‘Non ha l’età’, una mostra a Torino racconta Sanremo in bianco e nero | Rolling Stone Italia
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‘Non ha l’età’, una mostra a Torino racconta Sanremo in bianco e nero

Aspettando la quinta volta di Amadeus, alle Galleria D'Italia c'è un'esposizione (a cura di Aldo Grasso) di immagini del Festival tra il 1951 e il 1976, quando si teneva al Casinò. Come la foto-scandalo di Celentano che canta '24.000 baci' dando le spalle al pubblico

‘Non ha l’età’, una mostra a Torino racconta Sanremo in bianco e nero

Adriano Celentano all'XI Festival di Sanremo (1961)

Foto: Franco Gremignani/Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Il Festival di Sanremo è alle porte, e Gallerie d’Italia Torino apre una mostra che racconta gli esordi del Festival canoro più noto d’Italia. Con Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976 ci vengono raccontati i primi anni del Festival, quelli vissuti al Casinò di Sanremo.

Il curatore Aldo Grasso, storico giornalista e critico televisivo italiano, ha ampiamente dato visione della ricerca accurata delle foto scelte per l’esposizione. In una chiacchierata con Francesco Marino (responsabile Regionale Rai Piemonte), ci ha condotti attraverso la storia del Festival nei suoi punti chiave, in quelli che son stati i suoi “click e de-click” di nascita, e di intuizioni vincenti per la sua diffusione rapida a livello nazionale, ma anche come la storia, fatta di tempismi e casi, abbia in un batter d’occhio tolto al Casinò di Sanremo la luce dei riflettori per accenderli invece al Teatro Ariston, dove tuttora risiede la manifestazione.

Nel 1950, sull’onda del successo di Venezia per la sua Mostra del Cinema, si volle prolungare la stagione turistica di Sanremo, già nota meta di svernamento per torinesi, milanesi e grandi giocatori d’azzardo, creando un festival della canzone. L’intuizione fu di Amilcare Rambaldi, ex partigiano e fondatore poi del premio Tenco (nel 1974), che si avvalse dell’energia di Angelo Nizza, appassionato di musica jazz, e di Riccardo Morbelli, con il quale era reduce dell’enorme successo ottenuto dalla trasmissione radiofonica I quattro moschettieri.

Nizza era giunto da Torino per assumere il ruolo di guida dell’Ufficio Stampa, Turismo e Manifestazioni del Casinò insieme a Mario Sogliano, un giornalista napoletano molto intraprendente. Grazie a questo intreccio di connessioni e conoscenze, riuscì ad ottenere il consenso di Pier Bussetti all’utilizzo del Casinò per la prima edizione del Festival nel 1951. La novità assoluta fu quella di trasmettere la manifestazione in radio. La trasmissione in diretta permise una divulgazione a livello nazionale, e il decollo della manifestazione fu rapidissimo, un successo oltre le intenzioni. Aveva colto in pieno la necessità dell’Italia di uscire dalla memoria della sconfitta della guerra, e ritrovare gioia e leggerezza dimenticandosi di essere un Paese povero.

Gigliola Cinquetti e Patricia Carli, vincitrici del XIV Festival di Sanremo, con la canzone ‘Non ho l’età’ (1964). Foto: Sergio Cossu/Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Nel 1955 la manifestazione comincia ad avere una tale popolarità che la tv decide di trasmetterla in diretta. Da quel momento la storia del Festival di Sanremo procede di pari passo con la storia della televisione italiana. Questo portò ad avere bisogno di più spazio per contenere più pubblico, e lo staff necessario per le riprese, ma il Casinò non era pronto a cedere i suoi diritti. Fu solo nel 1976 che, grazie all’arrivo di un nuovo capo dei vigili del fuoco non ancora entrato nel tessuto politico della cittadina, si permise il trasferimento al Teatro Ariston, a causa della mancanza di uscite di sicurezza, allora insufficienti del Casinò.

Questa mostra racconta, tramite 85 foto, quei momenti oramai lontani, fatti di piccoli dettagli come i giochi dietro le quinte dei protagonisti, le prove, e gli autografi. I tanti retroscena della sala stampa in cui le Olivetti troneggiavano sui tavoli, e venivano battute freneticamente per far uscire con l’urgenza della novità i nuovi testi musicali appena proposti, ma anche ritratti di Modugno, Mina, Toni Renis, Celentano… e proprio di quest’ultimo una foto iconica della mitica esecuzione di 24.000 baci eseguita di spalle al pubblico, che nel 1961 scandalizzò l’Italia per questo atto non convenzionale.

Sala stampa al XXI Festival di Sanremo, (1971). Foto: Nicola Giordano e Tino Petrelli/Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Scatti e prospettive inediti con i quali si vuole portare attenzione a un bene storico di grande importanza, cioè quello di un archivio che ha in sé più di sette milioni di foto. Sono quelle raccolte dai fotoreporter di Publifoto che, dal 1937 con l’agenzia fondata da Vincenzo Carrese, si sono prodigati a documentare il Belpaese. Un immensa fonte di conoscenza acquisita da Intesa Sanpaolo nel 2015, e custodita e conservata con cura e passione.

In occasione della mostra, l’Archivio Storico (Intesa Sanpaolo) ha completamente restaurato, digitalizzato e catalogato tutte le oltre 15mila fotografie dei servizi realizzati al Festival sanremese dall’Agenzia Publifoto, e ora consultabili on line sul sito dell’Archivio.

Domenico Modugno al X Festival di Sanremo (1960). Foto: Giuseppe Benzi e Franco Gremignani/Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Lungo il percorso espositivo, i visitatori potranno vedere da vicino gli elementi di design con cui erano vestite le sale stampa, provenienti da ADI Design Museum – Compasso d’Oro di Milano. Ma anche un Cinebox (1961-1962) della Mival, grazie al prestito concesso da Faro Games, contenente 20 filmati in 16mm, antenato dei primi video clip. L’allestimento è arricchito con delle copertine originali di vinili che richiamano varie edizioni di Sanremo, grazie al prestito dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, progetto Canzone Italiana.