Noi ce lo meritiamo 'Emigratis' (ovvero il ritorno del cinepanettone) | Rolling Stone Italia
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Noi ce lo meritiamo ‘Emigratis’ di Pio e Amedeo

Se i film di Natale erano volgarità, trash, sessismo, omofobia e razzismo, nel loro cinepanettone Pio e Amedeo provano anche a fare i paraculi

Noi ce lo meritiamo ‘Emigratis’ di Pio e Amedeo

“Ma secondo te dove sono finiti tutti gli orfani del cinepanettone?”. A parlare é Giordano Giusti, negli studi di Radio Sonica, mentre io non credo ai miei occhi e guardo per la quinta volta i dati Auditel. Le due cifre raggiunte da Emigratis mi provocano un dolore fisico, lancinante e acuto, come un calcio nel basso ventre. Forse perché capisco che ha ragione da vendere: da critico cinematografico mi ero tronfio riempito la bocca sulla maturazione del nostro pubblico, non più schiavo della cinetradizione trash fatta di corna e peti (a dirla tutta Volfango De Biasi con Lillo & Greg ha provato eroicamente a cambiar verso, riuscendoci) ed ecco scoprire che Pio e Amedeo avevano semplicemente fatto un’Opa su quei milioni di spettatori senza più riferimenti. E il dramma è che i due non hanno il talento di Boldi e De Sica – e difatti al cinema sono stati tra i pochi flop targati Valsecchi -, ma solo l’assenza di pudore delle loro sceneggiature.

Il sentiero narrativo della trasmissione è brillantemente riassunto dal titolo: viaggiare per il mondo parassitando Vip, possibilmente più trash di loro. E per racimolare euro, cene, feste, vestiti, donne o affini, va bene tutto. Letteralmente tutto.

Proprio oggi compie due anni questo programma: siamo alla terza e sembra (speriamo) ultima edizione. In passato ho sorriso con Bobo Vieri, Al Bano, persino Salvatore Aranzulla. Ho persino resistito alle battute sessiste e omofobe che i due fanno con la stessa frequenza con cui respirano. La prima serata di questa stagione, però, ha scatenato i due comici foggiani, togliendo loro ogni tipo di freno. Passi baciare una signora anziana, così come tirar fuori il peggio da Vacchi, ma spingere a compiere reati un ragazzo affetto da autismo, ridicolizzarlo, metterlo in mezzo e umiliarlo, è inaccettabile. Un cinismo, il loro, che non ha neanche la dignità dell’esperimento antropologico e di intrattenimento di Barnum, ma solo l’ipocrisia di chi strumentalizza le difficoltà altrui per farne un bancomat.

Nell’ultima puntata infatti ai due si è aggiunto Michele, uomo autistico, di Foggia come i due comici, protagonista, anzi strumento dei loro stratagemmi per scroccare una vacanza al top. Uno spettacolo indegno, capace solo di suscitare un profondo disagio in chi guardava (fate un giro sui social e scoprirete che persino i più politicamente scorretti si sono sentiti in difficoltà), nascosto dietro il coinvolgimento della famiglia della “vittima” e la messa in onda durante la giornata mondiale dell’autismo.

Ecco, se c’era una qualità nel cinepanettone, era proprio quella di non mascherare la volgarità, il trash, il sessismo, l’omofobia e il razzismo dietro motivazioni alt(r)e. Erano fieri delle loro aerofagie, delle loro gag fatte di saponette e rapporti sessuali involontari, della meschinità delle loro visioni. Senza vergogna. Pio e Amedeo invece provano anche a fare i paraculi, con la scusa del trattare Michele come un ragazzo normale. Eh già, perché a un ragazzo “normale” gli facevi taccheggiare un autogrill. O lo sottoponevi a umiliazioni di cui evidentemente in alcuni casi era inconsapevole. E il montaggio furbissimo – date l’Oscar al montatore, metá del successo si deve a lui – ci propone il bacio ai due di Michele e lui che ha scritto “che bello!” sulla sabbia, cosicché il ricatto morale acritico sia lí a far sentire migliore lo spettatore che ha riso di lui. Molti erano lividi di rabbia (magari perché a contatto con questa realtà) e ben consci di tutti i modi in cui quel ragazzo era stato sfruttato.

Il punto però é che noi abbiamo bisogno di Pio e Amedeo. Dicendolo alla Nanni Moretti, ce lo meritiamo Emigratis. Perché hanno ridato una patria e una dignità a quella folla che riempiva le sale il giorno di Santo Stefano. Come Neri Parenti raccontava queste famiglie ricche o di cafoni ripuliti, piene di bugie e imbrogli, di comportamenti imbarazzanti, creando nello spettatore un mix abile e spregiudicato di immedesimazione e rivalsa sociale (ci piacevano e ci facevano schifo De Sica e Boldi, e per questo alla fine erano rassicuranti), cosí i due comici pugliesi incarnano il peggio degli italiani e dei loro stereotipi attaccando i Vip nelle loro aree di privilegio.

Perché tanti dei loro spettatori di fronte ai grandi nomi si comporterebbero così, senza dignità né un minimo di rispetto. Perché anche Ferragni e Fedez o Zaza e Blasi sono kasta, si sa. E loro sono gli eroi di un’Italia grillina, che odia chi sta meglio, ma che è sempre uguale a se stessa. Nell’ultima puntata ci hanno ricordato che se siamo un popolo che per soldi si inventa finte invalidità, figuriamoci se non ci mettiamo a far diventare redditizia una vera. Siamo un popolo di vampiri, di avvoltoi e abbiamo sempre bisogno di sentirci migliori, perché siamo pure ipocriti. Pio e Amedeo da una parte rappresentano i paría che catarticamente nuotano nello sterco per noi, dall’altra abbassano l’asticella della nostra etica (ed estetica) ogni volta che compaiono in tv. La colpa non è loro, è nostra. Perché se hanno un esercito di piú di due milioni di persone a seguirli ed amarli, vergognamoci noi, non loro. Che almeno vengono pagati per scendere così in basso.

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