«La mia Harley Quinn? È sempre più pallida»: Margot Robbie & Co. raccontano il nuovo ‘Suicide Squad’ | Rolling Stone Italia
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«La mia Harley Quinn? È sempre più pallida»: Margot Robbie & Co. raccontano il nuovo ‘Suicide Squad’

Ovvero ‘Missione suicida’, ‘re-quel’ (come l’hanno definito in patria) delle avventure dei supercattivi DC Comics. Insieme alla diva, abbiamo incontrato anche il regista James Gunn e gli altri protagonisti

«La mia Harley Quinn? È sempre più pallida»: Margot Robbie & Co. raccontano il nuovo ‘Suicide Squad’

Margot Robbie è Harley Quinn

Foto: Warner Bros. Pictures/DC Comics

«Ho riunito un cast di super attori, gente un bel po’ diversa come potete vedere (indica le finestre web intorno a lui, nda)!». A parlare – via Zoom – è James Gunn, sceneggiatore e regista di The Suicide Squad – Missione suicida (dal 5 agosto nelle sale). Gunn parla circondato, “digitalmente”, dalle molteplici finestre virtuali con l’intero cast: dalla fulgida Margot Robbie alle new entry Sylvester Stallone (!), Idris Elba e John Cena, fino ai comprimari David Dastmalchian, Michael Rooker, Pete Davidson… Presentano il nuovo ipercromatico cinefumetto DC scorretto, sboccato, divertente ed eccentrico. In parte una sorta di versione (anti)supereroica degli Expendables (non a caso, stavolta, nel gruppo c’è anche “Sly”).

Tra i personaggi migliori del film c’è proprio il colossale King Shark, squalone antropomorfo non sveltissimo di testa ma dotato di poche parole (già di culto tra gli aficionados la scena in cui, durante la prima riunione del gruppo, alla richiesta se ci sono domande, Shark alza la mano-pinna dicendo: «Mano… mano…»). Il personaggio è stato realizzato in motion capture con il corpo dell’attore Steve Agee, mentre la voce è di Stallone. «Ho selezionato personaggi e attori in modi molto diversi», riprende Gunn. «Alcuni avevano già il volto perfetto come Harley Quinn/Margot Robbie. Volevo assolutamente inserire nel film nuovi “cattivi” e attori che mi piacciono molto. Ho cercato su Google “qual è il più stupido supercattivo di sempre?”, la risposta è stata: “Polka-Dot Man”. E allora l’ho inserito nella storia e cercato un attore adatto: David Dastmalchian. Bloodsport, invece, l’ho scritto ad hoc per Idris Elba. Ratcatcher (Taika Watiti, mentre la figlia Ratcatcher 2 è Daniela Melchior, nda) l’ho inserito perché mi piacciono i topi! Stallone invece l’ho chiamato al telefono, dicendo: “Sly, ho scritto un ruolo per te! È uno squalone gigante, piuttosto stupido…”. Mi ha risposto: “Ok!”». Interviene Stallone, scherzando: «Sono in debito, James, nel prossimo Rambo sarai la prima vittima!». S’inserisce anche Michael Rooker (il villain Savant, così cattivo che nella prima scena in carcere uccide un uccellino): «Voglio esserci anch’io, Sly! Voglio essere quello che ammazza Gunn! Mi ha già fatto morire tre o quattro volte nei suoi film, devo restituirgli il favore!». Sly: «Michael, sei già della squadra!».

Idris Elba/Bloodsport sul set col regista James Gunn. Foto: Warner Bros. Pictures/DC Comics

Anche nel film – tra esplosioni e battaglie, romanticismo sghembo e improbabile (spoiler: stavolta Harley sta per sposarsi) – dominano il cameratismo e le battute. A raffica. Il film e la presentazione del film hanno molto in comune. Perché? Perché dopo pochi minuti di The Suicide Squad – Missione suicida e dell’incontro con i protagonisti o ci si diverte davanti ai molti eccessi, ammiccamenti, rimandi e varie assurdità, oppure non si ha predisposizione verso un cinefumetto autoriale e bizzarro. Stesso discorso per l’umorismo del cast e del regista. Oltre ai tanti effetti visivi (WETA), ci sono anche veri effetti speciali molto materici e “reali”. Prima ancora delle riprese, Gunn ha dichiarato che dopo Guardiani della galassia ne aveva abbastanza di CGI, ecco perché se King Shark (Re Squalo) è interamente realizzato sinteticamente tramite motion capture al computer, le sue vittime squartate sono invece veri pupazzi dalle sembianze umane.

