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‘Inhale, Delirium, Exhale’: lo spettacolo di Miet Warlop non lascia scampo

La coreografa belga arriva in Italia per la prima volta al Romaeuropa Festival. La performance debutta oggi, e noi l'abbiamo vista in anteprima
delirium miet warlop

Foto: Reinout Hiel

C’è un momento in cui la seta smette di essere stoffa e diventa vento, onda, respiro. È in quello spazio che Miet Warlop ti afferra e ti trascina, senza chiedere permesso. La coreografa belga, nata a Torhout nel 1978 e formatasi a Gand tra arti visive e teatro, non è solo una danzatrice: è un’artista che si muove tra ballo, scultura, installazione e musica come un equilibrista tra mondi paralleli. In Italia arriva per la prima volta al Romaeuropa Festival con Inhale, Delirium, Exhale, una performance che somiglia più a un fenomeno naturale che a uno spettacolo teatrale, un flusso che avvolge lo spettatore più che narrargli qualcosa.

Chi incontri Warlop per la prima volta potrebbe definirla enigmatica: tra la precisione di un’orologiaia e la leggerezza di una sognatrice. La sua formazione combina teatro, arti visive e performance, con esperienze tra concerti, installazioni e opere coreografiche che sfidano la percezione. Ha collaborato con musicisti, architetti e artisti visivi, creando lavori dove il gesto umano e l’oggetto si confondono. Progetti come ONE SONG – Histoire(s) du théâtre IV l’hanno consacrata in Europa come interprete dei limiti del corpo e della materia, mentre opere come CHANT FOR HOPE in Bangladesh hanno sperimentato la partecipazione del pubblico come medium creativo, trasformando lo spettatore in co-autore dell’opera.

Autoritratto di Miet Warlop. Foto: Miet Warlop

E allora cosa succede in scena? Lo spettatore entra in uno spazio dove la distinzione tra performer, spettatore e materia è dissolta. Un chilometro e mezzo di seta diventa campo di battaglia e labirinto tattile: i performer si avvolgono, si intrecciano, scompaiono e riemergono, scivolano tra pieghe che respingono o accolgono, si arrampicano e ricadono. Ogni gesto è amplificato da luce e suono, creando un ritmo che non si limita a seguire la musica, ma ne diventa parte integrante. Le immagini cambiano forma sotto gli occhi del pubblico: corpi che si moltiplicano, tessuti che respirano, spazi che si dilatano e comprimono. Ciò che si vede non è una scena fissa, ma una sequenza in continuo divenire, una coreografia liquida che ipnotizza e destabilizza. Chi assiste non osserva passivamente, ma viene coinvolto in un organismo che pulsa insieme a chi lo abita.

La colonna sonora, curata da Stephen e David Dewaele (Soulwax/2manydjs) per l’etichetta DEEWEE, non accompagna, ma guida. Distorsioni, accelerazioni, sospensioni sonore trasformano lo spazio in un organismo in continuo mutamento, dove ritmo e gesto si confondono. L’azione non si limita a “succedere”, ma diventa esperienza sensoriale totale, un viaggio in cui i corpi, il tessuto e il suono dialogano in un gioco di percezioni e illusioni.

‘Delirium’ di Miet Warlop. Foto: Reinout Hiel

Warlop si muove tra tensione e leggerezza, rituale e ironia. Nel suo teatro non ci sono trame o personaggi: solo presenze e relazioni tra materia, spazio e respiro. La seta è antagonista, complice, partner. In un mondo dove tutto corre veloce, Inhale, Delirium, Exhale costruisce un tempo altro, un antidoto alla frenesia. La performance diventa così un laboratorio di attenzione, una messa in pausa dell’iperstimolazione quotidiana, un invito a percepire il corpo come bussola e il vuoto come possibilità.

Sul finale, Miet Warlop lascia una soglia aperta. Il pubblico non esce: viene rilasciato. Ogni onda, ogni piega, ogni respiro resta dentro, un’eco persistente che continua a vibrare tra corpi e memoria. È il preludio a IT NEVER SSST, il progetto con cui rappresenterà il Belgio alla Biennale Arte di Venezia 2026: sculture viventi, performance quotidiane e interazioni continue con la città lagunare e il pubblico internazionale. Warlop non ripete, reinventa. Ogni volta, la materia e il gesto diventano linguaggio nuovo, esperienza nuova, mondo nuovo.

‘Delirium’ di Miet Warlop. Foto: Reinout Hiel

Con Inhale, Delirium, Exhale si capisce una volta per tutte: Miet Warlop non vuole far sentire, far respirare, far diventare parte di un organismo vivo chiunque si trovi tra i suoi tessuti, tra i suoi suoni, tra le sue onde. È il teatro che diventa corpo collettivo, è l’arte che non si consuma ma si attraversa, un gesto poetico e rivoluzionario. Un invito a smarrirsi per ritrovarsi.

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