Justin Hurwitz, l’enfant prodige della musica da ‘La La Land’ a ‘First Man’ | Rolling Stone Italia
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Justin Hurwitz, l’enfant prodige della musica da ‘La La Land’ a ‘First Man’

Intervista al compositore premio Oscar, fedelissimo di Damien Chazelle, che racconta com'è nata la sua ultima colonna sonora. E sul prossimo musical...

Justin Hurwitz, l’enfant prodige della musica da ‘La La Land’ a ‘First Man’

Justin Hurwitz con i due Oscar vinti nel 2017 per le musiche di 'La La Land'

Credit: Dan MacMedan / Sipa USA / USA TODAY Network / IPA

Se il nome di Justin Hurwitz non vi dice niente – e fidatevi, sarà così ancora per poco – forse lo faranno i due Oscar che ha vinto nel 2017 per La La Land: Miglior colonna sonora e Miglior canzone originale (City of Stars). Già, Hurwitz, 33 anni appena, è il compositore dietro ogni film dell’enfant prodige del cinema, Damien Chazelle, 33 anni pure lui, il più giovane di sempre ad aver vinto la statuetta come Best director: «Credo che per scrivere una colonna sonora originale e unica servano prima di tutto un buon film e un bravo regista» spiega Hurwitz da Los Angeles mentre chiacchieriamo al telefono in occasione dell’uscita in home video di First Man (il 20 febbraio con Universal Pictures Home Entertainment Italia).

La La Land (2016 Movie) Official Clip – “City Of Stars”

Dal debutto indie Guy and Madeline on a Park Bench a quel gioiellino jazz che è Whiplash, dal musical che ha resuscitato il musical hollywoodiano, La La Land appunto, all’ultimo arrivato, First Man, una nuova prospettiva dark e personale sugli space movie: «Sono stato molto fortunato perché Damien (che è un musicista a sua volta, nda) ha una visione completa dei suoi film, conosce bene le possibilità del mio lavoro e dà molta importanza alla musica, è davvero una parte integrante del suo cinema». La comunicazione è disturbata, ma non perdiamo il filo: «Ogni compositore vuole lavorare con un regista che sa quello che vuole».

Qualcuno ha detto bromance? Di certo, dopo essere stati compagni di stanza (e di band) ad Harvard, Hurwitz non ha mai fatto un film senza Chazelle e viceversa. Fino appunto a First Man, mission movie che ci porta visceralmente dentro le difficoltà dell’Apollo 11 e di Neil Armstrong nella preparazione (tecnica ed emotiva) del viaggio sulla Luna. Di fatto per entrambi è il primo progetto lontano dal musical o dal film musicale: «Ma il lavoro non è tanto diverso, si tratta sempre di creare qualcosa che susciti certe emozioni. Leggendo lo script e guardando le immagini cerchi di capire cosa provino i personaggi e come puoi trasformarlo in musica. Poi ovviamente in un musical ci sono più melodie mentre in uno score ci sono solo un paio di temi, in un musical puoi continuare ad aggiungere materiale e canzoni quando ti vengono in mente, invece per uno score di solito non accade».

Justin racconta con una semplicità estrema un lavoro complessissimo. Per esempio, come è riuscito a creare un equilibrio tanto perfetto tra il silenzio e il suono, in particolare nella sequenza sulla Luna? «Il silenzio è stata una scelta precisa di Damien, faceva parte della visione dall’inizio. Dovevo capire quando introdurre il suono, trovare il momento perfetto. Ho riguardato la scena della camminata sulla Luna moltissime volte, avanti e indietro, cercando di capire dove istintivamente la musica sarebbe dovuta partire». Facile, no?

Qualche altra curiosità: nel film «C’è un riferimento abbastanza chiaro a 2001: Odissea nello spazio, ma a parte quello volevamo che lo score fosse unico e non ne ricordasse altri», Hurwitz ha finito il mix del film meno di 72 ore prima dell’anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia e Neil Armstrong, interpretato da Ryan Gosling, è il primo protagonista maschile dei film di Chazelle che non si esprime attraverso le canzoni. Serviva dunque qualcosa che ne comunicasse il dolore e la lotta per farcela: Gosling ha detto di aver trovato una connessione con il personaggio anche grazie alla musica, in particolare attraverso il theremin. «Sapevo cosa fosse, ma non l’avevo mai suonato» confessa Justin, «Poi Damien ha pensato che potessimo usarlo, quindi ne ho preso uno e ho imparato. È divertente, ma può essere anche parecchio intimo, le melodie diventano molto espressive perché sembra che lo strumento canti o pianga. Ha aggiunto un bel po’ di emozione allo score».


Anche se non lo vedrete scrivere tre o quattro colonne sonore l’anno, perché dice di essere piuttosto ossessivo e di riuscire a concentrarsi solo su un progetto alla volta, Hurwitz è uno dei giovani compositori che stanno cambiando e restituendo nuova personalità al suono nel cinema: «Sono cresciuto ascoltando John Williams, che mi ha influenzato parecchio. E poi ho scoperto Nino Rota, Ennio Morricone, Michel Legrand e Bernard Herrmann. Credo che tutti abbiano avuto un impatto su di me in qualche modo».

E nonostante per First Man abbia messo a punto uno dei più complessi, sperimentali ed emotivamente consapevoli score degli ultimi anni – nonché vinto il Golden Globe – non ha ricevuto nessuna nomination agli Oscar quest’anno, cosa di cui preferisce elegantemente non parlare. Ma cosa ne pensa del fatto che star della musica come Lady Gaga, Thom Yorke, Kendrick Lamar abbiano deciso di misurarsi con le colonne sonore? «Il fatto che artisti con un background musicale così diverso dal mio – band, produttori o cantautori pop e rock – diano il loro contributo al cinema è una gran cosa, è bello che ci siano diversità e varietà nella musica da film».

Il tempo è scaduto, sappiamo che sarà un’impresa impossibile ma ci proviamo, come avevamo già tentato con Chazelle: il prossimo film che farete sarà un altro musical? «Non posso dire nulla, ne stiamo parlando… ma non vedo l’ora di iniziare a lavorarci tra qualche mese». Niente, ci tocca aspettare.