Le 50 migliori commedie del 21esimo secolo | Rolling Stone Italia
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Le 50 migliori commedie del 21esimo secolo

Eterni Peter-Pan, politici inetti e falsi documentari: ecco i film più divertenti del nuovo millennio secondo Rolling Stone USA

Le 50 migliori commedie del 21esimo secolo

Artwork di Stefania Magli

Cos’è che ci fa ridere? Se parliamo di commedie cinematografiche del 21esimo secolo, la risposta è semplice: omaccioni infantili e lamentosi, magari confusi e incastrati nella loro eterna post-adolescenza. Volpi parlanti, serial killer innamorati di Huey Lewis, marionette contro la fine del mondo, consulenti politici sboccati e damigelle casiniste. Tutta roba forte. Duetti padre-figlia in tedesco, fattoni goffi? Tutti dentro! Insegnanti amanti del pogo, burocrati corrotti? Ma sì, ci prendiamo anche loro.

Abbiamo riso di storie commoventi e storie perverse, commedie testosteroniche o condite con estrogeni, nuove letture di vecchi classici, film quasi totalmente improvvisati e tanto altro ancora. Alcune di queste pellicole sono gentili e brillanti, altre sono delicate come una colonia à la Sex Panther. Ma se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno dopo questi due decenni… beh, è una risata. O tre. O una dozzina.

Dopo una serie di discussioni incendiarie, insulti e torte-bomba, abbiamo trovato un modo per raccogliere quelle che secondo noi sono le migliori commedie del 21esimo secolo. Sceglierne solo 50 è stato difficile – ci sono poche cose più soggettive dell’umorismo, e noi della redazione abbiamo tutti idee piuttosto diverse -, ma questa lista rappresenta una buona sintesi delle commedie del nuovo millennio, una collezione che va dal buffo ai crampi alla vescica. Considerata l’alta possibilità di risate incontrollate e bavose, vi consigliamo di tenere a portata di mano il vostro medico curante. Non si sa mai.

50. “Non dico altro” (2013)

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All’inizio della furba commedia romantica di Nicole Holofcener, Eva, massaggiatrice stressata, si lamenta con il neo divorziato Albert di non sopportare quanto i suoi uomini pretendano che sia “divertente”. Ma quando a interpretare il ruolo c’è Julia Louis-Dreyfus, le risate arrivano comunque. Non dico altro decolla quando Eva scopre che Albert è l’ex marito della sua cliente preferita: tutto gira intorno alla protagonista, una donna di mezza età esausta da infiniti flirt e da tutti i riti della vita da single. Vuole suolo un uomo con cui sentirsi ordinaria – e, ovviamente, ordinaria significa esilarante.

49. “American Psycho” (2000)

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Sì, sembra più un film splatter che una commedia, soprattutto quando Patrick Bateman, yuppie di Wall Street, smembra agilmente amici, vicini di casa e chissà chi altro. Ma l’adattamento del romanzo di Bret Easton Ellis – che sotto sotto è una satira – è una delle commedie splapstick e over the top più interessanti della storia recente. Christian Bale declama i suoi pensieri sulla discografia di Huey Lewis mentre imbraccia un’ascia. E, soprattutto, regala la migliore scusa possibile per chi vuole scappare e collezionare omicidi: «Devo restituire alcune cassette».

48. “Fantastic Mr. Fox” (2009)

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Dunque, il perfetto film di Wes Anderson dedicato a una famiglia disfunzionale è… l’adattamento in stop motion di un libro di Roald Dahl?! Sì, il regista ha trattato il materiale con grande libertà, ma lo spirito dell’autore è intatto e accompagna l’irreprensibile ladro dandy protagonista (George Clooney) nella faida tra alcuni contadini e una comunità di animaletti pelosi stanchi dei soprusi subiti. L’umorismo di Anderson non è mai stato così in forma, così come Willem Dafoe (interpreta un ratto) e Bill Murray (un tasso). Per quanto riguarda Clooney, invece, siamo di fronte alla sua migliore interpretazione comica.

47. “American Trip – Il primo viaggio non si scorda mai” (2009)

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Una commedia a proposito di due idioti ventenni imbarcati in un roadtrip delirante non ha nessun diritto di essere così eccentrica, progressista e fuori di testa. Kal Penn e John Cho entrano nella storia del cinema interpretando due fattoni alla ricerca del perfetto hamburger. I due, però, non sono in viaggio solo per soddisfare la loro ossessione per i fast food: scopriranno che essere giovani e abbastanza stupidi da impiegare così tante energie per ottenere quello che vogliono quando lo vogliono è qualcosa che sparisce in fretta se non cogli l’attimo. Dovremmo tutti essere un po’ come Harold e Kumar.

46. “I ♥ Huckabees” (2004)

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Jason Schwartzman interpreta il sensibile dal cuore spezzato alla ricerca di consiglio dai detective esistenzialisti Lily Tomlin e Dustin Hoffman. Mark Wahlberg è un pompiere filosofo, Jude Law un dipendente pigro e nel mezzo di una crisi d’identità, Naomi Watts la sua bellissima fidanzata bloccata in un loop, e Isabelle Hoppert è… il diaviolo? Il nichilismo? Non siamo sicuri. L’importante è che tutti questi personaggi siano l’estensione del regista David O. Russell, e di questo assurdo e simbolico melodramma sulla vita americana e le sue strane routine. Questo è il film perfetto per capire cosa succede nella testa di un regista.

