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Aspettando gli Oscar 2021: i migliori attori non protagonisti

Sacha Baron Cohen in Il processo ai Chicago 7 (2020) di Aaron Sorkin

È partito il countdown per la notte più importante del cinema. E da oggi ripassiamo le candidature nelle categorie maggiori, tra i favoriti dai bookmaker e i nostri preferiti. A partire da Sacha nostro: è stato il suo anno, e con Borat 2 ambisce al premio per la sceneggiatura, ma che si segnala anche come attore drammatico grazie all’ispiratissimo legal by Aaron Sorkin. Noi siamo i suoi primi fan e questa è la sua prima candidatura agli Oscar come attore: se dovesse tradursi in statuetta, saremmo i primi ad applaudire in piedi sul divano.

Daniel Kaluuya per Judas and the Black Messiah (2021) di Shaka King

In pole position per la statuetta c’è questo attore inglese (ma bravissimo a scomparire nelle parti da ammerigàno) già nominato per Scappa – Get Out, l’horror sociale di Jordan Peele che l’ha lanciato. Nei panni dell’attivista delle Black Panther Fred Hampton è bravissimo, e la vittoria sarebbe strameritata. Unica obiezione: non stava meglio tra i protagonisti?

Leslie Odom Jr. per One Night in Miami (2021) di Regina King

Uno dei volti dell’annata, senza se e senza ma. Grazie alla performance alias Sam Cooke nel ritratto #BlackLivesMatter (che furono) di Regina King, alla partecipazione al musical-kolossal Hamilton e anche a un bel disco di Natale non passato inosservato (su Music di Sia, invece, soprassediamo). Non vincerà, ma è nata una stella poliedrica e piena di talento. Che è qui per restare.

Foto: Patti Perret/Amazon Studios

Lakeith Stanfield per Judas and the Black Messiah (2021) di Shaka King

Du’ non protagonisti is mej che uàn. Caso più unico che raro, per Judas and the Black Messiah i migliori supporting sono una coppia (per l’altro, cioè Daniel Kaluuya, vedi più avanti). Ma la presenza di Stanfield, tra i volti più interessanti della nuova generazione hollywoodiana, vale come consegna del patentino d’attore “istituzionale”. Lui ha detto che i premi non gli interessano: s’è portato avanti sulla (quasi sicura) sconfitta.

Paul Raci per Sound of Metal (2021) di Darius Marder

Paul chi? Se lo sono chiesti anche molti addetti ai lavori. Ma, pur essendo l’assoluto outsider della gara, il suo nome nella cinquina non stona. Perché il ‘tutor’ del centro per disabili uditivi in cui finisce il batterista Riz Ahmed (anche lui candidato) è un personaggio che non si scorda. E il fatto che Raci, a 72 anni, piazzi il suo primo vero film (dopo quattro titoli appena, e tutti pressoché invisibili) ci fa solo simpatia.

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