Caterina Guzzanti: «Rita Levi Montalcini era rock prima del rock» | Rolling Stone Italia
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Caterina Guzzanti: «Rita Levi Montalcini era rock prima del rock»

A Venezia abbiamo incontrato l'attrice, che questa sera alle 20.30 su Rai Tre sarà protagonista della nuova puntata del docufilm 'Illuminate', dedicato alla scienziata premio Nobel.

Caterina Guzzanti scattata in esclusiva per Rolling Stone da Fabrizio Cestari a Venezia 75. Make-up: Giorgio Armani Beauty.

Caterina Guzzanti scattata in esclusiva per Rolling Stone da Fabrizio Cestari a Venezia 75. Make-up: Giorgio Armani Beauty.

«La mia prima volta a Venezia è stata insieme a Corrado quando presentarono Fascisti su Marte. Ero una comparsa, ma mi sono imbucata insieme a mia mamma. Abbiamo fatto l’arrivo rituale in motoscafo salutando come pazze, felicissime». Caterina Guzzanti quest’anno al Lido ci è tornata per presentare Illuminate, il docufilm in quattro puntate di Rai Tre, che racconta incrociando narrazione cinematografica, documenti d’archivio e testimonianze inedite quattro grandi donne italiane del ‘900: Margherita Hack, Palma Bucarelli, Rita Levi Montalcini e Krizia. Il tutto con l’aiuto di quattro volti del nostri cinema: Francesca Inaudi, Valentina Bellè, Carolina Crescentini e Caterina, appunto.

La Guzzanti questa sera sarà protagonista dell’episodio dedicato a Rita Levi Montalcini: «È stato come fare la maturità (ride), lei è un gigante. Ho intervistato tante persone, che hanno cercato di raccontare la parte umana della signora e non tanto i motivi del Nobel. Certo, ci hanno anche spiegato che diavolo è questo fattore di crescita nervoso, però se dovessi spiegarlo… ho capito soltanto che è una proteina, ecco».

La Montalcini era rock prima che rock volesse dire qualcosa: «Era una donna molto determinata, cocciuta, che è andata contro il desiderio del padre di vederla diventare una brava moglie e madre, come ci si aspettava da tutte le donne del tempo (e forse anche un po’ da quelle di oggi). Ha dovuto studiare in Belgio a causa delle leggi razziali, poi è tornata in Italia e si è chiusa in camera sua a fare esperimenti».

Ci sono due aspetti della storia della scienziata che hanno colpito Caterina. «Era una persona guidata dalla propria immaginazione che, come nell’arte, anche nella scienza non può mancare, lo ha spiegato tante volte lei stessa: se non sei capace di pensare a qualcosa di diverso da quello che già conosci, non puoi andare da nessuna parte. Rita diceva di avere un’intelligenza nella norma e che in realtà contano l’ottimismo e la forza di non abbattersi davanti ai fallimenti, che nel campo sono la regola perché il 99,9% di quello che fai non va in porto».

L’altro aspetto è che la Montalcini è «un’icona di femminilità che ha rinunciato felicemente ad essere madre e moglie. Nel docufilm Paola Tirassa, una ricercatrice che ha lavorato con lei, spiega benissimo l’accezione negativa che c’è oggi nei confronti della parola “sacrificio”: sembra che una donna per lavorare, per seguire la propria passione, debba sacrificare una parte. E “sacrificare” significa abbandonare, lasciar morire in onore di qualcos’altro. Rita non è stata madre, non è stata moglie, ma quello che la sua vita le ha dato è stato molto di più di quello che si sarebbe mai aspettata. Per cui non si tratta di sacrificio, ma semplicemente di una scelta. E si chiama “fare quel cavolo che ti pare”».

Mamma invece Caterina lo è diventata poco più di tre anni fa: «Adesso sto ingranando di nuovo, è difficile ma non solo perché non hai tempo, si fanno sacrifici specialmente economici, tutti i soldi che guadagni li dai alla babysitter. Nei primi mesi sei stanca, stremata, quando allatti, devi solo mangiare, non riesci nemmeno a fare una doccia e le altre cose della giornata passano in cavalleria». La cosa più pazza che ha fatto a livello beauty? «Non l’ho fatta volontariamente, hanno sbagliato a tingermi i capelli. Li volevo rosso rame come mio figlio, visto che lo scambiano sempre per il figlio della tata, ma me li hanno tinti rosso Milva. E ho dovuto aspettare che “scaricassero” (ride), è il termine tecnico». La mattina Caterina porta a scuola il figlio struccata e quasi in pigiama: «C’è un’altra mamma, amica mia, che mi dice: “Però dai! Dattela una truccata!” E io: “Che me frega, tanto dobbiamo andare a prendere il caffè e poi torno a spicciare casa” (ride). Mi trucco quando devo fare un provino e mi faccio truccare dagli altri se devo uscire la sera». Il prodotto irrinunciabile? «Vorrei che mi mettessero sempre le ciglia finte perché le mie hanno le punte bionde. O il mascara Armani Beauty, come adesso».

A brevissimo vedremo la Guzzanti al cinema in Ti presento Sofia: «Interpreto l’ex moglie di Fabio De Luigi e la mamma di Sofia: lui è un uomo separato e innamorato della figlia, alla quale dedica moltissimo tempo. Poi incontra Micaela Ramazzotti, una donna che non vuole avere nulla a che fare con i bambini… così deve mentire e nascondere la presenza della piccola, che è la persona più importante della sua vita”». Insomma ormai Caterina è lanciata nella sua carriera di attrice: «Ci provo, mi piacerebbe… ». Programmi lavorativi con la famiglia? «No, ma so che stanno pensando a un ritorno de La Tv delle ragazze».