, basato più sull’immaginazione che sulla morte. Volevo rendere viva la sensazione che queste persone potessero essere morte oppure, allo stesso modo, che potessero stare soltanto in un altro stato, come dormendo o sognando. Mi piaceva il pensiero che fossero ancora vive ma statiche».

Eno si dedica alla composizione di un pezzo che dura quasi 40 minuti. Un suono che si ripete, un loop di tre note di pianoforte, a cui si aggiungono suoni ambientali e voci umane che ripetono ossessivamente due fonemi: “ing” e “of” . Non basta: divide le tracce e le registra su dieci lettori CD in sequenze variabili, da tre a venti tracce per ogni CD. Al calcolo matematico Eno fa seguire l’intervento del caso: grazie alla funzione random-shuffle dei lettori CD, lascia che le tracce si susseguano in maniera casuale, in modo da riempire lo spazio ogni volta in modo diverso, aleatoriamente.

«Decisi fin dall’inizio che volevo usare voci per ottenere questa sensazione di vita. Ma solo piccole tracce di voce infatti quello che ho inserito è solo una piccola sillaba della voce di qualcuno, nemmeno una parola ma mezza parola. (…). Volevo cercare soltanto l’idea di un po’ di umanità lì dentro. La musica è piuttosto contrastante, ha un continuo lento arpeggio sotto che dà un’andatura, un impulso che è piuttosto insolito per questo tipo di musica. Non lo faccio solitamente, di solito lascio la musica andare libera».

A Poggibonsi da settembre grazie all’intervento di Arte Continua è possibile visitare l’installazione di Mimmo Paladino con il contributo musicale di Brian Eno. L’opera fa parte di un percorso più ampio frutto del progetto Arte all’Arte che ha compiuto ormai 25 anni e che vede, tra le altre, opere permanenti di Sol LeWitt, Kiki Smith, Cai Guo-Qiang, Antony Gormley.

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