A Twin Peaks la cherry pie non è buona come dice David Lynch | Rolling Stone Italia
un poema epico a metà

A Twin Peaks la cherry pie non è buona come dice David Lynch

Siamo stati nei luoghi in cui il regista e Mark Frost hanno ambientato la serie che ha cambiato tutto. Per vedere se avremmo incontrato Audrey Horn per i corridoi, o se saremmo cambiati un po' anche noi

Double R Diner

Il Double R Diner

Foto: X

Mondo reale e onirico. Su questi due piani si è sviluppata la cinematografia, l’arte e anche la vita di David Lynch. Il dubbio che quello che vediamo nello schermo non sia la realtà (di una finzione) ma un bellissimo-bruttissimo sogno è una delle tante idee che il regista ha innestato nella nostre menti. Ma, se scegliete di credere alla realtà del mondo che ci circonda e volete sapere com’è veramente uno dei luoghi più significativi del suo lavoro, siete nel posto giusto. Parliamo di Twin Peaks, cioè di Snoqualmie e North Bend, cittadine dello Stato di Washington, poco fuori Seattle.

L’omicidio di Hazel Drew, un fatto di cronaca avvenuto nel 1908 a Sand Lake, ha ispirato le vicende del Twin Peaks narrato poi da Mark Frost e David Lynch. Sand Lake, paesino dello Stato di New York, è un luogo tranquillo, circondato dai boschi e con addirittura una cascata. Aveva tutti gli elementi per diventare Twin Peaks, eppure non fu scelta come location per le vicende di Laura Palmer e Dale Cooper. Molte affinità paesaggistiche le ritroviamo nello Stato di Washington, dall’altra parte degli Stati Uniti, vicino al lago Sammamish e al monte Taylor, dove avvennero altri fatti di cronaca nera riguardanti il serial killer Ted Bundy. Nel 1989, David Lynch, regista ormai maturo con all’attivo quattro film (Eraserhead, The Elephant Man, Dune e Velluto blu) e tre nomination agli Oscar, trova a Snoqualmie e North Bend l’habitat perfetto per il suo successivo capolavoro.

Senza piacevolmente perdersi in un’analisi di Twin Peaks – un bellissimo esercizio per la mente e il cuore in cui indugio periodicamente – passiamo al racconto dei luoghi della serie. Da buon fan ho deciso di visitare la zona, scoprire se si respira aria di mistero e se, come dice l’agente speciale Dale Cooper, i Douglas firs profumano così intensamente e le torte di ciliegie sono davvero eccezionali. Partiamo dalla sistemazione per la notte, cioè il Great Northern Hotel. Come per l’Overlook di Shining, anche per il Great Northern gli interni e gli esterni non coincidono nella realtà. I caratteristici interni in legno con le decorazioni ispirate all’arte murale dei nativi americani si trovano da un’altra parte, al Kiana Lodge di Poulsbo, sempre nello Stato di Washington. Gli esterni invece, quelli dell’iconica sigla, presenti anche in ogni episodio per introdurre le vicende che riguardano Benjamin Horne e la figlia Audrey, con la cascata e l’edifico nello sfondo, sono a Snoqualmie. L’hotel ha 4 stelle, si chiama Salish Lodge & Spa e ha una fantastica terrazza, proprio sopra la cascata, dove si può mangiare ammirando la natura circostante.

great northern hotel

Il Great Northern Hotel. Foto: Niccolò Sandroni

La clientela è composta quasi del tutto da persone che della serie di Lynch sanno poco e che si trovano qui solo per rilassarsi, lontano dalla frenesia delle grandi città. Prevalentemente pensionati e gente che cerca aria fresca. Per questo motivo, mi sono stupito quando, durante il pranzo, ho notato un signore seduto insieme alla famiglia, davanti a me, con indosso una t-shirt tempestata di gufi (senza alcun riferimento specifico alla serie, solo gufi). L’uomo, probabilmente non un cultore della materia lynchiana ve lo assicuro, con la sua bizzarra maglietta mi ha ricordato una delle tre profezie del Gigante dette a Cooper, proprio qui al Great Northern/Salish Lodge: «I gufi non sono quello che sembrano».

the owls are not what they seem

Dopo aver mangiato un ottimo hamburger con bacon alto e croccante, esploro la zona (senza perdere mai di vista l’uomo con la maglietta con i gufi, non si sa mai). A fianco della struttura c’è un percorso che conduce a una vista panoramica e prosegue poi fin dentro un fitto bosco che nella serie abbiamo conosciuto con il nome di Ghostwood National Forest. Se cercate la Loggia Nera è qui che dovete addentrarvi (è un caso che proprio in questo sentiero veda per l’ultima volta l’uomo con la maglietta con i gufi? Mi tornano in mente altre parole, questa volta del nostro agente speciale preferito: «Quando due eventi separati si verificano simultaneamente riguardanti lo stesso oggetto di indagine, dobbiamo sempre prestare molta attenzione»).

great northern hotel

Foto: Niccolò Sandroni

Come detto, gli interni del Salish Lodge non sono gli stessi visti in Twin Peaks, ma hanno comunque il loro pregio, con dettagli in legno, camino in camera e una bella vista. Si dorme davvero bene in questo hotel. L’atmosfera è ottima: di notte si può riposare a finestra aperta sentendo sì un po’ di freddo, ma anche il rumore del fiume e, al mattino, quello dei boscaioli alle prese con qualche albero. Insieme alla cascata, ai piedi del Salish Lodge/Great Northern c’è anche una centrale elettrica, costruita nel 1910. Questa struttura ha poi influenzato Twin Peaks, specialmente in Il ritorno, con il tema dell’elettricità? Mi piace pensare di sì.

