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Buon compleanno, Bob Dylan!

Dieci canzoni per ripercorrere la vita, la musica e la leggenda del menestrello di Duluth

Buon compleanno, Bob Dylan!

Nessun musicista ha avuto tanta influenza sulla sua epoca come Bob Dylan. Il menestrello di Duluth è stato tante cose diverse: folksinger, rockstar ribelle, poeta, vite opposte ma tutte fondamentali, impossibili da separare l’una dall’altra. Mito, leggenda, quello che volete: l’opera di Dylan è più della somma delle sue parti, e riassumerla in una lista di brani è un’operazione tanto difficile quanto vana. Ma oggi è il suo compleanno, giornata di festeggiamenti: qui sotto 10 canzoni fondamentali, dieci spunti per scoprire, o riscoprire, le storie meravigliose che ha messo in musica.

10. “Every Grain of Sand”

«È come uno dei salmi di Davide», dice Bono di Every Grain of Sand, la ballata tratta da Shot of Love che chiude con semplicità la fase cristiana di Dylna. Divisa tra misticismo blakiano e risonanze bibliche, la canzone è una preghiera di salvezza. Con la partecipazione della voce gospel di Clydie King: «Ho i brividi anche quando la sento respirare», dice Dylan. Every Grain of Sand è di un’umiltà toccante (“Sometimes I turn, there’s someone there, other times it’s only me”). Come dice Bono, «Dylan smette di piangere contro il mondo, si gira e si ritrova in ginocchio». Dylan più tardi descriverà Every Grain of Sand come «un’ispirazione che mi è arrivata… Mi sono sentito come se stessi scrivendo parole che arrivavano da altri luoghi».

9. “Visions of Johanna”

Visions of Johanna è un tour de force. Un esteso racconto di una notte dentro New York City, ricca di dettagli pittorici e di desideri erotici. Johanna potrebbe anche non essere reale. Ma è una droga. «È straordinario», Bono ha detto una volta. «Ha scritto una canzone in apparenza su una ragazza, con delle notevoli descrizioni di lei, ma non è la ragazza che ha in mente! È qualcun’altra!». Il capolavoro di Dylan riguardo l’ossessione – scritto, ironicamente, poco dopo il suo matrimonio nel 1965 – era un inno sulla passione già per se stesso.

8. “Mr. Tambourine Man”

«All’epoca di Mr. Tambourine Man, penso che Dylan si stesse ritrovando come poeta», dice David Crosby. «Stava imparando ad essere bello da leggere. Ho visto Bob a New York alcuni anni prima. Tutti stavano parlando di lui. L’ho visto suonare e ho pensato “Cazzo, posso cantare meglio di così, perché tutti parlano di lui?”. Poi ho iniziato ad ascoltare davvero. E sono quasi scappato, in quel momento. A dire il vero, penso che i Byrds siano stati i migliori traduttori di Bob. Non ha immaginato questa canzone nello stesso modo in cui l’abbiamo fatto noi. Quando è arrivato allo studio dove stavamo provando e ci ha sentito fare questo pezzo, è rimasto di stucco. Penso che ascoltare la nostra versione l’abbia fatto diventare un rocker. Ha pensato, “Aspetta, questo è il mio pezzo!”, e ha sentito come avrebbe potuto essere diversa».

7. “It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)”

«Non so come sono arrivato a scrivere questi pezzi», ha detto Dylan nel 2004, parlando di It’s Alright, Ma. «Ho provato a mettermi a scrivere qualcosa come quello. L’ho fatto una volta, e posso fare altro ora. Ma non quello». Scritta a Woodstock nell’estate del 1964, mentre i suoi compari della scena folk, Joan Baez e Mimi e Richard Fariña, erano ospiti a casa di Dylan It’s Alright, Ma è una transizione dai testi politici verso una visione di “life, and life only”: al posto di puntare il dito contro un particolare problema culturale, la canzone demolisce tutte le macerie, dichiarando che tutto è vanità, ipocrisia e semplice propaganda.

