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Giardini, moda, guerre: cosa abbiamo visto al Festival Europeo della Fotografia di Reggio Emilia

Il tema di quest’anno punta a mettere in luce le condizioni attuali del mondo multiculturale e globalizzato che viviamo

Proprio questo ultimo fine settimana di aprile, a Reggio Emilia, si sono aperti i battenti per la diciottesima edizione del Festival Fotografia Europea.

Il tema di quest’anno punta a mettere in luce le condizioni attuali del mondo multiculturale e globalizzato che viviamo. Quale ruolo e idea si abbia oggi dell’Europa, e quali dovrebbero essere i suoi ideali.

La curatela e direzione artistica sono state affidate a Tim Clark (editor 1000words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e direttore di CAMERA – Centro italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice di Une historia mondiale des femme photographes).

Credits: Ars AEvi

Vari i luoghi della cittadina coinvolti: Chiostri di San Pietro, Palazzo del Mosto, Chiostri di San Domenico, Palazzo dei Musei, Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra, CSAC, e Collezione Maramotti. Il circuito OFF accoglie mostre di grandi maestri, come di giovani esordienti in differenti spazi della città.

Il corpo principale delle mostre e degli incontri ha luogo all’interno dei Chiostri di San Pietro, una bellissima struttura, labirintica e spaziosa, con dieci esposizioni al suo interno.

Questa grande mostra collettiva, che raduna nove fotografi di fama internazionale sotto la tematica “Europa matters: visioni di un’identità inquieta”, si snoda attraverso le sale luminose del complesso dei Chiostri di San Pietro. Così ricche le immagini – e informazioni che si celano dietro gli scatti – che l’essenzialità del primo piano in fase di ristrutturazione rende la visita chiara, efficace e aiuta a sostenere il messaggio dei fotografi. Così che in luce siano solo le immagini e la loro installazione, ingegnosa ed estrosa, nella semplicità dei volumi.

Credits: Alberto Franchetti

Le mostre e gli autori sono: The Island di Mónica De Miranda, Güle Güle di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni, Merrie Albion & The Brexit Lexicon di Simon Roberts, You will never walk alone di The Archive of Public Protests, Parallel Eyes di Alessia Rollo, Bilateral di Samuel Gratacap, Odesa di Yelena Yemchuk , L’Or des ruines di Geoffroy Mathieu, De la mer à la terre di Cédrine Scheidig.

Nei Chiostri, all’aperto, un buon calendario di incontri, e un’esposizione di case editrici di libri d’artista e fanzine davvero di qualità. Tra cui Cesura, Postcart, e la brasiliana Havaiana Papers.

La mostra storica è dedicata alla grandissima Simone Weiss, e percorre tutta la sua lunga carriera, fin dagli esordi, nelle sale affrescate del pian terreno: viaggio umanista narrato attraverso l’occhio della fotografa che, con delicatezza tutta femminile, ha colto emozioni e sentimenti dell’epoche attraversate, dei luoghi più disparati del mondo da lei visitati, ai salotti più In, come ai servizi di moda per Vogue.

Credits: Alessia Rollo

Un altro grande allestimento viene esposto, sotto l’occhio curatoriale di Ilaria Campioli, a Palazzo dei Musei. La mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi, è un ricco e articolato percorso  dedicato all’elemento naturale che, a partire dalle ricerche di Luigi Ghirri degli anni Settanta e Ottanta, ci invita a riflettere sull’elemento della natura e sulla necessità di una sua ricollocazione all’interno del nostro Orizzonte percettivo. La riflessione si allarga poi a Giardini in Europa, rivisitazione della mostra del 1988, curata da Luigi Ghirri e Giulio Bizzarri, che propone una serie di ricerche su aree verdi e giardini condotte, oltre che dallo stesso Ghirri, da tredici fotografi: Andrea Abati, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Francesco Radino, Olivier Richon, George Tatge, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Varena Von Gagern e Cuchi White, che testimoniarono il loro sentimento di appartenenza nei confronti degli spazi naturali e la necessità di un profondo ripensamento nel contesto delle città moderne.

Appena fuori dal centro storico troviamo ad accoglierci la Collezione Maramotti (che, se non conoscete, è un must da recuperare),con un’esposizione delle foto di Ivor Prickett. Vincitore di molti premi internazionali come il World Press Photo e The Pulitzer Price, apre qui la sua prima mostra in Italia con “No Home from War: Tales of Survival and Loss”. Oltre cinquanta le fotografie esposte e scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022 che viaggiano dai Balcani al Medio Oriente, arrivando a raccontare i flussi migratori europei. L’urgenza più profonda del foto-giornalista inglese è quella di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento.
Spesso la narrazione parte da una dimensione intima e domestica, quella della casa come spazio primario di protezione, appartenenza e radicamento, che nel contempo viene fragilizzata, devastata e persa.

Il Circuito OFF propone mostre diffuse tra gallerie, case private, cortili, negozi, ristoranti e bar di Reggio Emilia. Vi segnalo la mostra di Michael Ackerman “La notte, il cuore batte più forte”, a cura di Claudio Composti nello spazio di Bruno Cattani, e la mostra “Substratum” nello SPAZIOC21 di Gonzalo Barondo a cura di Andrea Tinterri. Un giro a l’Ateliers Viaduegobbitre è doveroso, che con Noise stringe l’obiettivo sulla musica e dona una mostra fotografica da ascoltare. La serata del 6 maggio vedrà il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2024. La notte sarà illuminata dalle delicate sonorizzazioni della designer e dj Luce Clandestina in Piazza Casotti.

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