Dopo il debutto a Basilea durante Art Basel, presentato da WUF, Don’t Call Me Fotografo arriva a Milano il 5 e 6 luglio. Non solo una mostra fotografica, ma un evento articolato che unisce racconto, archivio visivo, performance e collettività, in programma presso lo spazio indipendente di via Ponte di Legno 9.
L’appuntamento segna un doppio traguardo: da un lato, la presentazione del nuovo libro di Enrico Rassu — una raccolta di testi autobiografici e riflessioni sul lavoro creativo, l’identità e i limiti imposti dai ruoli; dall’altro, la celebrazione del primo anno di No Ball Games, collettivo multidisciplinare fondato dallo stesso Rassu che negli ultimi mesi ha animato la scena urbana milanese con progetti artistici, installazioni e azioni condivise.
Sardo, classe 1996, Enrico Rassu ha iniziato con la macchina fotografica per raccontare da vicino le vite e le culture che attraversava. Dopo un periodo a Londra, è tornato in Italia con un approccio sempre più autoriale e multidisciplinare, dove la fotografia diventa mezzo e non fine. Ha collaborato con artisti come Gli Psicologi, Marracash, Madame, Majid Jordan, Roy Woods, Lous and the Yakuza, e con realtà come OVO Sound, adidas, Apple Music, Levi’s, Fujifilm.
Nel 2022 ha firmato con C.P. Company la mostra Marseille, Safe and Sound, e tra il 2023 e il 2024 ha realizzato il progetto Rosa’s Pills, dedicato alla salute mentale, con mostre a Roma e Trento. Nel frattempo ha fondato No Ball Games, collettivo e insieme dichiarazione politica: un modo per sottrarsi all’assegnazione di un’etichetta (“fotografo”, “curatore”, “artista”) e restituire centralità alla relazione, al gesto, alla presenza.
Questo lo scopo di Don’t Call Me Fotografo e dell’evento milanese: portare avanti questa visione, decostruire i ruoli, rifiutare la rappresentazione lineare, generare spazi aperti dove arte e comunità si incontrino senza mediazioni.
Al centro della due giorni, una selezione di 60 fotografie in bianco e nero scattate tra il 2017 e il 2025 tra Milano, Londra e New York. Tra i soggetti ritratti compaiono artisti internazionali come J Balvin, James Blake e nomi della scena italiana tra cui Dumbo, Club Dogo, Fabri Fibra. Le immagini, molte delle quali inedite, raccontano frammenti di vita, sottoculture giovanili, tour, graffiti e relazioni artistiche viste da vicino. Accanto all’archivio visivo saranno esposti anche estratti dal libro Don’t Call Me Fotografo, in uscita il 5 luglio, e un cortometraggio che approfondisce il significato del progetto.
Lo spazio sarà animato da una serie di interventi spontanei: performance musicali e artistiche, happening, un mixtape collettivo registrato dal vivo nella giornata di domenica e uno spazio dedicato alla convivialità. Nel cortile, una parete sarà trasformata in installazione permanente con la scritta “We are not what we do”, messaggio che sintetizza lo spirito aperto e anti-identitario di No Ball Games.
L’inaugurazione è prevista per sabato 5 luglio dalle 17:00 alle 23:00. La mostra sarà visitabile anche domenica 6 luglio, dalle 10:00 alle 19:00. L’ingresso è libero.
A supportare l’evento anche Urban Vision, che ha contribuito alla diffusione cittadina dell’iniziativa grazie ai propri schermi.