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Paolo Conte, Raiz e melodie mediterranee: Orsolina 28 ci vuole felici

Racconto di un'immersione nel vero lusso: quello fatto di incontri, condivisione e bellezza

In un contesto esclusivo, fatto di grazia, armonia e di equilibrio con la natura, Orsolina 28 ha ospitato due concerti davvero esclusivi, di cui non sarò mai abbastanza grata per aver avuto la possibilità di parteciparvi, così come di aver usufruito di tutta l’ospitalità e bellezza che il suo complesso offre assai generosamente a chi partecipa ai suoi eventi.

Dopo una prima visita a novembre scorso – un battesimo potentissimo, in cui ho potuto assaporare la prova generale di quello che poi sarebbe divenuto “Momo”, l’ultimo spettacolo della compagnia di danza Batsheva, magistralmente coreografata da Ohad Naharin – si è svolto sabato 27 maggio, dopo una deliziosa cena con prodotti esclusivamente di zona e coltivati in loco, un concerto che aspettavo di vedere da anni: quello di Paolo Conte.

A 86 anni ha regalato (nel vero senso della parola, tutto devoluto a Orsolina 28 Art Foundation affinché i fondi possano essere reinvestiti nelle sue attività di utilità sociale in sostegno alla Fondazione Paideia e a ASAI – Associazione di Animazione Interculturale di Torino) un concerto a cielo aperto tra le sue colline natie.

Accompagnato da undici musicisti eccezionali (Nunzio Barbieri, chitarra, chitarra elettrica, Lucio Caliendo, oboe, fagotto, percussioni e tastiere, Claudio Chiara, sax contralto, sax tenore, sax baritono, flauto, fisarmonica, basso e tastiere, Daniele Dall’Omo, chitarra, Daniele Di Gregorio, batteria, percussioni, marimba e pianoforte, Luca Enipeo, chitarra, Francesca Gosio, violoncello, Massimo Pitzianti, fisarmonica, bandoneon, clarinetto, sax baritono, pianoforte e tastiere, Piergiorgio Rosso, violino, Jino Touche, contrabbasso, chitarra elettrica, Luca Velotti, sax soprano, sax tenore, sax contralto, sax baritono e clarinetto), ha letteralmente materializzato lo spettacolo di “Un sogno di mezza estate” sotto l’occhio vigile di una mezza luna che ha seguito con noi il concerto.

Il palco, come quello di un anfiteatro antico avvolto dalle dolci colline del Monferrato, ha fatto da testimone ad un viaggio sonoro che avremmo potuto attraversare tra le pagine dei racconti di Sepulveda, le immagini di John Ford e le reali vigne.

Una scaletta intensa e ricca di successi: a conclusione, deposti gli strumenti, e dopo uno “scorbutico” saluto a noi spettatori nel pieno del suo stile, un temporale notturno ha lavato via ogni incertezza sulla maestria di Conte e chiuso perfettamente la serata. Come lui canta in Uomo camion: “da quei viaggi avrai una ruga in più”, si, ma di contentezza.

La domenica, dopo un risveglio nell’elegante bolla del glamping immersa nel verde, ha avuto inizio con un altra ondata di note. Questa volta permeate più di un sapore mediterraneo.

Nel teatro chiamato Eye – la sua forma ne richiama uno – per la rassegna “Cherry Notes 2023”, Raiz, storico leader degli Almamegretta, ha elegantemente condotto un concerto tra canti sefarditi, melodie mediterranee e intermezzi didascalici che, con una sardonica ironia partenopea, ha riscaldato l’ambiente e ci ha fatto divenire un tutt’uno con il viaggio da lui condotto in questi anni di evoluzione e studio.

Raiz &Radicanto, tre musici (Giuseppe De Trizio, chitarra classica, Adolfo La Volpe, oud, chitarra elettrica, Francesco De Palma, cajon, tamburi a cornice, tar, riqq) e una voce assolutamente unica. Melodie intrise di Mediterraneo.

Canti dalle origini lontane, e commistioni che toccano l’anima. E infatti così si chiama questo progetto «Neshama», dall’ebraico “Anima”. Raiz ci ha deliziato, con la sua presenza e calda voce.

Che dire, quest’immersione nel vero lusso, quello fatto di incontri, condivisione e bellezza non si ferma alla mia esperienza, ma ha un ricco programma a cui tutti potrete partecipare.

Danza, coreografie, natura, e musica vi aspettano a Moncalvo. Orsolina 28 nasce nel 2016 dall’entusiasmo e dalla passione per la danza della sua fondatrice, Simony Monteiro, e la sua visione è quella di accogliere e radicare nella terra quello che per molti non è ritenuto essenziale, ma che per altri è vitale. Perché “Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe”. (Albert Camus)

Qui il programma della stagione.

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