'Rules of Engagement': Wunderkammern riapre la stagione con una doppia personale | Rolling Stone Italia
Arte

‘Rules of Engagement’: Wunderkammern riapre la stagione

Mark Jenkins e Rero avevano già esposto singolarmente nella sede romana della galleria, sbarcata a Milano l’anno scorso, inaugurando il nuovo spazio con Blek le Rat, il padre di Banksy

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La galleria Wunderkammern viaggia spedita e decide di aprire la stagione raddoppiando, con una doppia personale degli artisti Mark Jenkins (USA, 1970) e Rero (Francia, 1983) che inaugurerà domani. I due avevano già esposto singolarmente nella sede romana della galleria, sbarcata a Milano l’anno scorso e inaugurando il nuovo spazio con Blek le Rat, il padre di Banksy.

Rules of Engagement è un’esposizione doppia fin dal significato: le regole di ingaggio sono i precetti militari in guerra, i termini nei quali si vuole rinchiudere un odio consentito, come se si potesse razionalizzare la lotta e normalizzare la violenza. Allo stesso tempo, l’engagement è il fidanzamento, la promessa di matrimonio, nell’illusione che un contratto all’amore possa essere rispettato in quanto tale. Rules of Engagement come autorizzazione alla violenza da una parte e all’amore dall’altra. Jenkins e Rero senza prosopopea o presunzione cercano di suggerire una nuova via, un punto di vista che si fa punto di fuga, dove far convergere le rette parallele di chi crea e chi osserva, mandando in frantumi l’indifferenza e l’apatia che ci raggiunge sempre. Persino agli opposti confini del mondo.

Mark Jenkins lo fa certamente nel più frontale dei modi, coinvolgendo direttamente chiunque lo incroci, diventando una sorta di “artista obbligatorio”. L’arte e la vita sono una cosa sola, dove finisce una non può che finire l’altra e lo vuole dimostrare con le sue sculture sorprendenti e turbanti. Capisce che l’istituzionalità oggi non abita nella sacralità di un museo, ma nei luoghi violabili e tangibili. Compie un movimento inverso rispetto al percorso dell’arte urbana: da movimento degli ultimi, nato come segno di protesta nelle periferie delle città americane, negli anni ’80 l’urban art abbandona la residenza fissa dei muri, per assurgere all’olimpo dell’arte. I mercati si accorgono di quelli che fino a poco prima erano considerati imbrattatori e le gallerie e i musei più importanti del mondo sono pronti a puntare sull’universo dei graffiti. La street art individua in Jean Michel Basquiat e Keith Haring due super star difficilmente raggiungibili per fama, e qualche anno dopo sui muri di Bristol cominciano a comparire alcuni segni inconfondibili, che appartengono a un ragazzino destinato a scalzare i due dal podio della riconoscibilità artistica dei writer e che si farà conoscere al mondo col nome di Banksy.

Jenkins invece non ha bisogno di vestirsi da profeta eterodosso, da oracolo contestatore, perché sa che non c’è più ortodossia e dunque non può esistere eresia. Quel cortocircuito un tempo così divertente da profeti eretici ha stufato, e allora Jenkins sfonda il muro della disattenzione collettiva e ci costringe a trovarci faccia a faccia con le sue opere, privandoci del comfort del sentirsi parte di una massa, perché le sue opere vanno affrontate individualmente. Potete sentire che persino la galleria in questa esposizione si sta spogliando della sua funzione e assume i connotati di un palcoscenico cittadino, dove chiunque di voi è chiamato a recitare.
Rules of Engagement Mark Jenkins

Rero invece si tiene in bilico sul filo dell’equivoco. È poetico, sofisticato. Non abbiamo a disposizione il filtro della storia per l’arte contemporanea, quindi non so se possiamo dire che sia una visione concettuale la sua. La tecnologia è l’oracolo moderno e questo ci ha portati a deperire la parola, a renderla un orpello inadeguato ai tempi. Cosa ce ne facciamo della parola, quando abbiamo a disposizione l’universo tecnologico? Quanto può valere un insieme di lettere dinnanzi al potere dell’immagine? Ecco che allora Rero utilizza il Verdana, il carattere più comune del linguaggio informatico, e lo proietta nel contesto urbano. L’ambiente nel quale penetra cambia ottica, e ce lo mostra come un salvaschermo reale che ci confonde all’inizio, ma ci costringe a cedere alla curiosità dopo grazie a un segno di cancellatura, una fitta linea nera che ha il sapore della censura. Non è un modo per negare la parola, anzi ci spinge a scoprirla grazie al gusto del proibito.

L’idea di questa mostra a noi è piaciuta molto e quindi in galleria potrete vedere che anche Rolling è presente, come media partner dell’esposizione.

Mark Jenkins e Rero – Rules of Engagement
Dal 20 settembre al 28 ottobre 2017
Vernissage mercoledì 20 settembre, 18.30 – 21.30
Presso la galleria WUNDERKAMMERN in via Ausonio 1A, Milano (M2 e Autobus 94 fermata Sant’Ambrogio)

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