6. “I Shall Be Released”

Con il suo semplice ed evocativo racconto di un prigioniero che prega per la libertà, questo inno rock è parte di un tentativo di Dylan di allontanarsi dal suo immaginario degli anni Sessanta. Il risultato è una delle canzoni più amate di Dylan, incisa per la prima volta durante le registrazioni del 1967 di Basement Tapes. Anni dopo, a metà degli anni Ottanta, David Crosby cantava il ritornello del pezzo a se stesso – “Any day now, any day now/I shall be released” – nella sua cella in Texas, mentre scontava nove mesi per porto di armi e di droga. «L’ho scritta sul muro», ha ricordato. «Ci ho messo ore. Ma l’ho fatto. E mi ricordo di essermi sentito sollevato».

5. “All Along the Watchtower”

Si potrebbe dire che i buffoni e i ladri sono i due poli dell’arte di Dylan, e questo capolavoro su un buffone (che pensa di essere stato rapinato) e un ladro (che pensa che sia tutto uno scherzo) va direttamente al cuore del suo lavoro. Watchtower è tra i pezzi più ossessivi di Dylan, costruito su un arrangiamento austero e il parlato di Dylan. La rilettura di Jimi Hendrix del pezzo è una delle poche cover di Dylan che ha avuto dei riflessi sul modo in cui Dylan stesso ha iniziato a suonare la canzone. «Suonava come le avrei fatte io se fossi stato nei suoi panni», ha detto Dylan di Hendrix.

4. “Just Like a Woman”

La più raffinata ballata di Dylan non è una canzone d’amore. Just Like a Woman è un ritratto complesso di adorazione e di disappunto, scritta come una canzone di vendetta ma cantata come se fosse un rimpianto. Dylan non ha mai specificato da dove arrivasse l’ispirazione. Il pezzo è anche una delle prime performance country-rock del cantautore. «Si potrebbe ascoltare i dettagli di questo pezzo per una vita», ha detto il cantautore Jimmy Webb. «Mi meraviglio ancora di che meraviglioso pezzo sia questo».

3. “Tangled Up in Blue”

«Questo pezzo mi ha preso 10 anni per viverla e due per scriverla», diceva spesso Dylan prima di suonare Tangled Up in Blue dal vivo. Il suo matrimonio si stava sgretolando nel 1974 mentre scriveva quella che sarebbe diventata la traccia di apertura di Blood on the Tracks, la sua riflessione più personale sul dolore e sulla nostalgia. Dylan ha suonato questo pezzo in modi molto diversi dal vivo, ma raramente ha reso così bene come sull’album, con un misto di emozioni e di folk tradizionale americano.

2. “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”

La più grande canzone di protesta dal più grande cantante di protesta del suo tempo: sette minuti che mettono in guardia contro un’apocalisse in arrivo con molto fervore. «Ogni frase è in realtà l’inizio di una canzone tutta nuova», ha detto Dylan al tempo. «Ma quando l’ho scritta, ho pensato che non avrei avuto tempo per scrivere tutte queste canzoni, quindi le ho messe tutte in una sola». Questa pioggia è più astratta che letterale, «è solo un tipo di fine che sta per succedere». A Hard Rain è la prima volta in cui Dylan si confronta con la Fine del Mondo, un argomento che avrebbe poi dominato il suo lavoro. «È oltre il genio», dice Bob Weir dei Grateful Dead. «Penso che il cielo si sia aperto e qualcosa sia arrivato a lui».

1. “Like a Rolling Stone”

«È una canzone pop atipica. Il confronto verbale che si sente qui dà il via a una nuova generazione di cantautori e spiazza chi l’ascolta. Like a Rolling Stone è la nascita di un ribelle che darà al rock una delle sue voci più famose», dice Bono. «Mi piace ascoltare canzoni che cambiano tutto. È il motivo per cui sono in una band: Heroes di David Bowie, Rebellion (Lies) degli Arcade Fire, Love Will Tear Us Apart dei Joy Division, Sexual Healing di Marvin Gaye, Smells Like Teen Spirit dei Nirvana o Fight the Power dei Public Enemy. Ma sopra a tutto questo albero genealogico disfunzionale c’è il re che sputa fuoco, il giocoliere che scherza con la bellezza e la verità, il nostro Willy Shakespeare in camicia a pois. Questo è il motivo per cui ogni cantautore dopo di lui porta il suo bagaglio e questo è il motivo per cui io, modesto servitore irlandese, vorrei portarlo. Ogni giorno».

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