Cercasi icona pop femminista disperatamente | Rolling Stone Italia
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Cercasi icona pop femminista disperatamente

Per combattere gli incel e quelli che si fanno le foto con La Russa, abbiamo bisogno di una nuova diva. Magari con l'armadio pieno di felpe Thrasher

Cercasi icona pop femminista disperatamente

Donatella Rettore. Credits: Marco Piraccini/Archivio Marco Piraccini/Mondadori Portfolio via Getty

Alberto Piccinini: Ci sono mattine che scrolli 20 secondi di Dagospia e ti pare di aver capito tutto. È partito l’attacco concentrico dei Gollum del patriarcato, l’armata delle tenebre incel è in marcia, si salvi chi può. L’ex-avvocato di Turetta – già un’apparizione folgorante nei talk show del pomeriggio – e i suoi post sul consenso, le donne ubriache, la violenza “da ambo le parti”, le ragazzine a Halloween “vestite come puttane”, infine tac spunta una sua foto con La Russa su Instagram. La Russa c’è sempre, facci caso. Il leghista Montevecchi, quello della “maglietta satanista” di Elena Cecchettin. L’altro leghista Gasperini (foto con Salvini) contro il femminismo, il ’68, i maschi deboli. Tutta gente che sgomita per avere un posto nei talk show del pomeriggio e l’avrà, ci mancherebbe. Già visto Camillo Langone del Foglio brandire una Bibbia rossa da Nicola Porro a Stasera Italia, il vero think thank dell’apocalisse di destra, in nome del patriarcato buono, di Abramo e della perduta virilità. E il ritorno di Francesco Giubilei (dov’era finito?) su X contro l’educazione sessuale e l’ideologia gender. Hai guardato bene le loro foto? Guardale. Sono tutti bravi ragazzi. Stile iperrealista, tipo maschere della Gialappa’s. Incredibile. Inquietante.

Giovanni Robertini: Hai ragione, non che la nostra armata sia messa meglio… Ma non voglio credere al pigro realismo di Francesco Piccolo quando ci dice che non esistono maschi progressisti, troppo facile. Se “sono un’invenzione” come scrive lui, allora inventiamoci, hackeriamo il gender con un autotune definitivo che almeno raddrizzi le stonature del patriarcato. Intanto scendiamo in piazza a manifestare, Boomer Gang ci sarà, dovrei avere ancora nel cassetto la mia felpa satanista Thrasher. E di quelle felpe ne sono state avvistate alcune anche al concerto dell’altra sera di Madonna, a modo suo una creativa del femminismo pop, senza di lei non ci sarebbero Beyoncé e Taylor Swift. Me lo ha detto l’amico mio con cui anni fa andavo al Bordello del Plastic, una sorta di Mucca Assassina in versione fashion milanese, botte di empowerment e fluidità al ritmo di Donatella Rettore, Patty Pravo e Raffaella Carrà. E oggi? Chi è la nostra Beyoncé? Chi è la nostra Madonna? Cercasi icona pop femminista disperatamente. Elodie ci ha provato e la brigata incel l’ha subito attaccata, Annalisa… per carità!, Myss Keta troppo facile e troppo nicchia. Ci vorrebbe una rapper, giovane magari, forse Anna che nel disco di Sfera rappa Se con te fa il Chris Brown, gli tagliamo il dick now? Però faccio fatica a decifrare il suo ritornello nel pezzo di Takagi e Ketra, la hit streammatissima Everyday: Io ti ammazzo solo perché parli con lei / Voglio te, voglio te everyday / E divento pazza se non so dove sei. Voglio te, voglio te, voglio te. Voglio essere ottimista e credere che Anna faccia il verso al maschio macho, vampirizzandone il linguaggio velenoso, pronta a sputarcelo in faccia.

A.P. Il disco di Sfera Ebbasta è uscito l’altra settimana, ne abbiamo parlato, avrà fatto millemilioni di streaming ma sembra già passato un secolo. Non voglio difendere i testi della trap perché si difendono benissimo da soli. La colpa non è della trap, ma di chi ha fatto diventare le fantasie iperrealiste sottoproletarie di Lambo, glock e bitches una descrizione del mondo che ci circonda. La trap è il rovescio dell’incubo securitario di pistole, guardie, ricchezza, merito, esclusione dei poveracci, grettezza brianzola e retequattrista, che è l’ideologia della destra. Con tutte le sue bitches, conquistate a centinaia col cash e le borsette, è il rovescio esatto dell’incubo incel o quasi incel, i celibi bianchi brutti piccoloborghesi di mezza età spaventati a morte dalle donne in generale. Pensare di vivere nello stesso mondo apocalittico della trap, prendere la realness delle parole per verità, è davvero da pazzi. La trap è differente, marginale, eccessiva, anche adesso che occupa il centro della scena. Il suo romanticismo maschile è distruttivo, volgare e disperato come Balotelli che fa il botto a Brescia con la sua Audi (sì l’ho letto su Dagospia – e dimenticavo di aggiungere che anche Dagospia è parte del problema). Quando passo sull’Audi / Sono pieno di sbatti – si lamentava Capo Plaza in un vecchio feat con Sick Luke – Ho lei che vuole ingannarmi / Più gli opps che vogliono farmi.

G.R. D’accordo, hai l’Audi, hai pure la Lambo, l’orologione con i diamanti, la villa per te, la mamma e pure i cugini, ma dopo? Questo disco di André 3000 di cui abbiamo già parlato, e che è ottimo per riequilibrare il karma al mattino in metropolitana, mi ha fatto molto pensare. Quei flauti folk spritual non rappresentano forse il quiet quitting, le grandi dismissioni dell’artista dal rap game? Ora André 3000 può finalmente chiamarsi fuori, ritirarsi con gli amici in qualche loft di Los Angeles a meditare, mangiare vegano e smettere di lavorare. Il capitalismo rap ha rotto le palle, siamo solo ingranaggi, riprendiamoci le nostre vite. Per me, politicamente, è già il disco dell’anno.

A.P. Verissimo. Sul disco dell’anno ci sto pensando, ti faccio sapere. Ma scusa se insisto, hai fatto caso all’ossessione per i numeri nelle statistiche sui femminicidi? Ci siamo precipitati da giorni grazie a Sallusti, Belpietro e ai loro sottoposti. Ordine di scuderia evidentemente: macché patriarcato, ci sono più femminicidi nella civile e fluida Scandinavia che da noi. Boh. Mi sono fatto un film e penso che il ricorso ai numeri non sia solo un tentativo di buttarla in caciara, ma nasconda più di un messaggio segreto ai gruppi di incel armati fino ai denti che si stanno preparando ad agire nell’appartamento accanto. Sento dei rumori. Ho paura, lo giuro.

G.R. Ma in Scandinavia ce l’hanno X Factor? Ho seguito la vicenda Morgan, soprattutto leggendo Rolling Stone, e credo che sia un ottimo format: farsi pagare per farsi cacciare. E poi fare un singolo. L’hai sentito Sì, certo l’amore, il brano scritto da Panella? Ecco, per fargli un dispetto, mi piace pensare che il Morgan filogovernativo l’abbia cantata pensando alla fine della love story tra Giambruno e Meloni: Sì, certo l’amore ha spesso poco tempo / per amare, e molto per non amare più. Videoclip con la regia di Antonio Ricci.

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