Ovviamente ho cercato di sentire l’odore dei Douglas firs. L’aspetto e il profumo di questi abeti tipici dello Stato di Washington e dell’Oregon hanno incantato Dale Cooper fin dal suo arrivo in città. Eppure, c’è qualcosa che non torna, perché i Douglas firs non hanno alcun odore. Un gentilissimo autista di Lyft, che mi ha scarrozzato dappertutto dandomi numerose informazioni, mi ha confermato quello che le mie narici avevano anticipato: non c’è alcun particolare profumo proveniente da questi “maestosi abeti”, dopodiché mi ha regalato una pigna del medesimo albero, come ricordo del mito sfatato. Discorso diverso per un pino che popola la zona, il Ponderosa, che infatti rilascia un odore simile alla vaniglia e al caramello. Forse Cooper e Truman (e quindi Lynch) si riferivano a questo e non al Douglas fir? Difficile che l’autore abbia fatto un errore del genere, più probabile che ci sia un motivo ben preciso, uno dei tanti misteri che contribuiscono a rendere così complessa la sua opera e che magari scopriremo in futuro.

A pochi chilometri dal Salish Lodge, in una strada secondaria, si trova il punto dove Kyle MacLachlan annuncia il suo ingresso a Twin Peaks, ma nella realtà stiamo lasciando Snoqualmie per entrare a North Bend. Il famoso cartello d’ingresso, dove tanto sognavo di fare una foto ricordo, oggi purtroppo è stato rimosso. Tuttavia, durante il tragitto ho constatato come i due paesi siano pressoché identici a quanto visto nella serie e nel film di Lynch: non è difficile infatti riconoscere l’incrocio dove Laura e Leland in Fuoco cammina con me hanno un confronto abbastanza teso (seguito poi dall’ingresso in scena di Mike/L’uomo con un braccio solo), il parco roulotte in cui abitano Carl (Harry Dean Stanton) e Becky (Amanda Seyfried), il ponte dove viene ritrovata Ronette Pulaski oppure la celebre curva dove Laura decide di salutare per sempre James scendendo dalla sua moto addentrandosi poi nel bosco.

A North Bend c’è anche la DirtFish Rally School. Presentato così, questo luogo non vi dirà nulla e interesserà solo eventuali appassionati di rally. E invece riguarda anche noi “malati” di Twin Peaks. Qui infatti ha sede la centrale di polizia locale. La struttura, seppur destinata a altro scopo, è rimasta inalterata. I dipendenti sono gentilissimi, mi hanno fatto sedere alla postazione di Lucy e fatto fare un tour degli interni, sala riunioni compresa, cioè la stanza che un tempo ospitava “il sogno di ogni poliziotto”: un tavolo ricoperto di ciambelle. Nel parcheggio c’è addirittura il fuoristrada dello sceriffo Truman e, se si allunga lo sguardo, si può notare anche un’ecomostro in decomposizione. Dopo un attento esame, l’edificio risulta essere la segheria Packard, proprio a due passi dalla stazione di polizia. Lo stabile era effettivamente una segheria, ma non è più in attività dal 2003. «Da tempo per queste strade non si vedono più quei grandi camion con i rimorchi pieni di tronchi», mi dice con nostalgia il gentile autista di Lyft.

Great Northern Hotel

Foto: Niccolò Sandroni

Ma arriviamo al dolce, cioè al Double R Diner, che nella realtà si chiama Twede’s Cafe. Gli esterni e gli interni sono molto simili a quanto visto negli episodi e guardandomi intorno percepisco ottime vibrazioni. Dopo essermi preso alcuni minuti per guardare i booth, le torte in attesa di essere servite e qualche bislacco personaggio seduto ai tavoli, oltre a numerosi fan. Sono pronto per l’esperienza. Dentro di me ripeto le parole di Gordon Cole/David Lynch: «Ho intenzione di scrivere un poema epico su questa torta stupenda».

double r diner twin peaks

Foto: Niccolò Sandroni

Purtroppo, il primo contatto con il personale fa scricchiolare i miei sogni. Era davvero così difficile scegliere di indossare le medesime divise di Norma e colleghe? Non che la vita debba essere un cosplay perenne, ma visto che tutto il locale è tempestato di reference alla serie, perché non farlo anche per il look del personale? Passiamo alla torta. Ne ordino due porzioni, giusto per essere sicuro, insieme ovviamente a una tazza di caffè «nero come la mezzanotte di una notte senza luna». Arriva tutto subito e io mi tuffo sul dolce senza esitazioni, ustionandomi il palato: era stato riscaldato in microonde pochi istanti prima. Nel complesso la cherry pie non era malaccio, ma nemmeno così buona da scriverci un poema, ecco. Di sicuro Norma Jennings avrebbe qualcosa da dire in merito a come vanno le cose al Double R e io esco soddisfatto a metà. Questa almeno era la mia impressione “a caldo”, quella che ho scritto nelle note dell’iPhone e che riporto ora, ma se mi incontri per strada e mi chiedi com’era, è molto probabile che i mille rewatch di Twin Peaks corrompano i ricordi e mi facciano dire «hanno una torta di ciliegie lì che è da morire».

double r diner

Foto: Niccolò Sandroni

double r diner

Foto: Niccolò Sandroni

Purtroppo non sono passato dalla casa di Laura, che si trova a Everett, non troppo distante da North Bend. Il tempo a mia disposizione a Twin Peaks era finito. Ma se ci fossi andato avrei suonato il campanello per vedere chi mi avrebbe aperto, se Sarah Palmer o la signora dell’episodio 18. Se fosse stata quest’ultima, avrei sicuramente chiesto che anno fosse, gridando poi a squarciagola.