Di cosa parliamo quando parliamo di “Adorazione” | Rolling Stone Italia
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Di cosa parliamo quando parliamo di “Adorazione”

Al centro di "Adorazione", romanzo d'esordio di Alice Urciuolo nominato nella dozzina del Premio Strega, c'è un caso di femminicidio. "Mi sento in tutto e per tutto femminista. Non c’è la possibilità di un’altra definizione", ci ha detto l'autrice

Di cosa parliamo quando parliamo di “Adorazione”

“Questo sentimento pone domande che dobbiamo considerare per crescere”. Alice Urciuolo, sceneggiatrice e scrittrice, spiega così l’esigenza che ha fatto nascere Adorazione, edito da 66thand2nd, il suo primo romanzo nominato nella dozzina del Premio Strega 2021. Nel racconto si intrecciano le vite di un gruppo di adolescenti che si confrontano con la vita e il dolore della perdita. Il femminicidio di Elena sconvolge le loro vite, l’adorazione accende i loro desideri, che oscillano tra attrazione e violenza.  Il romanzo pone un concetto inafferrabile e travolgente al centro delle relazioni umane, che ha conseguenze inspiegabili, assurde, talvolta distruttive, come avviene per i femminicidi.

Il racconto si apre con un’immagine evocativa. Uno spogliatoio, e i pensieri di un’adolescente che non riesce ancora a trovarsi. Come hai costruito questo racconto e i suoi personaggi?
Quando ho iniziato a scrivere il romanzo non avevo un’idea precisa. Erano nate alcune suggestioni e un personaggio, quello di Diana. L’attenzione si è spostata dai suoi pensieri fino alla sua migliore amica Vera, poi sono nati Giorgio, Vanessa, Cristian. Non avevo bisogno di scrivere un romanzo intimista che parlasse solo di un personaggio ma di allargare la riflessione sul tema a una casistica più grande. Avevo urgenza di parlare delle dinamiche di potere tra gli uomini e le donne e quindi la mia scrittura è andata naturalmente lì. Quando poi ho scoperto che tutte le relazioni erano declinazioni dello stesso concetto è arrivato anche il titolo. 

Perché proprio Adorazione?
“Adorazione” era un parola che mi interessava per la sua ambiguità. Dapprima evoca cose positive come la cura, l’amore  e la dedizione. Ma è come se l’eccesso di tutto ciò si trasformi in ossessione e volontà di possesso e controllo. Alla fine Adorazione finisce per costruire una gabbia attorno alla persona che ne è oggetto. C’è un’accezione anche religiosa del termine, trovo molto interessante il dislivello a cui rimanda. Venerare qualcuno che è superiore a te e riconoscere la tua inferiorità: queste due posizioni sono presenti in tutte le relazioni di cui parlo nel romanzo. Non solo in quelle sentimentali. 

Esiste un’adorazione benefica?
Penso di no. Credo che l’adorazione sia l’opposto dell’amore nonostante questa parola abbia per noi un’accezione culturalmente positiva. La maggior parte dei personaggi nel romanzo va alla ricerca dell’amore ma non sa come è fatto. Penso che l’adorazione è di base un sentimento pericoloso ma come in tutte le cose da uno a 100 quanto? Dipende dall’intensità.

Il fatto che scatena qualcosa in tutti i protagonisti, come un effetto domino, è il femminicidio di Elena. Ho rivisto tanti fatti di cronaca, l’ultimo quello di Vanessa Zappalà. Spesso ci chiediamo “cosa non ha funzionato”, dal punto di vista giuridico, della protezione legale. Ma ci si può davvero proteggere contro la violenza? Elena poteva salvarsi?
Penso di sì, ma il punto è che si possono salvare tutte le donne che vengono uccise o subiscono violenze con un’educazione sentimentale diversa. Elena nel romanzo è stata uccisa da Enrico, ma ciò che ha prodotto quel gesto non è da rintracciarsi in Enrico in sé, anzi. Il percorso che fanno i personaggi è capire che la morte di Elena parla di loro, anche se non hanno “le mani macchiate di sangue”. Tante cose che hanno fatto nella loro vita poggiano le radici nello stesso sostrato culturale nel gesto che Enrico.

Adorazione è un libro che parla anche di violenza, di sesso “sbagliato”. I personaggi maschili sembrano assenti, disorientati e privi di quel magnetismo che invece contraddistingue le ragazze. Ti senti femminista in questa narrazione? 
Mi sento in tutto e per tutto femminista. Non c’è la possibilità di un’altra definizione. Mi definisco femminista non solo come scrittrice ma anche come persona, nella vita. 

“Sabaudia era ostile”, scrivi parlando della provincia. Lo vediamo con la svolta di Vanessa, l’irruzione di persone esterne alla sua bolla provoca un grande cambiamento. 
Io sono nata a Priverno, in provincia di Latina. Ho fatto il liceo a Latina, andavo al mare a Sabaudia. Quando vivi in provincia casa tua diventa tutto il territorio limitrofo. La provincia non è una cosa e basta, è sicuramente ostile ma è anche una culla, nel senso buono del termine. È il posto che permette a Diana e Vera di avere un’amicizia così intima. La provincia è sia ostile ma comunque qualcosa che ha dato ai personaggi quello che di buono c’è nelle loro vite.

Le persone che si amano davvero non stanno mai insieme, come Walter e Diletta nel romanzo. Come la pensi? E soprattutto, perché? 
Su un sentimento come quello tra Walter e Diletta, mi chiedo: se davvero queste persone si mettessero insieme, che risultato verrebbe fuori? Quanto un sentimento che resta idealizzato, poi è diverso da quello che risulterebbe se le due persone si mettessero insieme? Anche in quel caso c’è un dislivello: Walter è chiaramente in adorazione di Diletta, che è meno coinvolta anche se lo era da giovane. Nella vita questa è una risposta che non possiamo avere. Non saprei se questi amori porterebbero a qualcosa di buono.

Cosa c’è di autobiografico nel libro?
Io dico spesso che Adorazione non è un romanzo autobiografico in sé.  È sicuramente un’autobiografia emotiva, sentimentale. Questo sentimento era così urgente da scrivere e analizzare perché era qualcosa su cui mi sono lungamente interrogata. Lo conosco e avevo bisogno di parlarne. Questo sentimento pone domande che dobbiamo considerare per crescere.

Ho immaginato di vedere crescere questi personaggi. Ci sarà un seguito?
Non farò Adorazione 2, questo lo sapevo già dall’inizio. Avrebbe potuto essere una saga e non mi interessava come scrittrice lavorare con questi personaggi. Il finale è aperto perché mi sembrava inverosimile mettere un punto alle vite di questi personaggi. Io racconto l’estate che è un po’ il periodo in cui si schiude il guscio per loro. Io volevo raccontare quel momento, e non potevo mettervi fine. Mi piace che Adorazione rimanga un libro a sé, e che i lettori possano chiedersi che cosa potrebbe succedere a questi personaggi.

Perché hai scelto di citare la poesia di Tracy K. Smith?
“Arrivare a quello che voglio sarà un cammino lento, per lo più fatto di fumo”. Quando ho letto quella poesia ho pensato che parlasse dei personaggi di Adorazione. La strada che tutti loro imboccano è difficile:  decostruire codici comportamentali imposti alla nascita, cercare di trovare la propria voce in tutto quello che hai finto di essere. È un cammino che richiede tutta la vita.