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Carlo Freccero: Matrix per sempre

La nascita di un mondo informatico parallelo ripropone tutte quelle incertezze che, dalle origini, hanno motivato la nascita della filosofia. L'editoriale di Freccero dal numero di novembre

Carlo Freccero: Matrix per sempre

“È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo”.
Per un filosofo, le tesi dei fisici, private delle dimostrazioni matematiche che le rendono credibili, sembrano esercizi metafisici. Mi spiego, la filosofia ha scoperto da tempo che esistono campi del sapere che eccedono la capacità della mente umana e risultano quindi indimostrabili. La filosofia parte dai suoi limiti, la fisica no, vuole esprimersi sull’inesprimibile. Ogni volta che in una discussione riporto qualche nuova ipotesi scientifica, vengo sommerso da commenti ironici da parte dei miei amici umanisti. E invece non si tratta di fandonie, ma di scienza. E la scienza assomiglia sempre più alla fantascienza, anzi ne trae ispirazione. Leggo oggi in un post di Facebook che in America l’ipotesi fantascientifica di Matrix, la vita umana come semplice esperimento, all’interno di un universo simulato, viene sempre più presa in considerazione come ipotesi scientifica.

La prima formulazione di questa ipotesi come reale, sarebbe di un filosofo svedese, Nick Bostrom, insegnante presso la Oxford University. Ma come, un filosofo che fa metafisica? La spiegazione sta nell’informatica come prodotto della mente umana. Se, a partire da Kant in poi, i limiti della nostra mente ci negano l’accesso alla completa conoscenza dell’universo, un universo costruito dalla mente umana, un universo informatico, è invece accessibile. E l’enorme progresso dell’informatica, in questi ultimi anni, rende addirittura l’ipotesi credibile.
Secondo Nick Bostrom la realtà in cui viviamo potrebbe essere una simulazione creata da esseri intelligenti. Il filosofo parte da tre ipotesi conflittuali tra loro. Cito da Wikipedia:
1. Nessuna civiltà raggiungerà mai un livello di maturità tecnologica in grado di creare realtà simulata.
2. Nessuna civiltà che abbia raggiunto uno status tecnologico sufficientemente avanzato produrrà una realtà simulata pur potendolo fare, per qualsiasi ragione.
3. Tutti i soggetti con il nostro genere di esperienza stanno vivendo all’interno di una situazione in atto.
In breve, se ritengo improbabili le ipotesi 1 e 2, l’ipotesi 3 risulta ampiamente probabile. E, nel caso di accoglienza, falsificabile. La tesi filosofica è stata ripresa dal fisico statunitense Neil deGrasse Tyson, che l’ha estesa all’intero universo. Sin qui ci muoviamo ancora nel campo della pura speculazione.
La notizia è che un’ipotesi apparentemente fantascientifica interessa gli unici mondi che riteniamo oggi attendibili: l’informatica e il mondo della finanza.
La Bank of America, in un rapporto del mese scorso, ha sposato la tesi attribuendole una forchetta di probabilità dal 20% al 50%. Secondo il NewYorker esisterebbero finanziatori di Silicon Valley per verificare la veridicità dell’ipotesi. Insomma. Se fino a qualche anno fa il film Matrix descriveva una realtà paradossale e metaforica, oggi dentro quella realtà virtuale potremmo esserci davvero, sino a prova contraria e cioè a falsificazione effettuata.

C’è qualcosa di inquietante in tutto questo.
La prima constatazione è che la nascita di un mondo informatico parallelo ripropone tutte quelle incertezze che, dalle origini, hanno motivato la nascita della filosofia. In breve il contrasto tra apparenza e verità, e anche il discorso sui limiti da attribuire alla possibile ricerca della verità. Perché la verità informatica è un fuori di noi, prodotto da noi e, in quanto tale, conoscibile.
La seconda è che, da tempo, la fiction sembra precedere la nostra conoscenza del reale, sia nella quotidianità, per esempio nella vita politica, che, addirittura, nella fantascienza. Senza la metafora di Matrix, che riassume e anticipa tutti questi discorsi e teorie, non saremmo neanche in grado di decifrare e capire tutte le ipotesi di cui sopra. E invece basta pensare a Matrix per capire chiaramente questa possibilità e provare sulla nostra pelle la vertigine di Neo quando deve decidere se mandar giù la pillola rossa o la pillola blu, accettare l’ipotesi improbabile oppure fermarsi all’ipotesi più evidente: la banalità del quotidiano.
Non ci credete? Vi capisco. Ma se credete alla mano invisibile che governa i mercati neoliberisti, potete valutare anche quest’ipotesi.

L’intervista è stata pubblicata su Rolling Stone di novembre.
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