45. “La rivincita delle bionde” (2001)

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Appena scaricata dal suo fidanzato dei tempi di Harvard perché troppo Marilyn Monroe e troppo poco Jackie Kennedy, la sorority president Elle Woods (Reese Witherspoon) è intenzionata a dimostrare a tutti che può essere entrambe. All’improvviso questa secchiona si ritrova a studiare legge e, contemporaneamente, registrare un video saggio per Cambridge in un bel bikini rosa. Sorpresa, funziona! È con questo film che Reese Whiterspoon è entrata nei nostri cuori, e tra una risata e l’altra, la ragazza dal cuore d’oro conquista l’ultima parola, sconfiggendo professori, compagni di studi e tutti i loro pregiudizi.

44. “La fine del mondo” (2003)

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La premessa è più che promettente: un gruppo di vecchi amici si riunisce per terminare l’epica maratona di pub che cercavano di conquistare da ragazzini. Non c’è bisogno di spiegarvi che le cose non andranno come previsto, a beneficio del vizietto del regista Edgar Wright di dileggiare e instupidire un certo tipo di maschio della Generazione X. All’improvviso, però, il film diventa qualcosa di completamente diverso e i nostri eroi si trovano di fronte a uno scenario preso di peso da Ultracorpi e – a differenza di quanto succede in altre commedie – questo colpo di scena fa esplodere l’idea che le cose sembrano diverse in età adulta. La Trilogia del Cornetto è tutta incentrata su cosa significa crescere, ma La fine del mondo mostra le potenzialità distruttive, eroiche e catastrofiche di chi si rifiuta di farlo.

43. “Jackass: The Movie” (2002)

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Avete voglia di vedere un razzo sparato dalle chiappe di un uomo? Oppure un tizio in topless e shorts mentre va in bici in mezzo a centinaia di trappole per topi? O un altro che si sniffa una bella striscia di wasabi? Immaginate il Marchese de Sade remixato da un clown ed ecco spiegato il masochismo fumettoso di Jackass: The Movie, il primo episodio di una trilogia dedicata al reality show di MTV. Johnny Knoxville e la sua banda di stuntman usciti di testa sono i veri pionieri dei video-meme su Youtube. Per non parlare di quanta merda, piscio, sangue e vomito siano su schermo. Spesso re-ingeriti. Fa ridere e allo stesso tempo dà il voltastomaco, e viene da chiedersi se personaggi abbiano vinto qualcosa alla raccolta punti del pronto soccorso.

42. “Kung Fusion” (2004)

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Stephen Chow ha capito qualcosa delle arti marziali, un segreto che molti hanno dimenticato: devono essere divertenti. E Kung Fusion funziona così bene proprio perché il suo regista/protagonista/sceneggiatore trasforma la storia di un wannabe gangster della Shangai anni ’30 in un film che continua a superare i suoi limiti. Così le scene d’azione diventano risse oltre le leggi della fisica, una serie di momenti uno più esilarante dell’altro che culiminano nel confronto con The Beast. È un tradizionale film di arti marziali e, contemporaneamente, la sua parodia. Come se Jackie Chan e Buster Keaton avessero un figlio, magari con il sogno di girare un giorno un film tutto suo.

41. “Ave, Cesare!” (2016)

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Sia commedia surreale che opera morale, la lettera d’amore dei fratelli Coen a Hollywood ha come protagonista Josh Brolin: il suo Eddie Mannix lavora negli studios e, nei grandi anni ’50, ha a che fare con attori di quarta fascia (vedi alla voce George Clooney e il suo sublime e idiota Baird Whitlock), star incinte, cowboy per caso, cospiratori comunisti e varie minacce. È una pellicola stramba tanto quanto il resto della filmografia dei Coen, ma allo stesso tempo è un ricco dietro le quinte del mondo del cinema e persino una riflessione sulla fede cattolica.

40. “Forza maggiore” (2014)

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Quanto può essere divertente guardare un uomo adulto in lacrime? E se quest’uomo è uno svedese di mezza età che, in un momento di puro terrore, abbandona moglie e figli sotto una valanga, la risposta è: molto, molto divertente. Il film di Ruben Östlund fu uno scandalo ai tempi dell’uscita in sala. Oggi, sembra una profezia: ha anticipato l’epidemia di egoismo maschile che sembra sia dominante in tutto il mondo. Per questo è sia un horror che un capolavoro della commedia, e ci ricorda quanto questi due generi non siano poi così distanti.

39. “Sideways” (2004)

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La commedia enofiliaca di Alexander Payne ha peggiorato (e non di poco) le vendite del merlot, ma è invecchiata molto bene, grazie alla performance grandiosa di Paul Giamatti, un appassionato di vini caduto in depressione. Mentre lui e il suo amico quasi-sposato si avventurano in California per un week end a base di vino, Sideways sviluppa un carattere da buddy movie, tutto grazie al continuo battibeccare tra un misantropo e il suo amico edonista. Ma, nonostante tutto, è un film dalla grande dolcezza.

