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I migliori film di Dario Argento

Da 'Tenebre' a 'Profondo Rosso', ecco i migliori incubi cinematografici del maestro del brivido

I migliori film di Dario Argento

Le nuove generazioni non conoscono Dario Argento. Il maestro del brivido che, ridefinendo la suspense sul grande schermo, ha diretto delle pietre miliari del cinema horror. Dall’Uccello dalle piume di cristallo a Profondo rosso, Dario Argento ha creato uno stile ricco di soggettive hitchcockiane, tensioni psicologiche ed esplosioni gore. Un respiro metacinematografico che ha alimentato Tenebre, la detective story che ha riportato il regista di Suspiria al giallo all’italiana degli esordi.

Uscito nelle sale italiane il 28 ottobre del 1982, Tenebre racconta la storia di Peter Neal (Anthony Franciosa), uno scrittore americano perseguitato da un maniaco che trae spunto dai brutali omicidi del suo romanzo. Un classico che, interpretato da Daria Nicolodi, Giuliano Gemma e John Saxon, ha conquistato la critica attraverso la brillante regia di Dario Argento, la straordinaria fotografia di Luciano Tovoli e l’intramontabile musica dei Goblin.

In occasione dei trentacinque anni di Tenebre, riscopriamo i cult che hanno consacrato Dario Argento il padre del cinema horror:

L’uccello dalle piume di cristallo

Nel 1970 Dario Argento debutta dietro la macchina da presa con L’uccello dalle piume di cristallo, il thriller con Tony Musante che definisce l’impronta cinematografica dello sceneggiatore di C’era una volta il West di Sergio Leone. Sospeso tra il whodunit classico e il giallo all’italiana, L’uccello dalle piume di cristallo è il libero adattamento della Statua che urla di Fredric Brown e il primo capitolo della Trilogia degli Animali: Sam Dalmas (Tony Musante) assiste a un crimine che, tra prospettive ingannevoli e detective improvvisati, avvia una lunga catena di omicidi. Anticipando le atmosfere hitchcockiane di 4 mosche di velluto grigio e Profondo rosso, Dario Argento firma un noir ricco di soggettive magistrali e trip psicologici. Un classico che, dalla straordinaria musica di Ennio Morricone alla claustrofobica scenografia di Dario Micheli, consacra l’ingannevole forma del brivido di Dario Argento.

4 mosche di velluto grigio

Quattro insetti, impressi sulla retina di una vittima, riflettono l’identità del serial killer di 4 mosche di velluto grigio. Il thriller che, riutilizzando l’escamotage narrativo dell’Uccello dalle piume di cristallo, racconta la storia di Roberto Tobias (Michael Brandon), un musicista catapultato in una spirale di terribili omicidi. Interpretato da un indimenticabile Bud Spencer nei panni del brusco Diomede, 4 mosche di velluto grigio conclude la Trilogia degli Animali mettendo le basi dei successivi thriller di Dario Argento. Un maestro del genere che, accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone, psicanalizza il passato traumatico del serial killer tra marionette inquietanti e ciondoli rivelatori. La folle Nina (Mimsy Farmer), come nel sogno premonitore di Roberto, muore decapitata nella magistrale sequenza finale girata a 18.000 frame per secondo.

Profondo Rosso

Sin dal rivoluzionario piano sequenza tra le tende rosso-sangue del congresso di parapsicologia, Profondo rosso consacra Dario Argento l’Alfred Hitchcock italiano. Un genio del brivido che, dall’audace femminismo (Gianna Brezzi è la coraggiosa giornalista interpretata da Daria Nicolodi) all’ingannevole forma dell’orrore, realizza uno dei migliori thriller della settima arte. Uscito nei cinema italiani il 7 marzo del 1975, il film racconta la storia di un pianista jazz che, dopo aver assistito all’omicidio di una medium, diventa il bersaglio di un serial killer. Tra le iconiche musiche dei Goblin, gli effetti speciali del premio Oscar Carlo Rambaldi e le straordinarie interpretazioni di David Hemmings e Clara Calamai, Profondo rosso è un concentrato di giochi di prospettiva e trionfi gore. Un classico che, chiudendo la fase thriller di Dario Argento, anticipa il respiro horror di Suspiria, il capostipite della Trilogia delle Madri.

Suspiria

È impossibile dimenticare la grottesca Mater Suspiriorum di Suspiria, il cult horror con Jessica Harper e Joan Bennett del 1977.
Ambientato nell’Accademia di danza di Friburgo, Suspiria racconta la discesa infernale di una ballerina in un covo di sacrifici e malvagità. Un capolavoro che, introducendo la Trilogia delle Madri, consacra la massima espressione cinematografica di Dario Argento. Tra piogge torrenziali, effetti cromatici e melodie inquietanti (firmate, come sempre, dai Goblin), Suspiria è un grand guignol di sangue e magia nera. Una fiaba gotica che, arricchita dall’affascinante fotografia di Luciano Tovoli e dalla claustrofobica scenografia di Giuseppe Bassan, regala delle sequenze iconiche e disturbanti: la coreografica impiccagione di un’allieva di Madame Blanc (Joan Bennett), la agorafobica uccisione di un pianista cieco e i terrorizzanti sussurri nel dormitorio. “Questo respiro non puoi più dimenticarlo”, un monito divenuto nel tempo una profonda verità per gli amanti del brivido!

Phenomena

“Gli insetti non mi feriscono mai, li amo!”, afferma Jennifer Corvino, la giovane protagonista di Phenomena, l’horror del 1985 con Jennifer Connelly, Daria Nicolodi e Donald Pleasence. Caratterizzato dal respiro gore di Venerdì 13 e dal fascino sovrannaturale di Suspiria, Phenomena è uno dei film più amati di Dario Argento. Un horror che trascende la brutalità dell’autore di Profondo rosso in una fiaba dark su un collegio d’élite infestato da efferati omicidi. Tra temi entomologici e suoni claustrofobici, Phenomena pullula di insetti striscianti, bambini deformi e villain folli. Un concentrato di ossessioni che, tra le musiche di Simon Boswell e dei Goblin e il make up di Sergio Stivaletti, eleva Dario Argento tra i maestri dell’horror internazionale. È impossibile dimenticare la sequenza in cui Jennifer si immerge nel mare di corpi in putrefazione di Frau Brückner.

Opera

Tra gli horror più sottovalutati di Dario Argento c’è Opera, il thriller del 1987 ambientato dietro le quinte del Macbeth di Giuseppe Verdi. Betty (Cristina Marsillach), una giovane soprano, affronta un killer che, paralizzandole gli occhi, la costringe ad assistere ai suoi delitti. Interpretato da Urbano Barberini e Daria Nicolodi, Opera preme l’acceleratore sull’effetto gore tra soggettive hitchockiane e tensioni psicologiche. Un sanguinolento grand guignol accompagnato dalla magistrale sequenza in cui Mira (Daria Nicolodi) viene uccisa, attraverso lo spioncino della porta, in un trionfo di urla in slow motion. Tra musiche liriche ed influssi rock, Dario Argento tormenta lo spettatore con delle esecuzioni degne del miglior Torture Porn. Un cult che, come l’immortale Tenebre, consacra Dario Argento una leggenda del cinema horror.

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