10 lezioni fondamentali che Piero Angela ci ha lasciato in eredità | Rolling Stone Italia
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10 lezioni fondamentali che Piero Angela ci ha lasciato in eredità

Dall'amore per il jazz al ruolo della politica nella società, dalla divulgazione scientifica alle emozioni provate durante la notte dell'allunaggio: perché lo sguardo sul mondo del conduttore di SuperQuark ci mancherà moltissimo

10 lezioni fondamentali che Piero Angela ci ha lasciato in eredità

Foto via Getty

Aveva iniziato quando la televisione non c’era ancora e se n’è andato annunciato da un tweet. “Buon viaggio papà”, ha scritto il figlio Alberto. Piero Angela, scomparso ieri a Roma all’età di 93 anni, è stato il divulgatore per eccellenza della nostra tv, segnandone in maniera indelebile la storia, come ricordato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha sottolineato il grande merito del giornalista: «Avvicinare fasce sempre più ampie di pubblico al mondo della cultura e della scienza, promuovendone la diffusione in modo autorevole e coinvolgente».

Con i suoi programmi di divulgazione, Quark su tutti, Piero Angela ha svolto con successo «un lavoro artigianale che traducesse un sapere oggettivamente complicato per un pubblico desideroso di conoscere, ma dotato di scarsi strumenti», come ha detto in un’intervista rilasciata ad Antonio Gnoli su Repubblica. «La divulgazione è importante» ha detto nella stessa intervista di nove anni orsono, «perché il nostro Paese è a vocazione letteraria e giuridica e non ha ancora ben chiaro il ruolo della ricerca, dell’innovazione tecnologica e come tutto ciò sia il vero requisito per creare ricchezza. Non sto parlando dei soldi. O della finanza. Ma dell’opportunità di dare lavoro, pensioni, sanità». Nove anni più tardi, non c’è bisogno di sottolineare come questi siano ancora problemi da affrontare.

Dopo una giornata costellata dai ricordi di Piero Angela, abbiamo deciso di affidarci ad alcune delle tante occasioni in cui è stato lui stesso a esprimersi su temi di attualità e sugli argomenti che gli stavano più a cuore, su tutti il suo grande amore per la musica.

Piero Angela e il jazz

Studiavo ingegneria al Politecnico, ma in realtà l’ambizione era quella di fare musica. Pianoforte. Avvertivo il fascino americano, eravamo nel dopoguerra, m’innamorai del jazz. Nel ’48 mi ero procurato un visto di fortuna grazie a un professore del Conservatorio per andare a Nizza ad ascoltare Louis Armstrong (da un’intervista rilasciata a Dario Cresto-Dina per Repubblica).

Piero Angela e la divulgazione scientifica

La notte della Luna ero a New York, davanti a un maxischermo a Central Park. C’era la folla dei newyorkesi che assistevano con emozione all’allunaggio. L’atmosfera era tesa e quando finalmente arrivò l’annuncio (“L’Aquila è atterrata!”) ci fu un’esplosione di felicità, la gente si abbracciava, ballava, piangeva, altri stappavano bottiglie. Era la fine di un incubo perché, forse non è stato detto abbastanza, ma quella sera il rischio era altissimo. E poi si trattava di una specie di finale del campionato del mondo, nel senso che si era vinta la sfida con l’Urss. Quella sera decisi che mi sarei dedicato alla divulgazione scientifica (da un’intervista rilasciata ad Alessandra Lemme per LaPresse).

Piero Angela e la sigla di Quark

Vivevo ancora a Bruxelles e lavoravo per la Rai quando andai a sentire i Swingle Singers. Mi piacquero, comprai un disco e trovai l’Aria. Era perfetta: Bach è il mio musicista preferito, l’intreccio delle note è straordinario. Poi i Swingle Singers seppero dargli un ritmo jazz senza toccare una nota, e questo prova che Bach era un jazzista. Infine, le sigle allora erano tutte trionfanti mentre io volevo dire: “Calma, distendetevi” (da un’intervista rilasciata a Elvira Serra per il Corriere della Sera).

Piero Angela e l’amore

Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un’unica immagine: quella di lei (o di lui). Questa immagine viene vista, rivista, ripassata come in un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persino tremore. La persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha, vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo. L’amore, dunque, colpisce in modo subdolo, spesso improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente e invade tutto l’organismo, come un’endovenosa che si diffonde capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire. Provocando, a volte, una narcosi totale (da Ti amerò per sempre, Mondadori).

Piero Angela e la musica

La musica fa bene. Quando suono Bach al pianoforte provo un grande piacere fisico, ma la musica dei grandi classici, straordinaria, ha un limite: trasforma il pianista in un interprete. Invece il jazz lascia più spazio alla creatività. Creare musica e fare musica insieme agli altri ha un grande valore educativo. Nella mia vita fare musica è fondamentale. Anche oggi, se ho qualcosa di traverso e sono di cattivo umore, suono un po’ il pianoforte e mi passa tutto» (da un’intervista rilasciata a Roberto Zichittella per Famiglia Cristiana).

Piero Angela e le coppie omosessuali

Oggi finalmente le coppie omosessuali hanno potuto trovare la liberazione da una repressione terribile durata tutta la storia. Hanno esattamente lo stesso percorso delle altre coppie: attrazione, innamoramento, gelosia, tradimento, vita di coppia, figli. Hanno sentimenti, amori, passioni, esattamente come le coppie eterosessuali (da un’intervista rilasciata a Fabio Fazio a Che tempo che fa).

Piero Angela e i social

Non sono né su Facebook né su Twitter, non ho nessuna chat. Niente. Dico sempre che mi piace navigare su un’altra tastiera, quella del pianoforte. Tutto il tempo che gli altri spendono per questi interventi io lo dedico alla musica (da un’intervista rilasciata a Mario Manca per Vanity Fair).

Piero Angela e il cambiamento climatico

Quello che emerge da tutte le conferenze sul tema è che le cose si predicano ma si fanno solo in parte e molto lentamente. Molti si chiedono se ormai non sia già troppo tardi, perché in realtà non c’è una vera mobilitazione per attuare le cose proposte. Forse, invece di prevenirli, è ormai il caso di far fronte ai cambiamenti, che sarebbero comunque inevitabili (da un’intervista rilasciata a Marco Leardi per Il Giornale).

Piero Angela e la politica

Oggi c’è un forte risentimento contro la classe politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i costi, l’arroganza, l’inefficienza, la corruzione. Ma in realtà esiste una questione molto più profonda che riguarda il ruolo stesso della politica nella società. È radicata l’idea che sia la politica a determinare il benessere di un paese. E che, cambiando maggioranza, o cambiando leader, si possano ottenere cose che in realtà non dipendono dalla politica. E che non dipendono neppure dalla capacità di lottare per ottenerle. Questo non significa che la politica non sia importante, anzi. Ma soltanto se riesce a stimolare e a far crescere in modo prioritario quei “software”, quei motori dello sviluppo che sono i veri produttori di ricchezza. E anche i veri attrattori di investimenti (da A cosa serve la politica?, Mondadori).

Il lascito spirituale di Piero Angela

Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese (dal messaggio pubblicato nei giorni scorsi sul sito di SuperQuark).