38. “Wet Hot American Summer” (2001)

Ecco a voi l’unico film della lista (anzi, di qualsiasi lista) con nel cast un veterano folgorato del Vietnam, interpretato da Christopher Meloni di Law & Order, capace di trarre lezioni di vita da della verdura convinta di potersi succhiare il cazzo. Insieme al gruppo di ragazzi dell’influente collettivo comico The State, presente sia davanti che dietro la macchina da presa, e insieme a una serie di attori che nel giro di anni sarebbero diventati superstar (Bradley Cooper, Amy Poehler, Elizabeth Banks e Paul Rudd), questa teen comedy strappa una risata dietro l’altra. Con il tempo è diventata un cult, e Netflix ha addirittura prodotto due serie spin-off, e la versione DVD ha un leggendario commento audio… pieno di scorregge.

37. “Molto incinta” (2007)

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La commedia romantica di Judd Apatow dedicata a una botta e via andata terribilmente male sarebbe perfetta anche con la regia dei Farrelly. Tuttavia è l’attenzione ai dettagli del regista a rendere questo film un classico. Oltre a inquadrare Seth Rogen mentre inciampa ovunque e mette incinta Katherine Heigl, Apatow ha messo nel suo film una pletora di vecchi amici, gente che ama scoreggiare sul cuscino del proprio compagno di stanza. E nonostante tutte le incessanti gag, il film ha una storia appassionante, dove non si può fare a meno di tifare per quello sfigato di Rogen. Fino all’ultima scena.

36. “Alta Fedeltà” (2000)

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Stephen Frears adatta il romanzo di Nick Hornby dedicato all’universo dei sopravvissuti dei negozi di dischi, guidati dall’ossessivamente romantico John Cusack, qui nella performance cusackiana per eccellenza. Insieme ad un Jack Black particolarmente psicopatico, i due confezionano una commedia che è sia un tributo per gli snob musicali di tutto il mondo che la storia di tutti i maschietti in attesa della “donna perfetta”. Occhio al cameo di Springsteen.

35. “Babbo bastardo” (2000)

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I grinch di tutto il mondo non avevano mai avuto un film dedicato al loro odio per il Natale. Poi ecco Billy Bob Thornton con la sua barba impregnata di gin e il costume incrostato di vomito, pronto a regalare a tutti i bambini il pezzo di carbone più grosso della miniera. La cosa migliore di Babbo bastardo è osservare come il regista Terry Zwigoff sia riuscito a evitare ogni sentimentalismo: il personaggio di Thornton è un alcolista che lavora nei supermercati, odia i bambini e ama il sesso anale. Con la stessa passione. Per non parlare del folle nanetto che dovrebbe redimerlo, un outsider davvero disturbante.

34. “Il ladro di orchidee” (2002)

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Questo quasi-adattamento del romanzo di Susan Orlean sulla vera storia di un ladro di fiori della Florida, sembra tutto meno che una commedia… ma è stato sceneggiato dal genio della meta-fiction Charlie Kaufman che ha trasformato il film in una vivisezione senza pietà dell’industria cinematografica, con Nicolas Cage impegnato a interpretare Kaufman stesso e il suo falso fratello (comunque accreditato tra gli autori del film, perché sì). Il ladro di orchidee è la prova che anche un film intelligente e senza punti di riferimento può far morire dal ridere.

33. “Ghost World” (2002)

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Breaking news: i teenager possono essere dei veri stronzi. L’adattamento del fumetto di Daniel Clowes vanta nel suo cast Thora Birch, nel ruolo che ne cambierà per sempre la carriera: Enid, la giovane e crudele ragazzina fissata con la musica dark e con i pomeriggi passati al bar con l’amica Rebecca (Scarlett Johansson) a parlar male di tutta la città. Servirà l’intervento di un nerd musicale (Steve Buscemi, qui nel ruolo di Steve Buscemi) per scavalcare il muro tra Enid e il resto del mondo. È qui che la protagonista ha la sua illuminazione: è più facile prendere in giro la vita degli altri che farsene una propria.

32. “The Lobster” (2015)

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Benvenuti nella commedia più oscura tra le commedie oscure, dove ogni risata è rigorosamente a denti stretti. Il regista Yorgos Lanthimos ci racconta la società del futuro, dove tutti sono costretti a trovarsi un compagno/a per non essere trasformati in animali. Colin Farrell è magnifico nella parte dell’appena-mollato David, determinato a cercare amore nei posti più sbagliati. Con The Lobster Lanthimos non solo si prende gioco dei drammi distopici, ma ridicolizza un’intera cultura: il matrimonio non è altro che una conveniente distrazione dalla solitudine; il vero amore è una menzogna ripetuta per convincere qualcuno ad accettarlo. Ah, c’è anche la miglior battuta di sempre sull’EDM.

