Ren Hang, la fotografia erotica che ha sfidato la censura cinese | Rolling Stone Italia
Arte

Ren Hang, la fotografia erotica che ha sfidato la censura cinese

Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ospiterà per la prima volta una mostra dedicata al fotografo cinese, che prima del suicidio aveva sfidato il regime con foto di nudo libere e malinconiche

Ren Hang, la fotografia erotica che ha sfidato la censura cinese

'Peacock', di Ren Hang

Con Hong Kong sotto scacco, una strana guerra fredda con gli Stati Uniti, una torbida OPA lanciata sull’Europa, l’espansionismo in Africa e la sistematica violazione dei diritti umani, la Cina si contraddistingue come la più seria minaccia del secolo alla libertà d’espressione ed è pronta a estendere la mannaia della censura ben oltre i confini nazionali. È di non più di due giorni fa la aberrante ammissione di ZOOM di avere bloccato l’iniziativa online di giovani attivisti per la commemorazione delle proteste di piazza Tienanmen, proprio su richiesta del Governo Cinese. L’arte naturalmente non viene risparmiata e Ai Wewei è solo il più noto degli artisti perseguitati, arrestato ben due volte dalle autorità cinesi, ma possiamo citare Dai Jianyong, messo in carcere perché colpevole di aver realizzato ritratti satirici di Xi Jinping. Oppure Guo Jian, arrestato un anno fa dopo che una sua opera proprio su Tienanmen, un diorama della piazza ricoperto di carne da macello, fu pubblicato sul Financial Times. Ne potremmo citare molti altri, ma sebbene le sue opere non fossero direttamente riconducibili alla critica politica, Ren Hang è un’altra vittima della censura cinese, osteggiato per le sue foto di nudo, che in Cina è pornografia a prescindere: non c’è nudo nella scuola Zhe dei pittori di corte della dinestia Ming o nella scuola Wu dei dilettanti, e i vestiti sono fitti nelle pennellate veloci di Qí Báishí. E Xu Beihong, il più occidentale dei pittori cinesi, era pudico persino nei petti scoperti e preferiva disegnare cavalli per non fare i conti con il corpo umano.

Ren Hang no, lui ha scelto di ritrarre i cittadini del futuro, ragazzi e ragazze che non hanno genere e sono liberi e sovversivi e che in questi giorni sono il soggetto di una bellissima mostra monografica al Centro Pecci di Prato: curata da Cristiana Perrella, la mostra Nudi raccoglie una selezione di 90 opere provenienti da collezioni internazionali, accompagnate dalla documentazione del backstage di un suo shooting nel Wienerwald nel 2015 e da un’ampia selezione dei libri fotografici da lui realizzati.

Ha iniziato giovanissimo con macchine fotografiche scadenti e un flash rozzo che però è diventato la sua luce, la sua firma d’autore che lo ha portato a essere apprezzato nel mondo per quel lessico nuovo, privo di virtuosismi, ma anche di qualunque intento scandalistico perché in quei nudi non c’è nulla di perverso: le sue opere parlano della crudezza della condizione umana, dell’istinto. Agiscono come un disinfettante, come se volessero eliminare ogni traccia o scoria di impurità da qualcosa che la società racconta come sbagliato. Si intrecciano e si abbracciano e si fanno scultura quei corpi nudi, e sono sereni e morbidi, innocenti e gentili. E in quelle pelli bianche e scoperte c’è tutta la candida audacia di Gustav Machatý, che con il suo film Ecstasy mostrava il primo nudo integrale (era Hedy Lamarr) della storia del cinema, ma anche la richiesta di verità che chiedevano i corpi nudi dei dirigenti Radicali, in sciopero della fame da 38 giorni, che Marco Pannella fece spogliare sul palco del Teatro Flaiano di Roma, mentre lui leggeva versi della Bibbia. E in quelle labbra truccate c’è forse un ammiccamento alla simbologia cinese che vede nel rosso il colore benaugurante, ma noi ci vediamo anche la visione di un mondo lontano: c’è Marte con il suo suolo di ossidi di ferro come desiderio di conquista dell’infinito.

I soggetti di Ren Hang appaiono su un tetto tra i grattacieli di Pechino, in una foresta di alberi ad alto fusto, in uno stagno con fiori di loto, in una vasca da bagno tra pesci rossi che nuotano oppure in una stanza spoglia, i loro volti impassibili, le loro membra piegate in pose innaturali. La poesia e la malinconia scambiate per sfrontatezza contro la politica gli hanno fatto chiudere mostre e vietare la diffusione di fotografie, ma come si fa a scambiare per pornografia quella ragazza venuta dal futuro con un pavone, che è l’uccello con cui la Regina dell’Olimpo veniva immaginata dai Greci Antichi? Forse quella è la sua fotografia più famosa e ha fatto bene il Centro Pecci ha inventarsi un filtro grazie al quale ognuno di noi può entrare nell’ottica di Ren Hang, insieme a quel pavone, con cui si sta allegramente invadendo Instagram in questi giorni.

Era poeta anche con le parole, oltre che con le immagini, e con i suoi versi tentava la sua missione impossibile di infrangere i tabù sociali, per esplorare i temi della vita, della morte, del desiderio. Una morte prematura lo ha consegnato al mito: si è suicidato a soli 30 anni nel 2017. Per la prima volta, dopo avere toccato alcune importanti istituzioni culturali europee, la sua arte arriva in Italia e speriamo che nonostante le difficoltà di questo periodo vadano in molti a vedere quella mostra.

INFORMAZIONI
Ren Hang: “Nudi
”
A cura di Cristiana Perrella

4 giugno – 23 agosto 2020

dalle ore 12.00 alle ore 20.00, dal giovedì alla domenica

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
Viale della Repubblica 277, 59100, Prato