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Scettici, radunatevi: La Fura Dels Baus sta tornando

In Italia, a Milano, per la precisione. Il gruppo catalano di "teatro partecipativo", famoso per gli assalti frontali al pubblico e la dissoluzione di ogni quarta parete, sarà alla Fabbrica del Vapore dal 28 novembre al 14 dicembre. Ne abbiamo parlato con loro
La Fura Del Baus

Foto: Agustin Dusserre

Pericolo e sconcerto, paura ed eccitazione: gli impressionabili o i deboli di cuore, restino a casa. Sì, come claim per un film horror è scemo e ritrito – ma per uno spettacolo teatrale, un po’ meno: La Fura Dels Baus torna in Italia, torna a Milano, e a quanto dicono, torna anche un po’ alle origini, ai tempi in cui sbalordiva il pubblico caricandolo e costringendolo a scappare come in una guerriglia urbana, con gli attori che correvano verso gli spettatori mulinando catene o puntandoli con le moto, o gettandogli addosso vernice (…non indelebile).

Dopo di che, le cose sono un po’ cambiate.

Foto: Simón Quezada

In effetti, sul leggendario gruppo catalano, divenuto famoso in anni post-punk per il suo teatro d’assalto, girava da tempo una piccola cappa di scetticismo. Non tanto per le capacità spettacolari, cresciute fino al gigantismo e apprezzate in tutto il mondo, quanto per il sospetto di aver perso di vista le proprie origini combattenti per diventare una sorta di enorme circo multimediale con sfumature provocatorie, una sorta di Cirque de Soleil per un pubblico un po’ meno tenero. Nel 2019 la loro ultima visita italiana, addirittura alla Scala (per l’opera Quartett) aveva suscitato diverse perplessità. Malgrado l’ostentata carnalità della recitazione, il loro pubblico degli inizi, quello che anche per motivi di anagrafe è in grado di ricordare le loro prime adrenaliniche esibizioni italiane, era arrivato a una inedita nostalgia per un periodo che tradizionalmente, repelle: “Non sono più quelli degli anni 80”.

Foto: Camilla Dalla Pozza

In parte è vero e anche un po’ fisiologico: dal 1979 a oggi è passato del tempo, e che tempo. C’è stato un po’ di andirivieni nel nucleo dei fondatori: il piccolo gruppo eversivo è oggi una holding dell’intrattenimento con diverse teste pensanti e diverse specializzazioni, la principale delle quali consiste in megaproduzioni spesso affascinanti e coinvolgenti, ma non prevenute nei confronti di collaborazioni di alto profilo con brand o istituzioni. Il primo passo in questo senso era stato la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, nel 1992, nella loro Barcellona.

Così, anche se non lo può ammettere apertamente, viene da ipotizzare che Carlus Padrissa, uno dei co-fondatori, abbia finito per provare la stessa nostalgia, e la stessa esigenza di fare qualcosa di rilevante in questo tempo, invece che contare sulle glorie passate.

Foto: Agustin Dusserre

Ecco allora che nella presentazione di Sons: Ser o No Ser si mette in risalto l’impatto che lo spettacolo ha avuto soprattutto sulle generazioni più giovani a Buenos Aires, dove è stato proposto all’inizio di quest’anno prima di preparare lo sbarco, tra due mesi, alla Fabbrica del Vapore.

«C’è una generazione per la quale la maggior parte delle esperienze della vita passa attraverso lo smartphone. Il nostro approccio prevalentemente fisico li spiazza, ed è in linea con la nostra idea di teatro partecipativo: il pensiero profondo inizia dove finisce la comfort zone». Per questo, spiega Padrissa, «Il pubblico della Fura è un pubblico in piedi. Poi ci sono quelli che si mettono a ridosso del muro, pensando che lì non gli capiterà niente; ci sono quelli che al contrario vengono attratti dal centro dell’energia e si avvicinano. E infine quelli che sono pronti a scappare fuori se succedono cose che non gli piacciono. Poi magari ritornano perché in fondo hanno pagato il biglietto, oppure per vincere la paura. Un uomo una volta mi ha detto: “Sono venuto sette volte a vedere lo spettacolo perché non ero mai soddisfatto della mia performance. Ed è questo il punto: essere o non essere. Perché troppa gente, non è». Ma si appresta a specificare: «Malgrado il titolo non vedrete una nostra riproduzione dell’Amleto di Shakespeare, che è un’ispirazione importante per questo spettacolo come anche La vida es sueño di Calderon de la Barca».

‘SONS – Ser o no ser’. Foto: Darja Stravs Tisu

A Milano («che per noi è la città della Conchetta, del Leoncavallo, del futurista Luigi Russolo», specifica, selettivo, Padrissa) La Fura avrà una specie di residency alla Fabbrica del Vapore dal 28 novembre al 14 dicembre, in alcuni giorni anche con due spettacoli – questo anche perché la durata della performance si aggira sui 65 minuti. Una possibile variabile per la durata sarà il comportamento del pubblico, che è un altro motivo per cui la compagnia si vanta di non fare mai due spettacoli uguali tra loro. Ai “fureri”, gli attori attualmente in forza al collettivo spagnolo, si aggiungeranno per l’occasione otto attori italiani per avere un legame più profondo con il luogo della rappresentazione.

‘SONS – Ser o no ser’. Foto: Darja Stravs Tisu

Un altro potrebbero essere elementi della nostra cultura – un esempio è stato dato durante la presentazione, durante la quale un’umanità zombizzata e coperta di melma avanzava inquietante verso tutti i presenti con movenze alla Silent Hill ripetendo ossessivamente un antico canto dialettal-industriale veneto («Un ciodo de fero vecio de la mecanica de precision»). Una novità che Ser o No Ser porterà negli spettacoli della Fura sarà la parola, anche se Padrissa sottolinea che verrà usata soprattutto per frasi forti, «per esprimere concetti più profondi. Dicono che un’immagine vale mille parole, ma anche certe parole valgono come mille immagini».

Foto: Simón Quezada

A proposito di parole, Padrissa se ne rimangia parzialmente qualcuna, ma a fini inclusivi: «Il nostro pubblico ideale deve stare in piedi, ma se qualcuno ha dei problemi di movimento e chiede di stare su uno sgabello o una sedia a rotelle, va benissimo». In compenso, se siete deboli di cuore la prudenza resta consigliabile. Anche per chi c’era negli anni Ottanta e vorrà verificare, a novembre, se davvero “non sono più quelli di Accions”.

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