«Ho cercato di realizzare il più possibile realmente gli oggetti, le cose e anche alcuni mostri», riprende l’autore. «Perfino l’isola di Corto Maltese, in cui si svolge quasi tutto il film, l’abbiamo creata davvero, con una “costa” lunghissima! L’abbiamo realizzata in una delle gigantesche aree scoperte dei Pinewood Studios (di Atlanta, Georgia, nda). Si tratta di uno dei più grandi set di sempre, una costa vera e propria con tanto di onde create da Dan Sudick, il nostro uomo degli effetti speciali. Davanti alla costa, una foresta con migliaia di alberi, anche quella costruita ad hoc. Nelle pause ci rilassavamo su quella spiaggia, non proprio sorseggiando dei margarita, ma quasi (ride, nda)… Ho lavorato con tante star, ma questo gruppo è fantastico, il migliore con cui abbia mai lavorato. Sul set c’era un clima disteso tra una scena action e un’esplosione, nelle pause non mancavano mai ottimi cupcake».

Gli fa eco uno dei volti nuovi del film, Idris Elba (il letale Bloodsport, ex militare che ha sparato a Superman): «Ci siamo molto divertiti, eravamo un vero gruppo, una famiglia, una squadra. Nelle pause siamo andati in posti improbabili, karaoke bar e anche in uno strip club con stripper un po’ attempate… Il loro preferito era Joel (Kinneman, nda)!». Durante la conferenza virtuale, i talent si mandano anche messaggini WhatsApp tra loro. Ad esempio, Gunn ci informa che Idris Elba gli ha appena scritto: «Sembri Dio!» (forse perché era la finestra più in alto dello schermo, e molto illuminata). Il rischio di incontrare via Zoom l’autore e l’intero gruppo di divi che danno volto e corpo – ipertrofico quasi tutti i maschietti, mozzafiato le ragazze – ai personaggi del nuovo film DC Comics è che il clima troppo rilassato degeneri in atmosfera da caserma.

John Cena alias Peacemaker. Foto: Warner Bros. Pictures/DC Comics

E così avviene. Specie quando interviene il comico Pete Davidson, che nel film interpreta Blackguard. Davidson, felpa con cappuccio e sigaretta elettronica non troppo nascosta, fra un paio di sbadigli e un sorrisetto sornione, comincia a fare battute sulle doti sotto la cintura di John Cena, visibili sullo schermo, causa tutina attillata; e, soprattutto, per una scena in cui recita in mutande. «I miei zii, grandi appassionati di wrestling, erano sconvolti», dice Davidson ridendo. «Sono venuti da me, dopo l’anteprima, dicendo: “Non sapevamo avesse un pacco così enorme!”». Il povero Cena – in giacca e cravatta – è visibilmente imbarazzato. (Parentesi: il suo personaggio, Peacemaker, tornerà anche nella prossima serie HBO Max scritta e diretta sempre da Gunn).

Per fortuna Margot Robbie cambia argomento e, alla domanda su come sia cambiata la sua esperienza sul set riprendendo l’iconico personaggio di Harley Quinn per la terza volta, osserva: «Mi sono divertita a interpretare questa nuova versione di Harley per la prima volta single e disponibile! Non avevo mai interpretato Quinn “sfidanzata” da Mr. J (Joker, nda) o fresca di rottura… Stavolta la mia Harley doveva essere ancora più pallida in viso, perché James Gunn la voleva così. Mi spruzzavano un sacco di vernice addosso, ogni giorno! Al mattino la routine era sempre quella: io con le braccia alzate a farmi “bistrare” di bianco che più bianco non si può, e tutti gli altri attori che si preparavano per la scena e mi salutavano sorridendo. Una scena piuttosto buffa…».