8 cose che abbiamo imparato su ‘Blinded by the Light’, il nuovo film su Springsteen | Rolling Stone Italia
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8 cose che abbiamo imparato su ‘Blinded by the Light’, il nuovo film su Springsteen


La regista Gurinder Chadha e lo sceneggiatore Sarfaz Banzoor raccontano tutti i segreti della pellicola indie che ha conquistato il Sundance, la storia di un ragazzo anglo-pakistano che trova speranza nella musica del Boss

8 cose che abbiamo imparato su ‘Blinded by the Light’, il nuovo film su Springsteen

Blinded by the Light

Foto: Nick Wall/Warner Bros. Pictures

Sarebbe facile pensare che il nuovo film Blinded by the Light – la bella storia di un teenager anglo-pakistano cresciuto nell’Inghilterra degli anni ’80 e della speranza che ha trovato nella musica di Bruce Springsteen – faccia parte della nuova moda di Hollywood di sfruttare le biografie del rock (Bohemian Rhapsody, Rocketman, Yesterday e chissà che altro in futuro). In realtà, anche se il trend non ha fatto per niente male al debutto del film al Sundance, Blinded by the Light è un film indipendente a basso budget, un passion project basato sulla storia del giornalista Sarfraz Manzoor (raccontata nella biografia Greetings From Bury Park) e girato da Gurinder Chadha (Sognando Beckham), anche lei grande fan del Boss. Springsteen stesso è un grande amante del libro di Manzoor, che ha gettato le fondamenta per un film che trae vita dalle sue canzoni. Chadha e Manzoor (che ha scritto la sceneggiatura con Chadha e Paul Berges) ci hanno raccontato la genesi del film. Ecco cosa abbiamo scoperto.

BLINDED BY THE LIGHT – Trailer ufficiale

1Per Chadha il film è un musical social-realista, con un messaggio universale perfetto per l’era di Trump e della Brexit

“Nessuno di noi si aspettava che il film sarebbe stato così attuale al momento dell’uscita”, dice la regista. “È rilevante in tutto il mondo. Attraverso le splendide parole di Bruce Springsteen vogliamo mostrare una strada diversa, una versione diversa della società. Come ha detto una volta: Nessuno vince se non vincono tutti”.

Manzoor aggiunge: “Credo che una delle ragioni del successo del film sia che offre gioia e speranza in un’epoca triste e afflitta. All’improvviso ti rendi conto che è possibile, per un ragazzino musulmano cresciuto in Inghilterra, adorare l’idea dell’America e venerare una tipica icona americana”.

2Manzoor ha fatto fatica ad abituarsi agli elementi “fantastici” del film

Per esempio: la sua controparte cinematografica, Javed, è in conflitto con il padre – nella vita reale, Manzoor non avrebbe mai parlato con il suo. “Ho dovuto dirgli che il personaggio era ispirato a lui, ma che era diverso”, spiega Chadha. “Ho dovuto aggiungere momenti che non sono parte della sua vita. Ma il nucleo del personaggio è lo stesso, un ragazzo di 16anni che scopre Bruce Springsteen in un momento molto difficile”.

Manzoor, inoltre, era scettico sulla sottotrama romantica del film. “All’epoca non avevo una fidanzata. E per me, il film era un buddy movie, un film su padri e figli. Adesso capisco, perché regala alla storia un’altra dimensione. Ma nella realtà non ero così interessato alla famiglia”, dice. C’è una scena, però, che ha cancellato subito, dove il personaggio si ubriaca: “Sarebbe stato troppo strano per me”.

3Springsteen ha personalmente approvato una scena in cui viene mostrato un attacco razzista sulle note di Jungleland

“Mentre giravo quella scena non riuscivo a togliermi il sax dalla testa”, dice Chadha. “Ma ero di fronte a un grosso dilemma: la scena parla d’odio, e io amo Jungleland. Più tardi, quando sono andata a vedere Bruce on Broadway, ho incontrato Springsteen e gli ho chiesto se potevo usare la canzone per quella scena. Gli ho detto che volevo usare il sax di Clarence Clemons su una marcia fascista. Ma non potevo farlo senza il suo permesso. Mi ha guardato e mi ha detto: “Credo che a Clarence sarebbe piaciuta molto”.

4Chadha ha scoperto solo di recente che Patti Scialfa è stata fondamentale per il film


“Ora che ho parlato con Patti”, dice la regista, che l’ha incontrata alla prima ad Ausbury Park, “ho capito che tiene molto alla causa delle donne. È una grande fan di Sognando Beckham, ed era lei che continuava a ripetere a Bruce: quella Gurinder… ha talento”.

5Manzoor spera che i dettagli culturali rendano il film un’opera universale


“Mentre ero a Luton, le canzoni di Bruce mi parlavano. Sembra una storia molto specifica, ma in realtà è universale”, dice. “Ho cercato di dimostrarlo fatto con il mio lavoro e con il film. Non è direttamente collegato alla mia cultura o al mio paese, è universale tanto quanto la musica di Springsteen”.

6Il mix tra oscurità (il razzismo e la xenofobia del Fronte Nazionale) e gioia esagerata (una sequenza sognante sulle note di Born to Run) riflette la storia di Chadha


“Negli anni ’80 c’era davvero tanto razzismo, povertà, c’erano molte difficoltà”, dice. “Ma non voglio girare film bidimensionali, che si limitano a puntare il dito. Chi non viene dal mio background… riduce le nostre vite ai nostri problemi, invece sono piene di gioia, amore e feste. E io, che faccio la regista, devo trovare il linguaggio giusto per raccontarti le difficoltà, ma anche le cose belle. Devo trovare un modo per raccontare le mie storie, e per farlo devo essere finanziata da gente che potrebbe non capire il mio punto di vista”.

“La mia identità è molto complessa. Sono multilingue e ho una cultura mista. Chi è monolingue e mono-culturale spesso non capisce cosa significa. Posso camminare per strada e imbattermi in scene di puro razzismo e poi, dieci minuti dopo, ritrovarmi a casa felice con i miei bambini. Non voglio dare a nessuno la soddisfazione di definire la mia vita con razza e razzismo. Qualcuno potrebbe dire che i miei film sono stucchevoli, ma per gente come me sono esperienze emozionanti, perché sto dando voce a questa complessità”.

7Sono tutti consapevoli che una scena del film – Javed ascolta una versione in studio Because the Night nel 1987 – è tecnicamente impossibile


Manzoor preferisce pensare che si tratti di un bootleg introvabile.

8Manzoor non vuole pensare al futuro dopo il film


“Invece che preoccuparmi subito per la prossima montagna da scalare”, dice, “voglio godermi il momento. Credo che queste siano cose che capitano una volta nella vita. Non so se mi succederà qualcosa di altrettanto bello. Ma forse farò come Springsteen: ogni volta che fa qualcosa è sempre grandioso. Dopo The River ha scritto Nebraska; dopo Born in the U.S.A. ha fatto Tunnel of Love. Quindi forse il segreto è non cercare di fare un blockbuster dopo l’altro, ma restare fedeli alle storie che si vogliono raccontare.

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