31. “I Tenenbaum” (2001)

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Ambientato in una New York che sembra diretta emanazione delle vignette del New Yorker, il terzo film di Wes Anderson trasforma il risentimento decennale di una famiglia in un campo minato di risate e pathos. Gene Hackman interpreta il patriarca che ha abbandonato l’ex moglie (Anjelica Huston) e tre ragazzi che non sono riusciti ad esprimere il loro potenziale: un ex atleta (Luke Wilson), una scrittrice fallita (Gwyneth Paltrow) e un broker paranoico (Ben Stiller). Gli elementi tipici del cinema di Anderson ci sono tutti, ma sono le emozioni nascoste sotto alla superficie colorata a rendere tutto così reale.

30. “Hot Fuzz” (2007)

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Mel Brooks, una volta, ha detto che la parodia funziona al meglio se indistinguibile dalla realtà – una lezione che Edgar Wright avrà imparato a memoria. Di nuovo al lavoro con il co-autore (e protagonista) Simon Pegg, e ovviamente Nick Frost, questo gruppo di matti prende tutte le convenzioni dei film d’azione dedicati ai poliziotti e le trasformano nella storia di un detective stacanovista “esiliato” in una città di provincia. Visivamente c’è davvero pochissima differenza tra Hot Fuzz e, per dire, Bad Boys 2; ma è nelle variazioni più nascoste che il film trova le sue risate migliori, il tutto in un paesino più britannico (e anarchico) che mai.

29. “Team America: World Police” (2004)

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Ricordate quei bei giorni del 2004 in cui nessuno negli Stati Uniti capiva che l’invasione dell’Iraq avrebbe provocato decenni di caos? I creatori di South Park, Trey Parker e Matt Stone, trasformano un vecchio e sconosciuto show per ragazzi in una guerra satirica dove non si fanno prigionieri, dai falchi della politica estera fino alle star liberali di Hollywood, dai musical di Broadway fino a ogni singolo montaggio patriottico fatto con una canzone country. Il fatto che non sembri neanche per un momento un film datato è, beh, triste e deprimente. Ma poi ti ricordi che c’è la scena più pornografica mai girata con dei pupazzi. Cazzo, sì!

28. “Suxbad – Tre menti sopra il pelo” (2007)

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Rubando una pagina del manuale del mentore Judd Apatow, gli autori/migliori amici Seth Rogen e Evan Goldberg tornano alla loro giovinezza con una teen comedy piena di disegni di cazzi (ce ne sono dozzine), battute sconce… e cuori d’oro. Sì, racconta la storia di due liceali (Jonah Hill e Michael Cera) che cercano di fare sesso, e ci sono tutti i classici del genere: feste andate a male, sangue mestruale, un personaggio chiamato “McLovin’”, poliziotti stravaganti e le enormi quantità d’alcool che ne conseguono. Ma sotto tutto quest’umorismo disgustoso e scenette alla Porkys c’è nascosta tanta insicurezza, alimentata dalla sensazione che l’età adulta arriva in fretta e che presto tutti gli amici scapperanno in qualche college lontano. Come se non bastasse, c’è anche la performance quasi-perfetta di Emma Stone. Super, eccome.

27. “24 Hour Party People” (2002)

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Grazie al suo personaggio-simbolo Alan Partridge, il comico Steve Coogan è diventato un esperto dell’interpretare uomini convinti di essere leggende. Ma che succede quando la leggenda diventa realtà? Ecco la folle corsa a base di sesso-droga-e-rock-and-roll della storia troppo assurda per essere (quasi) vera di Tony Wilson – pioniere del music business, ex pallone gonfiato della tv trasformato in impresario di nightclub e produttore -, l’uomo che prima della bancarotta ha regalato al mondo band come Joy Division, New Order e Happy Mondays. Coogan, insieme al collaboratore storico Michael Winterbottom, racconta l’ascesa e la caduta di Wilson con una grazia innata e rompendo la quarta parete in maniera brillante.

26. “Frances Ha” (2012)

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C’è qualcuno a cui piacciono le dramedies sofisticate, in bianco e nero, ricche di humor e commenti imbarazzanti? La rabbia post-adolescenziale non è mai stata così agrodolce come quella dei personaggi di Noah Baumbach e Greta Gerwig, guidati da un’eroina che oscilla tra Manhattan e il nord della California, tra Paris e Vassar – intrappolata in un loop che sembra infinito. Il film è pieno di momenti slapstick, soprattutto mentre il personaggio interpretato dalla Gerwig taglia i ponti con il passato, ma questa gemma brilla di più quando racconta di momenti davvero da dimenticare. «Sono imbarazzata, non sono ancora una vera persona». Neanche noi Frances, neanche noi.

