«Il cinema è il mio luogo felice»: leggi il discorso integrale di Tilda Swinton a Venezia 77 | Rolling Stone Italia
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«Il cinema è il mio luogo felice»: leggi il discorso integrale di Tilda Swinton a Venezia 77

L’attrice, premiata con il Leone d’oro alla carriera, ha aperto la Mostra con un’ode alla sua professione e alla sua “tribù”

«Il cinema è il mio luogo felice»: leggi il discorso integrale di Tilda Swinton a Venezia 77

Tilda Swinton sul red carpet della serata d’apertura della 77esima Mostra di Venezia

Foto: Tiziana Fabi/Getty Images

L’appello accorato della madrina Anna Foglietta per la ripresa (in sicurezza) della cultura, la dichiarazione d’amore per il cinema della presidente di giuria Cate Blanchett, i contributi via Zoom di amici di lusso (tra gli altri Paolo Sorrentino, Jodie Foster, Alejandro González Iñárritu, Laura Dern e Samuel L. Jackson), la solidarietà dei direttori dei festival rivali (a cominciare da quello del “fratello coltello” Cannes, Thierry Frémaux): la 77esima Mostra del cinema di Venezia è ufficialmente cominciata. Ma a lasciare il segno più di tutti è stato il discorso di Tilda Swinton, premiata con il Leone d’oro alla carriera. Citazione di Black Panther, in omaggio a Chadwick Boseman, compresa.

«Due cose mi domando ultimamente. Una: quanto, ed esattamente quale, cinema conta per me. Due: come riuscire ad accettare questo immenso onore con una faccia impassibile. Il cinema è, semplicemente, il mio luogo felice. È la mia vera madrepatria. E la sua colleganza, l’albero genealogico del mio cuore. È facile. I nomi sull’elenco di coloro ai quali è stata tributata questa onorificenza sono i nomi dei miei maestri. Sono gli anziani della mia tribù. Sono i poeti del linguaggio che amo sopra tutti gli altri, canto le loro canzoni in bagno… Sono la ragazzina punk fissata con il cinema che fa l’autostop per la stazione per prendere un treno per le colline ai piedi delle vette delle loro conquiste. E, ad ogni modo, io sto appena iniziando. Dunque, quando chiedo a me stessa come potrei esprimere adeguatamente la mia gratitudine per questo onore, le parole mi vengono meno. Perdonatemi. Le ho esaurite tutte. Sappiatelo: è grave.

Ma penso di potervi dire qualcosa di cosa significhi essere con voi qui stasera. Cosa significhi essere in una stanza con creature viventi e un grande schermo. Cosa significhi stare per vedere un film a Venezia: pura gioia. È così bello vedere tutti i vostri occhi aperti e pronti. Se posso, visto che sono quassù, per conto di tutti noi e in associazione con la grande Ann Hui, con la quale sono fiera di dividere questo straordinario tributo, vorrei ringraziare la nostra sublime Venezia, il festival di cinema più venerabile e maestoso della Terra, per aver alzato la sua bandiera quest’anno, l’anno della visione 2020, per ricordarci che certe cose non vanno da nessuna parte, che mentre affrontiamo i nostri conti, mentre impariamo a riporre la nostra fiducia nell’evoluzione e nei suoi inevitabili cambiamenti (pronunciato «ch-ch-changes» alla David Bowie, ndr), mentre grati ci liberiamo irrevocabilmente di quello che ci degrada e ci sconfigge e scopriamo e impariamo ad assumere la responsabilità e ad avere cura di tutti i nostri tesori, sia naturali che culturali, possiamo continuare a fare affidamento sul grande, elastico, vasto, selvaggio, brioso, sconfinato e perpetuamente inclusivo Stato del Cinema.

Abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno. Il tappeto magico vola quieto e sempre sarà. E grazie per il mio Leone con le ali. Il miglior dispositivo di protezione personale per l’anima che possa immaginare. Viva Venezia! Cinema cinema cinema! Wakanda forever! Nient’altro che amore.»