A Toronto c’è un ristorante dove l’eros ha il sapore del mare. Fish n Tits, letteralmente, è una delle descrizioni nella foto del ristorante Joso’s, che dalla Dalmazia porta a Toronto i sapori del Mediterraneo, in una delle location considerate più sensuali e chic della città.

Foto: Instagram
Prima che Drake lo trasformasse in un’icona pop scattandovi la copertina dell’album Take Care (era il 2011), Joso era già leggenda. Nato da padre pescatore di Dugi Otok, e di una terra di pietra e mare, da Zara arrivò a Toronto con una chitarra e un sogno. A metà anni Sessanta Toronto è una città vibrante ma giovane, Joso inizia a cantare e suonare in un piccolo caffè bohémien a Yorkville, lì conosce la sua compare musicista Malka, cantante israeliana. E insieme diventano famosi in Canada, descritti come “i Sonny & Cher” canadesi portano musica folk in giro per festival e palchi.

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Le loro vite si separano, mentre Malka procede con una carriera da solista, Joso trova un caffè in affitto al 71 di Yorkville Avenue. La piccola caffetteria diventa il Joso’s Café, cuore pulsante della cultura bohémien degli anni Settanta. Joso si esibiva per i suoi clienti, così come artisti internazionali in visita come José Greco, Liberace, Nana Mouskouri, Harry Belafonte, Gordon Lightfoot, Anne Murray, Jose Feliciano, Joni Mitchell e molti altri. Ma non era possibile vendere alcolici, così Angiolina, moglie di Joso, la cui cucina era apprezzata da tutti gli amici e clienti, decide di iniziare una ricerca della materia prima. A Toronto in quegli anni non è difficile trovare pesce fresco grazie ai pescivendoli italiani e portoghesi, due grandi ondate di immigrati molto forti in Canada. Così Angiolina decide di servire il mare nel piatto per risvegliare la città. Il grande successo riscosso dai suoi piatti di pesce preparati in modo eccellente spinse Joso, Angiolina e i loro due figli ad aprire un locale un isolato più a nord di Yorkville, in una casa vittoriana di due piani e mezzo allora fatiscente al 202 di Davenport Road.

I fondatori di Joso’s. Foto: Instagram
Joso’s ha portato il mare e le coste frastagliate della Dalmazia dove non c’era traccia, ma non è solo una questione di luogo. C’entra anche il tempo. Joso è stato un giocatore d’anticipo culinario del suo tempo, quando a Toronto il calamaro sembrava un alieno. Fu così che, in poche parole, nacque la prima ondata di seafood… erotico canadese.
Il menu, praticamente intonso dai Seventies a oggi, punta molto sul pesce fresco e sui frutti di mare, ovvero sul cuore della cucina costiera dalmata. I piatti principali sono pesce freschissimo, cotti semplicemente e conditi con olio d’oliva, aglio, limone. Come i calamari, le sardine e il polpo grigliato. Molte portate sono influenzate anche dalla cucina italiana, o da ingredienti eccellenti del Canada come la trota dell’Ontario. Ma il piatto più fotografato è la frittura, Kornati Calamari, che dopo aver selezionato con cura i più simili a quelli che gustava Joso nella sua infanzia, sono grigliati, tagliati, infarinati e fritti.

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Le tecniche della cucina sono quelle tradizionali per i frutti di mare in Dalmazia: buzara (sugo a base di aglio, olio d’oliva, vino bianco e prezzemolo, a volte arricchito con pomodoro) e jadera. Mentre i contorni tipici, la blitva (bietola al vapore) e l’insalata di patate arricchiscono e rinfrescano il palato. Il menu di Joso’s è quell’invincibile estate di Camus, è un film mediterraneo dentro un inverno canadese. I primi piatti, spaghettini e risotti, si aggirano su diversi sughi, dai frutti di mare, allo scoglio, al polpo e pomodoro, marinara o con nero di seppia. Ma non esiste un primo o un secondo, qui si assapora e si condivide abbracciando un mix di influenze croate e italiane con preparazioni semplici e fresche. E per ultimo, iI dessert, oltre al classico tiramisù italiano, trova il culmine con il kifli: biscotto croissant con noci e le palačinke, crepes dei balcani con marmellata di albicocche (o altre farciture).

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Ma aspettate: perché parlavamo di eros? Perché per “nutrire occhi, orecchie e stomaco”, Joso’s fa anche da galleria d’arte. Le pareti grondano seni, curve e onde. Tutto, anche stavolta, è opera di Joso: pittore, scultore, fotografo, e chi più ne ha… Le sue opere si ispirano al movimento barocco dalmata. La passione per la fotografia la coltiva dai 13 anni. Al centro, il corpo femminile: erotico, indomabile e misterioso. Gli ricordano la madre, scrive nel suo sito. La femminilità e il rapporto simbolico con la natura. Un massimalismo che si racchiude in un motto: più curve, più passione, più vino, più mare.

Joso. Foto: Instagram

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Perciò, anche se Angiolina e Joso non ci sono più, oggi la loro eredità è in ottime mani. Joso’s è gestito dal figlio Leo e dalla moglie, Shirley: un chitarrista flamenco e una padrona di casa che tiene insieme arte, famiglia e pesce fresco. Joso e Leo non si sono fatti mancare niente, pubblicando anche un album congiunto di musica folk, una playlist da ascoltare come colonna sonora di questa saga famigliare. Mentre in cucina, la terza generazione, Marko, difende le ricette originali dei nonni come reliquie sacre.
Il risultato? Toronto non ha mai smesso di avere fame di Dalmazia. Tra un nudo e un piatto di calamari, Joso’s è scelto da celebrità internazionali da quasi cinquant’anni. In un’intervista Shirley, nuora di Joso, sottolinea che «Spike Lee, Harrison Ford e Danny DeVito hanno tutti gustato pesce alla griglia e polpo in tutta tranquillità. Ecco perché Toronto è una città straordinaria, perché quando vedono qualcuno di famoso non gli stanno addosso».

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Dai tempi di Belafonte fino a Drake, tutti sono passati da qui e il muro del locale con le fotografie dei VIP mostra volti notissimi. E il rapper non è stato l’unico a rendere Joso’s “da copertina”: l’opulenza barocca del ristorante è sfondo anche di altre cover, come quella che Sharp Magazine ha dedicato a Barry Keoghan.
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Forse il segreto della longevità di Joso’s è che nessuno è mai venuto qui solo per mangiare. Si viene per ricordarsi che il mare è un desiderio, e che l’appetito, per il cibo, per l’arte, per la vita, non passa mai. E magari, ma giusto proprio alla fine, anche per farsi un po’ vedere.













