1UP: la crew più famosa al mondo arriva a Milano | Rolling Stone Italia
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1UP: la crew più famosa al mondo arriva a Milano

Ha inaugurato 'Tutt cous!' la prima mostra sul collettivo berlinese (ricercato dalla polizia) all'Avantgarden Gallery

1UP: la crew più famosa al mondo arriva a Milano

Un'immagine dell'apertura della mostra dei 1UP all'Avantgarden Gallery

Foto di Emanuele Polzoni

La Crew tedesca 1UP arriva a Milano e finalmente possiamo parlare di street art senza mezzi termini.

Sì perché sappiamo tutti che i grandi nomi internazionali, anche i più puri dei puri, adesso sono parte integrante dei mercati dell’arte e ai muri preferiscono la certezza di una tela, perché più facile da vendere. 1UP sta per “One United Power” ed è forse la crew di writers più famosa al mondo: la loro storia è bella perché anziché formarsi davanti a un muro da dipingere, sono nati grazie al fatto che un muro non ci fosse più, quello di Berlino, dalle cui ceneri è nata una delle più belle pagine della cultura underground del secolo scorso. Sono più o meno trenta persone gli 1UP, direi a occhio e croce dai 20 ai 45 anni, anche se vanno in giro mascherati. E il loro anonimato non è uno strumento per alimentare il mito come per Banksy, perché se lo street artist di Bristol viene rincorso dagli investitori, i ragazzi e le ragazze di 1UP vengono inseguiti dalla polizia: hanno a loro carico più di 300 denunce e pare che il commissariato di Berlino abbia istituito un corpo speciale per riuscire a beccarli. Vivono nell’illegalità perché la loro è arte di protesta, che sia in Indonesia, dove hanno creato il primo blockstyle subacqueo per denunciare la progressiva scomparsa della barriera corallina, o sui tram della capitale tedesca dove fanno blitz che manco i caschi blu dell’Onu, infatti riescono nel tempo di una fermata a colorare tutto il mezzo.

Sea Walls: Artists for Oceans - Bali, Indonesia

In questa mostra all’Avantgarden Gallery di Milano potete trovare veri e propri muri autoportanti o comunque oggetti urbani su cui è arrivata la loro tag, che è il loro modo per coinvolgere i visitatori nell’azione: lo scopo non è più stupire lo spettatore attraverso immagini e lettere ricercate, ma coinvolgerlo emozionalmente nella creazione del pezzo. Il titolo dell’esposizione è Tutt cous!, gergo dialettale che ci fa capire che la loro ambizione è di spingersi oltre, e forse che tra loro c’è pure qualche italiano (non potremo mai saperlo). Si potrà vedere fino al 15 giugno e nello spazio in questi giorni trovate persino un tatuatore che può imprimervi sul corpo una tag che non è una semplice scritta, ma una missione di solidarietà verso grandi temi. E guardando soprattutto i tetti dei palazzi che hanno marchiato a fuoco in giro per il mondo, spesso con l’argento perché si imprime bene e riflette, viene da pensare a come diavolo abbiano fatto ad arrivare fin là, a beffare la polizia un’altra volta.

Magari scopriremo che hanno qualche sbirro nella crew o forse semplicemente che le autorità berlinesi non siano così determinate a mettere la parola fine alla loro bellissima storia.

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