Due mostre fighissime da vedere a Torino | Rolling Stone Italia
Art in turin

Due mostre fighissime da vedere a Torino

Entrambe rigorosamente al femminile: Lee Lozano alla Pinacoteca Agnelli con”Strike” e Ambera Wellmann con “Antipoem” alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Due mostre fighissime da vedere a Torino

Foto di Stefano Guidi/Getty Images

Torino ha molto da offrire, e non parlo solo della sua regale eleganza: in questi anni si è arricchita di spazi culturali e di buone proposte espositive. Tra le varie attualmente in atto ho deciso di selezionarne due, entrambe rigorosamente al femminile: Lee Lozano alla Pinacoteca Agnelli con”Strike” e Ambera Wellmann con “Antipoem” alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

Due artiste che raccontano ed esprimono in maniera forte ed esplicita dei disagi. La prima, Lee Lozano, americana, in forte contrasto con la struttura sociale dell’America degli anni ’60, scava e lotta contro il sistema fino a spingersi verso la neutralizzazione e cancellazione di sé stessa. La seconda, Ambera Wellmann, canadese, in un altro contesto, e a distanza di almeno due decenni (1982, Lunenburg, Nova Scotia), affronta i suoi peggiori incubi, esprimendosi con una produzione intensa e dai forti riferimenti mitologici passando dai grandi maestri.

Alla Pinacoteca Agnelli troviamo gli spazi investiti dalla prolifera e intensa produzione di Lee Lozano (1930-1999), di cui la carriera, nota più agli addetti che al grande pubblico, annovera solo dodici anni di produzione, ma ricchi e controversi. Cresciuta in un ambiente “classico americano” degli anni 50, Lee ha poi scelto e potuto formarsi in un contesto molto più all’avanguardia nella città di New York. Questo le ha permesso di togliere il freno inibitorio al suo pensiero e alle sue opere.

Refrattaria ad ogni forma di categorizzazione, avversa ai movimenti dominanti dell’epoca (Pop art, Minimal Art) trova la sua libertà d’espressione attraverso provocazioni e giochi di parole legati sia alla mistificazione del potere maschile nella società lavorativa (e non solo) che al sostegno della libertà sessuale ed espressiva, agli scontri e scioperi di quel tempo. Il tutto diventa narrazione del suo lavoro. Ad esempiom nella serie “Tools”, attrezzi di lavoro si trasmutano in organi sessuali; in “Pun Value” la nudità maschile, piena di falli e culi, vuole evidenziare la disabitudine che come collettività abbiamo nel vederla rappresentata, –perlomeno non tanto quanto quella femminile – e di come sia una grande assente nell’immaginario collettivo.

Frequentatrice dei maggiori artisti dell’epoca (da Carl Andre a Richard Serra), Lee condisce il suo lavoro con abili artifici linguistici e dinamica ironia, come si può evincere anche dal nome dato alla mostra, “Strike”, inteso sia nel senso di colpire o attaccare, che di scioperare.

La sua mostra si apre con un piccolo manifesto del 1969, ma rappresentativo del carattere di Lee (Leonore Knaster all’anagrafe, ma a soli quattordici anni decide di farsi chiamare Lee) : “General Strike Piece” opera in cui forma la sua dichiarazione nel ritirarsi dal mondo dell’arte di New York. Il lavoro è costituito dalle istruzioni di Lee per se stessa: «Evitare gradualmente ma determinatamente di essere presente alle funzioni ufficiali o pubbliche “uptown” o ai raduni relativi al “mondo dell’arte” per proseguire indagini sulla totale rivoluzione personale e pubblica”.

Sperimentatrice, concettuale, ma con un approccio scientifico e metodologico al lavoro, dopo il 1972 Lozano fa perdere le sue tracce. Si sa poco della sua vita negli anni seguenti, se non che cambia nome più volte, da Lee a Leefer fino a utilizzare la sola lettera E. Muore nel 1999 a Dallas dove viene sepolta, per sua scelta, in una tomba con una lapide senza nome.

La retrospettiva a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, è la prima rassegna monografica di Lee Lozano in Italia, ma sarà una prima francese anche per quella di settembre à la Bourse de Commerce di Parigi. Nonostante il maggior prestatore delle opere sia proprio Pinault, avremo noi il primate sulla Francia per questa mostra davvero sfacciata, estremamente lucida e sarcastica su quello che era, ed è, il mondo maschile del lavoro.

Lee Lozano, “Strike”, fino al 23 luglio 2023
Pinacoteca Agnelli
Via Nizza, 230, 10126 Torino TO

Alla Sandretto ci troviamo ad affrontare un altro universo, costellato da Minotauri, disordine, paure, paesaggi notturni e una vulnerabilità totale per questi corpi afflitti e inglobati in multiple forme eccentriche. Forme di animali e corpi che, ormai dilaniati e trasformati, hanno solo grandi occhi per noi scrutatori assenti. Scene dipinte di cui si percepiscono solo alcuni dettagli nitidi e feroci, mentre il resto viene smarrito in una sfumatura dai fondi costituiti da colori netti. La forma la si perde come in un sogno, o incubo, in cui resta chiara la sensazione del malessere di cui fanno parte. Ci si sente fortemente osservati, come al centro della scena di Babylon nei sotterranei infernali, dove tutto può succedere, e non si sa se ne si uscirà illesi. Ciò che ci sembra possibile riconoscere è già scivolato in una liquefazione di cui Francis Bacon, o Goya, che devono essere certamente una fonte di ispirazione.

Accogliendo il caso, l’errore e la rielaborazione, le opere (la maggior parte realizzata appositamente per la mostra in fondazione), espongono i processi della propria metamorfosi, in cui la fragilità dell’individuo e del nostro universo onirico vengono condivise da chi le guarda, e inglobate anche a discapito di noi osservatori, perché in qualche modo ci appartengono.

Ambera Wellmann vive e lavora a New York, refrattaria all’occhio e alle domande dei giornalisti, o solo stanca dopo l’inaugurazione, non ha dato modo di indagare e approfondire di più il suo bisogno espressivo… diamole il tempo di sviluppare il suo mondo e vedremo dove ci condurrà nel prossimo incontro.

Ambera Wellmann “Antipoem” , fino al 15 ottobre 2023
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
via Modane 16, Torino
www.fsrr.org