25. “School of Rock” (2003)

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Conoscevamo già il potenziale di Jack Black – nell’esagerazione metallara di Tenacious D e nella pomposità del commesso in un negozio di dischi di Alta Fedeltà -, ma prima di Richard Linklater nessuno gli aveva concesso un ruolo da protagonista. Ma non esisteva nessuno meglio del comico, con la sua fissazione per i super-chitarristi del passato, per interpretare uno wannabe rocker che si finge supplente al liceo, così da trasformare gli studenti nella sua backing band. Le jam session e le lezioni di “Teoria del rock” sono perfette per Black, ma sono i dettagli a fare la differenza: la sua imitazione orribile di quello che pensa sia la “voce da professore”; il suo modo di muoversi ispirato a Edge of Seventeen; e, soprattutto, la tenerezza con cui aiuta una ragazza spaventata dal palcoscenico. Riguardatelo al massimo del volume.

24. “Amore e inganni” (2016)

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Nei suoi classici indie degli anni ’90 Whit Stillman raccontava storie pungenti di newyorkesi colti e ossessionati da codici sociali che sembravano presi direttamente dai romanzi di Jane Austen. Ma quando al regista si è presentata l’opportunità di adattare una vera storia dell’autrice, ha scelto quello con il personaggio più immorale: la “scalatrice sociale” Lady Susan, protagonista dell’omonima novella. Nel film è Kate Beckinsale, un’anti-eroina deliziosa che cospira con la sua amica americana (Chloë Sevigny, altrettanto senza vergogna) per ingannare i super-ricchi, compreso il babbeo interpretato da Tom Bennett. Per tutta la durata di Amore e inganni Susan utilizza l’educazione esagerata dei ricchi come un’arma, e approfitta della paura dei suoi uomini per togliergli fino all’ultimo centesimo.

23. “The Trip” (2011)

Qui i comici inglesi (e amici per la pelle) Steve Coogan e Rob Brydon guidano per le campagne britanniche, assaggiano cibo e vino che costa più del nostro affitto e trasformano una gara di imitazioni di Michael Caine in una lotta per il predominio nello showbiz. Il primo di una serie di “docuviaggi” per la BBC è un road movie che distrugge le insicurezze maschili e il narcisismo dello show business, riuscendo contemporaneamente a far brillare il talento dei suoi due protagonisti. È la versione comica di My Dinner With Andre, e non sapete quanto ne avete bisogno.

22. “The LEGO Movie” (2011)

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Dimenticatevi il flop di Solo: A Star Wars Story, non ci sono registi migliori di Phil Lord e Chris Miller per infilzarci con un proiettile zuccherato di blockbuster cinema. I geni di Jump Street trasformano una pellicola giocattolosa in un’action comedy sovversiva e appassionante, una celebrazione dei sogni e allo stesso tempo una satira della cultura corporate. Chris Pratt dà voce al dolce protagonista: Emmett, che nelle prime scene del film scopre di essere “l’eletto” che salverà tutto l’universo – un cliché che Lord e Miller amano punzecchiare. Ugualmente esilarante e commovente, The Lego Movie è uno tsunami di gag, citazioni pop e freddure killer. È ambientato in universo in cui Superman vuole a tutti i costi scappare dall’insicuro Lanterna Verde, e dove Batman è il più stronzo del quartiere.

21. “Borat” (2006)

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Forse Sacha Baron Cohen stava solo sfruttando i primi insospettabili segnali del declino americano – le femministe, il pubblico assurdo di un rodeo, mercanti di armi psicopatici, politici corrotti – travestito come un bigotto giornalista kazako in viaggio negli Stati Uniti. È stato ingiusto con la gente del Kazakistan? È illegale cagare di fronte alla Trump Tower? Non dovrebbe essere altrettanto illegale dire mia moglie con la sua intonazione? La risposta a tutte queste domande è sì, tuttavia Borat è anche una macchina da risate, che spesso arrivano dall’insospettabile. Sembra quasi che il film sia riuscito a incarnare la parte più marcia dell’anima americana, e più passa il tempo più è difficile da guardare. Ma è sempre così divertente.

20. “Grand Budapest Hotel” (2014)

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Wes Anderson porta il suo carrozzone di inquadrature da casa delle bambole e umorismo surreale nella Mitteleuropa alle porte della Seconda Guerra Mondiale, in particolare nel lussuoso hotel gestito da Gustav H. (Ralph Fiennes) – un buffo dandy, avventuriero e artista della truffa, che realizza troppo tardi che la sua visione del mondo sta per schiantarsi con la storia. Ci sono tutti gli attori amici del regista (Bill Murray, Tilda Swinton, Willem Dafoe, Edward Norton), una relazione studente/mentore che scuoterà il giovane Moustafa (Tony Revolori) e una serie di assurde sottotrame che raccontano di quadri inestimabili e fughe di prigione. Ma quello che fa funzionare davvero questa commedia è la follia di Fiennes: ha girato il film nel mezzo di una serie di ruoli da supercattivo (Voldemort compreso), e la sua reliquia vivente di un’epoca passata è la migliore invenzione comica degli ultimi anni. È lui che permette al film di sollevarsi ben più in alto di quanto succede normalmente con Wes Anderson.

