Federica Rosellini: «La mia vita tra musica, teatro e cinema» | Rolling Stone Italia
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Federica Rosellini: «La mia vita tra musica, teatro e cinema»

Rolling continua a raccontare i talenti emergenti del nostro cinema. A Venezia abbiamo incontrato la protagonista di 'Dove cadono le ombre': il film, presentato alle Giornate degli Autori, arriva nelle sale il 6 settembre

Federica Rosellini alla Mostra del Cinema scattata da Fabrizio Cestari

Federica Rosellini alla Mostra del Cinema scattata da Fabrizio Cestari

Federica Rosellini sembra una giovane Charlotte Rampling con qualcosa di Patti Smith. Anche se il rock lo sta recuperando ora per interpretare a teatro un Dioniso star e androgino ne Le Baccanti di Euripide, diretto da Andrea De Rosa: «Ho una formazione classica fortissima perché vengo da una famiglia di musicisti, nonna violinista e nonno compositore e direttore d’orchestra. Io stessa ho fatto il Conservatorio».

Alla Mostra del Cinema il suo è uno dei volti più nuovi: Dove cadono le ombre infatti, diretto da Valentina Pedicini e presentato alle Giornate degli Autori, è il suo esordio sul grande schermo. Nata a Treviso nel 1989, Federica viene dalla musica appunto, e dal teatro: ha fatto la scuola del Piccolo con Luca Ronconi e ha debuttato proprio con lui ne I beati anni del castigo, per poi vincere appena diplomata il premio Hystrio alla vocazione.

Per cinque anni dopo l’accademia la sua vita è stata il palcoscenico: «Pensavo che il cinema non mi interessasse, più per ignoranza che altro. Poi ho iniziato a fare provini: mi sentivo sempre dire che avevo un viso troppo nordeuropeo, che ero troppo bergmaniana, che andavo bene per Haneke o Lars von Trier». E guarda caso questi sono i suoi registi preferiti: i film della vita? Melancholia, La pianista, Sussurri e grida. Poi la confessione che non ti aspetti: «Sono una grande fan dei b-movie apocalittici, tipo The Core. Lo so, è un filmaccio (ride)»

Dove cadono le ombre | Trailer del film di Valentina Pedicini - Venezia 74

Valentina Pedicini l’ha vista recitare e l’ha scelta per il ruolo di Anna, infermiera in una casa di riposo: «Ho seguito per un mese un’amica che fa questo lavoro e ho imparato come gestire i corpi delle persone anziane, c’è una ritualità precisa delle mani. Mi sono ricordata delle parole di Isabelle Huppert, che raccontava come Haneke l’avesse guidata al millimetro nella scena del rasoio de La pianista: prendi i rasoio, pulisci il rasoio…».

Ma la sua Anna è prigioniera fin dall’infanzia di quel luogo: un ex orfanotrofio di bambini jenisch sottratti alle famiglie, dove venivano condotti esperimenti sui piccoli per mettere fine al fenomeno del nomadismo. Il tutto nella civilissima Svizzera, come ha raccontato una delle vittime, Mariella Mehr, in forma letteraria: «Sento molto la responsabilità di portare questa testimonianza» spiega Federica «All’inizio il mio personaggio è incastrato, congelato in un abisso. Ha delle fratture minuscole che gradualmente si aprono per liberarsi. Ho pensato a Il portiere di notte e a Charlotte Rampling, soprattutto per la scena del poker».

Ma è solo l’inizio: ne Il manoscritto, per la regia di Alberto Rondalli, avrà un cameo nei panni di una dama seicentesca che si scopre poi essere la figlia del diavolo. In autunno invece sarà in tv come protagonista di puntata di Non uccidere 2: «Dovevo fare The Miracle, la serie di Ammanniti, ma avevo già dei contratti teatrali». Federica ha anche un background da danzatrice e, confessa, le piacerebbe recitare in un musical per il grande schermo alla La La Land: «Insomma, il teatro è il mio vecchio amore, ma ora che ho scoperto il cinema, ci ho preso gusto». Sempre con la musica classica nel cuore: «Cosa ascolto? Il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Rachmaninov, ma la canzone della mia adolescenza è Sere Nere di Tiziano Ferro. E poi adoro Stand by me nella versione di Florence +The Machine».

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