Avete mai visto i (folli) tatuaggi degli indipendentisti irlandesi? | Rolling Stone Italia
Independence on my skin

Avete mai visto i (folli) tatuaggi degli indipendentisti irlandesi?

Nella pelle degli indipendisti irlandesi è incisa una storia, e il fotogiornalista Erik Messori l'ha raccontata nei suoi scatti. Nelle istantanee di Messori c'è un’iconografia vastissima: armi, folletti, croci celtiche, il trifoglio di San Patrizio, l’arpa dei monaci benedettini, Che Guevara e Bobby Sands

Avete mai visto i (folli) tatuaggi degli indipendentisti irlandesi?

Credits: Erik Messori

Venticinque anni dopo gli accordi del Venerdì Santo, in Irlanda del Nord c’è ancora «lavoro da fare». Lo ha detto il premier britannico Rishi Sunak, pur consapevole di trovarsi in una situazione ben più facile rispetto ai suoi predecessori, chiamati a gestire trent’anni di violenza, attentati e morti. Nel 1998 il Premio Nobel per la Pace fu assegnato proprio al leader unionista protestante David Trimble e al suo collega socialdemocratico cattolico John Hume, ma l’aspirazione all’indipendenza dal governo di Londra di parte della popolazione irlandese, al Nord e nella Repubblica d’Irlanda, non è cessata.

Una storia che Erik Messori, fotogiornalista che è stato in Kosovo, Libia, Ucraina e Afghanistan, che ha scattato a Chernobyl e documentato disastri ambientali come quello delle miniere di carbone del Jharkhand in India, ha voluto raccontare attraverso i tatuaggi degli indipendentisti irlandesi, del Nord e del Sud. E proprio Independence on my skin, l’indipendenza sulla mia pelle, si intitola il libro che raccoglie le sue fotografie, in uscita in questi giorni per Corsiero editore.

Credits: Erik Messori

«Per me è il progettone della vita» ci racconta da Gualtieri (Re), dove è impegnato nell’allestimento dell’omonima mostra che è stata inaugurata lo scorso 29 aprile a Palazzo Bentivoglio. «Sono andato in Irlanda nel 2013, per coprire a livello giornalistico un’altra storia: in quel momento la Repubblica d’Irlanda era l’unico paese europeo in cui l’aborto era vietato, in qualsiasi condizione. Già che ero là, ne ho approfittato per fare dei servizi più commerciali, fotografando dei pub. Poi un pub tira l’altro, e invece di andare nei soliti locali turistici ho iniziato a frequentare questi posti molto borderline, ritrovi della classe operaia di Dublino. Lì, una sera, una persona mi ha fatto vedere alcuni dei suoi tatuaggi e ho capito che c’era da raccontare una storia profonda e quasi unica, attraverso l’intimità delle persone. Non c’è nulla di più intimo di un tatuaggio, e questi tatuaggi sono anche legati al vissuto delle persone, sia dal punto di vista ideologico sia da quello personale».

Credits: Erik Messori

Negli scatti di Messori, che per realizzare il progetto si è trasferito in Irlanda per oltre tre anni, è presente un’iconografia vastissima: armi, folletti, croci celtiche, il trifoglio di San Patrizio, l’arpa dei monaci benedettini, Che Guevara e Bobby Sands, eroe indipendentista che nel 1981 si lasciò morire in carcere in seguito a uno sciopero della fame attraverso il quale lui e i suoi compagni protestarono per il regime carcerario a cui erano sottoposti e per il mancato riconoscimento dello status di prigionieri politici. L’uso del proprio corpo accomuna Sands e gli irredentisti fotografati da Messori, idealmente uniti in una protesta contro gli oltre quattrocento anni di dominio britannico in Irlanda.

Credits: Erik Messori

«Il fuoco che cova sotto la cenere esiste» racconta il fotografo, «quelli del 1998 sono accordi che non hanno messo fine alla tensione tra fazioni che combattono la guerra di occupazione più lunga al mondo. Belfast è una città difficile, divisa da muri, sembra di stare nella West Bank di Gaza, dove c’è il muro tra palestinesi e israeliani. Ci sono dei cancelli che vengono aperti per dar modo alle persone di circolare attraverso zone della città che vengono aperte al mattino e chiuse alla sera. Ci sono taxi che portano nel quartiere cattolico e altri che portano nel quartiere protestante. Quasi non ci sono matrimoni misti e, quando ci sono, marito e moglie vanno poi a vivere da un’altra parte. La Brexit inoltre non ha facilitato le cose, perché quella irlandese è l’unica frontiera terrestre del Regno Unito. Anche lo scambio di persone e merci non è più regolato dagli accordi di Schengen: prima le persone potevano andare a trovare i parenti, ora certe tensioni si sono amplificate».

Credits: Erik Messori

Anche realizzare questo progetto non è stata una passeggiata. A Messori è capitato di venire prelevato a casa, a Belfast, di essere poi incappucciato e caricato su un’auto che lo ha trasportato fino a un’abitazione dove tre uomini mai visti prima gli hanno chiesto a muso duro cosa facesse lì e perché si occupasse di affari che non lo riguardavano. Il suo atteggiamento, quella volta e in altre occasioni analoghe, è stato quello dell’osservatore esterno. «Hanno accettato quello che facevo perché gli ho fatto capire che ero là per gettare una nuova luce su di loro e sulle loro motivazioni. Gli ho detto che altrimenti il mondo avrebbe continuato a pensare che fossero gentaglia» racconta.

Credits: Erik Messori

Gli indipendentisti del Nord e quelli del Sud, formalmente cittadini di due stati diversi, sono uniti nella comune rivendicazione dell’indipendenza dal governo di Londra. «Gli indipendentisti è più facile incontrarli al Nord» racconta ancora Messori, «perché sono quelli che vivono la situazione più difficile. Se sei irlandese cattolico e vivi al Nord, per esempio, hai più difficoltà a trovare un posto di lavoro nel pubblico. Molti di quelli del Sud spingono perché non vogliono abbandonare nessuno, considerano fratelli quelli del Nord e spesso sono loro parenti. Quelli del Sud lavorano molto sul lato politico, piuttosto che su quello armato. I primi indipendentisti comunque li ho incontrati al Sud, ci sono, si spostano, sono in contatto. C’è una grossa rete che è fondamentale per la loro battaglia. Quelli del Nord sono più monitorati perché vivono in territorio britannico. Molti soldi poi arrivano dalla comunità irlandese degli Usa, che ha molti agganci al Sud».

Credits: Erik Messori

Quella irlandese, conclude Messori, è una guerra persa da entrambe le parti. I giovani, inoltre, non vivono la questione indipendentista con la stessa intensità degli uomini e delle donne che ha fotografato nel suo libro. «Con gli accordi nessuno ci ha guadagnato» spiega, «nemmeno i protestanti dal punto di vista economico, perché non vivono certo in una zona fiorente. Le nuove generazioni non hanno dentro di sé lo stesso fuoco di quelle che le hanno precedute. Il giovane irlandese cittadino britannico ha più possibilità di lavoro a Londra di quante ne ha a Dublino e i loro coetanei irriducibili sono molti meno, spesso legati a famiglie che tradizionalmente hanno combattuto il sistema, ma in generale hanno perso il desiderio di ribellione che portava i loro nonni a costruirsi una molotov in casa».

Credits: Erik Messori