19. “Mean Girls” (2004)

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Siamo al liceo ed è un inferno gerarchico, un mondo pieno di palestrati e ragazze senza sentimenti, di disperati ed emarginati – e ovviamente le Barbie, guidate da Regina George. Con Mean Girls, un classico dei teen movie, Tina Fey si è imposta come una delle autrici comiche migliori d’America. La sua sceneggiatura è un trionfo di frasi citabili, e ci farà voler bene per sempre a Lindsay Lohan, a prescindere da tutto. Con un ritratto della popolarità liceale che si avvicina alla satira pura, tutte le risate arrivano con retrogusto amaro. Mean Girls è il modo perfetto per ricordare quanto fosse divertente, e una vera merda, andare a scuola.

18. “Tropic Thunder” (2008)

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La farsa hollywoodiana di Ben Stiller è talmente brillante che funziona anche con i fake trailer proiettati prima del film. La trama: il cast e la crew di un film sono intrappolati nella giungla, dove sono in corso le riprese di un blockbuster a tema militare. Da qui Tropic Thunder diventa una satira scatenata contro l’egoismo, il marketing e il linguaggio delle star di Hollywood, e ce n’è in abbondanza anche per gli studios. Il cast è un trionfo di geni della comicità dove spiccano Robert Downey Jr., un attore ossessionato dal metodo, e Tom Cruise, un irriconoscibile e disgustoso produttore esecutivo.

17. “Vita da vampiro – What We Do in the Shadows” (2014)

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Il macabro falso documentario di Taika Waititi e Jemaine Clement è una perfetta opera di PR per le creature della notte e, allo stesso tempo, una grandiosa introduzione al senso dell’umorismo (nero) neozelandese – un meraviglioso ibrido che mescola senza troppi problemi scene gore e battutacce da citare. Mentre una casata di succhiasangue bisticcia e cerca di non svegliare un coinquilino vecchio di 8000 anni, i registi approfittano di ogni possibilità per strapparci una risata. E, con un budget di solo 1,6 milioni di dollari, questo film vanta il più alto tasso di battuta-per-dollaro della lista. Non c’è da sorprendersi che Marvel abbia affidato al regista il potenziale comico di un film su Thor disperso nello spazio.

16. “Lady Bird” (2017)

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È facile fare un film divertente sugli anni del liceo; è molto più difficile che questo film sia realistico. E il debutto alla regia di Greta Gerwig non trova le sue risate da gag, ma da dialoghi troppo intelligenti per non essere scritti da una 45enne. Tuttavia il liceo cattolico di Sacramento dove si si iscrive Christine “Lady Bird” McPherson (Saorsie Ronan) è così reale che sembra di sentire l’odore della crema contro i brufoli – ed è qui che si annida tutto l’umorismo del film. Tutto quello che succede alla nostra eroina – dallo shopping con la mamma fino alle cotte stupide, passando per sesso deludente – ci fa sentire come se i suoi ricordi fossero i nostri.

15. “A Serious Man” (2009)

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Il film più personale di Joel ed Ethan Coen è una surreale parabola ambientata nella comunità ebraica della loro città natale, in Minnesota. Un maltrattato professore di fisica è alle prese con un matrimonio fallito, un fratello ricercato dalla polizia e con l’imminente Bar Mitzvah del figlio. Il vero tema del film, però, è l’ingiustizia dell’universo, dove il principio di Heisenberg e il gatto di Schrödinger non fanno altro che rendere più incomprensibile una vita di rabbini ottusi e strane telefonate con il Columbia Record Club. Il film è la Stele di Rosetta necessaria a decifrare il nichilismo dei due autori, che con A Serious Man mescolano la commedia con la disperata ricerca di senso in un mondo sempre più enigmatico.

14. “Tutti vogliono qualcosa” (2016)

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Per il seguito spirituale del suo classico dedicato al ’76, La vita è un sogno, Richard Linklater racconta ancora una volta un momento decisivo della vita di alcuni giovani texani. Invece degli ultimi giorni di scuola, però, questa volta osserviamo dei giocatori di baseball durante il primo weekend di college. Nel giro di una manciata di giornate alcoliche un gruppo di sportivi – insieme ad altre matricole – si sfida in partite particolarmente aggressive di ping pong, tenta la telepatia da strafatti, condivide i migliori episodi di Ai confini della realtà e cerca cosa accadrà a tutti nei quattro anni di college. Tutti vogliono qualcosa è un film chiassoso e divertente, anche quando Linklater ci ricorda che i bei tempi non durano per sempre.

13. “Morto Stalin, se ne fa un altro” (2017)

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L’idea è semplice, esilarante e corrosiva: svitati del calibro di Steve Buscemi, Simon Russell Beale, Jeffrey Tambor e Michael Palin interpretano i gerarchi dell’URSS alle prese con la morte di Joseph Stalin. Pur di mantenere un posto al tavolo che conta, sono disposti a passeggiare sul cadavere del dittatore. Certo, sembra un episodio di Drunk History, ma Armando Iannucci è riuscito a confezionare una sceneggiatura di dialoghi eccezionali e il materiale è esilarante – in una scena, per esempio, il figlio fannullone di Stalin rimprovera una squadra di hockey –, ma quando la commedia si fa brutale è la satira a guadagnare un posto in prima fila. Come dice il Nikita Kruscev di Buscemi: “Ridi per non farti uccidere”.

12. “Anchorman” (2004)

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Due anni dopo la trionfante partecipazione a Saturday Night Live, Will Ferrell conquista il cinema con questo capolavoro di commedia assurda e surreale. Con il personaggio Ron Burgundy, l’attore e il suo collaboratore di sempre Adam McKay trovano l’avatar perfetto, un buffo e sessista anchorman di San Diego alle prese con la fine del suo regno. Il film è pieno di tutte le stranezze che hanno reso popolare Ferrell: la performance di Afternoon Delight, la rissa con i rivali di altre emittenti e tutto il resto. E ci sono una valanga di frasi memorabili: per esempio, Burgundy spiega che San Diego in tedesco significa “vagina di balena”. Magari, in un futuro non così lontano, parleremo tutti come lui.

11. “In Bruges” (2008)

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«Forse l’inferno è proprio questo: passare l’eternità a Bruges”, così dice Colin Farrell nel debutto cinematografico di Martin McDonagh, la commedia più dark tra tutte le commedie dark. Lo sceneggiatore diventato regista riesce a tirare fuori una risata da vicende molto comiche come la morte accidentale di un bambino, il turismo belga e la rabbia di Ralph Fiennes – il tutto con il senso della moralità che ha sviluppato lavorando a testi teatrali. E non importa se vi sia piaciuto o meno Tre manifesti, è difficile non apprezzare quel periodo in cui i dialoghi di McDonagh erano recitati in irlandese, soprattutto se quell’irlandese è Brendan Gleeson.

10. “Hollywood, Vermont” (2000)

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David Mamet scrive e dirige una satira selvaggia sulle assurdità di Hollywood: protagonista un Alec Baldwin pre-30 Rock, una star di Hollywood incastrata insieme alla troupe del suo ultimo film in una addormentata città del Vermont. Insieme a lui un regista psicopatico (William H. Macy), uno sceneggiatore depresso (Philip Seymour Hoffman), e una co-protagonista emotivamente fragile (Sarah Jessica Parker), tutti spennati dai locali, non così innocenti come sembrano. Hollywood, Vermont è tanto selvaggio quanto sciocco, una geniale presa in giro dei ricchi e famosi, riempita di frasi come: “Chi ha disegnato questi costumi? Sembra che Edith Head abbia vomitato, e che quel vomito si sia messo a disegnare”.

9. “40 anni vergine” (2005)

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Judd Apatow era già famoso per gli sketch del Ben Stiller Show e per la sua commedia sensibile e tutta fondata sui personaggi (Freaks and Geeks). Per il suo debutto sul grande schermo ha fatto entrambe le cose, fondando allo stesso tempo quello che sarebbe diventato un genere: la farsa improvvisata con un cast al maschile. Il protagonista è Steve Carell, un nerd che non ha mai avuto una vera relazione, supportato da Romany Malco, Jane Lynch, Seth Rogen e Paul Rodd, tutti impegnati a offrirgli consigli orribili su relazioni e beh, tutto il resto, dal soft rock alla depilazione. È un film pieno di talenti – ci sono anche Kat Dennings, Mindy Kaling, Jonah Hill e Kevin Hart – e Apatow mescola tutte le sue scene oltraggiose con quella dolcezza che ormai è la sua firma. È qui che comincia tutto, e la prima volta non si scorda mai.

8. “L’alba dei morti dementi” (2004)

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La migliore parodia del secolo? Edgar Wright che si prende gioco di tutti i film horror a tema zombie (e apocalisse) – confezionando, visto che è un ragazzo così intelligente, un mash-up parecchio accattivante dei cliché del genere. L’alba dei morti dementi è tanto divertente quanto spaventoso; Simon Pegg, co-sceneggiatore e protagonista, è un tipo ordinario talmente annoiato dalla vita da non rendersi conto che i morti viventi stanno invadendo la sua città. Il film è pieno di quell’irriverenza stilosa che diventerà presto il segno distintivo di Wright, come sempre incarnata dal rapporto tra i personaggi di Nick Frost e Simon Pegg. E fa così ridere che si rischia di dimenticare la sua portata emotiva. La fine del mondo: esilarante e commovente.

7. “Vi presento Toni Erdmann” (2016)

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Sembra assurdo, ma una delle commedie migliori degli ultimi due decenni è un film tedesco di 162 minuti. E la regista (e sceneggiatrice) Maren Ade li usa quasi tutti per mettere alla prova il fragile rapporto tra i suoi protagonisti: il drone corporate Ines Conradi (Sandra Huller) e il suo incorreggibile papà Winifred (Peter Simonischeck), insieme per un viaggio di lavoro a Bucarest. Quando il rapporto tra i due si incrina irreparabilmente, Winifred indossa una brutta parrucca e rientra nella vita della figlia nei panni della life coach Toni Erdmann. Seguono battute imbarazzanti, emozionanti momenti padre-figlia e molti riferimenti alla frustrazione femminista nel mondo del lavoro. Il finale è genuinamente profondo, ma Ade non si limita a cazzeggiare con l’umorismo europeo. La tripletta karaoke, nudità e follia che va in scena nell’ultima ora è degna del migliore Apatow.

6. “Ubriaco d’amore” (2002)

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Cosa ha visto Paul Thomas Anderson in Adam Sandler quando l’ha scritturato per interpretare un solitario di Los Angeles? Risposta: la rabbia nascosta sotto la superficie dei suoi personaggi bamboccioni. Il regista stuzzica la furia nascosta di Sandler con una love story: un uomo d’affari della San Fernando Valley si innamora di Lena (Emily Watson), un’amica di una delle sue sorelle. Sono due emarginati chiaramente destinati a stare insieme, anche se l’alcolismo del protagonista metterà a rischio sia la loro relazione che le toilette dei ristoranti della zona. Il film è quasi un coming out per Anderson, che qui abbandona le influenze dei suoi primi lavori per inseguire uno stile strano, libero e molto più divertente del passato.

5. “Idiocracy” (2006)

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Ci sono voluti approssimativamente sei milioni di anni perché gli umani si evolvessero dai primati, ma solo un decennio per “devolvere” più o meno al livello predetto dalla satira di Mike Judge. Idiocracy è ambientato 500 anni nel futuro, quando colossali imbecilli hanno posizioni di potere e le fattorie sono irrigate da popolari soft drink. La Fox pensava che il film fosse nato morto – nessun trailer, nessuna proiezione stampa e incassi deludenti al box office -, ma ora è la commedia perfetta per l’era-Trump, un bel posto dove ridere della discarica distopica che ci soffoca ogni giorno.

4. “Fratellastri a 40 anni” (2008)

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Will Ferrell dà il meglio insieme a un partner (vedi alla voce: Anchorman) e Fratellastri a 40 anni è, senza ombra di dubbio, il suo film di coppia migliore. Insieme a lui John C. Reilly, un duo costretto a diventare una famiglia quando i rispettivi genitori single si sposano. Come prevedibile, non mancano tutti i classici che hanno reso Ferrell famoso e Reilly la sua spalla perfetta, ed è la loro duplice idiozia a rendere questo film un classico contemporaneo. Poi, una volta sopraffatti dalla loro chimica pazzesca, assicuratevi di gettare uno sguardo a tutti gli altri personaggi, soprattutto il ripugnante Adam Scott e l’orribilmente eccitata moglie Kathryn Hahn. Ah sì, non ascolterete più Sweet Child o’ Mine nello stesso modo.

3. “Le amiche della sposa” (2011)

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Champagne e cupcake e regalini da festa perfettamente impacchettati – siamo innamorati di Kristen Wiig e dei suoi capricci. Tra qualche decennio sarà chiara a tutti l’importanza della storia di una trentenne e del suo gruppo di damigelle (la versione al femminile dei maschi sfigati di Apatow), l’inizio di un filone tutto nuovo di commedie. All’epoca erano tutte facce nuove: Rebel Wilson, Ellie Kemper, Chris O’Dowd e la nominata (shock) agli Oscar Melissa McCarthy hanno tutto lo spazio necessario per lasciare il segno. Orgogliosamente femminile e di grande successo, tutti volevano copiare questa commedia. Nessuno ha osato tanto, ed è per questo che il regista Paul Feig ha dominato per anni il filone. Ed è grazie a Le amiche della sposa che film del genere sono possibili.

2. “In The Loop” (2009)

La satira amara di Armando Iannucci a proposito dei retroscena bizantini del rapporto tra Stati Uniti e Regno Unito uscì in un momento delicato: i conflitti in Iraq e Afghanistan erano infuocati; l’amministrazione Bush litigava con l’Iran, e l’incredibilmente plausibile commedia di Iannucci dimostrò a tutti come le decisioni sbagliate fossero conseguenza di una combinazione di inettitudine, disprezzo e codardia. (Il regista-sceneggiatore si è documentato prima di scriverlo, arrivando addirittura a introdursi illegalmente nel Dipartimento di Stato americano) Guardandolo adesso, questo ritratto della burocrazia sembra quasi banale – ma nel mezzo della follia e degli insulti, Iannucci riesce a consegnarci una verità profetica: in un mondo senza spina dorsale, l’uomo più crudele diventerà il re.

1. “Campioni di razza” (2000)

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La miglior commedia del 21esimo secolo è figlia di una delle migliori commedie del 20esimo. 16 anni dopo aver scritto The Spinal Tap, Christopher Guest torna con un altro falso documentario memorabile – un lavoro delirante ed eseguito così bene da trasformare la parodia in qualcosa di sublime. Dal cornuto di Eugene Levy fino all’addestratore super competitivo di Jane Lynch, ogni singola caricatura di Campioni di razza diventa un personaggio affascinante, e lo fa regalandoci una battutaccia dopo l’altra. Il tema è una fiera canina: a metà pellicola, Fred Willard ruba la scena interpretando un folle commentatore televisivo che colleziona una serie di freddure che vi toglieranno il respiro. Non importa quanto tutto sia ridicolo, vedere Campioni di razza significa osservare persone reali – e capire che è la commedia a farci sopportare l’assurdità delle nostre vite.