‘The Pale Blue Eye’ è più uno stato d’animo che un thriller, nonostante Christian Bale e Edgar Allan Poe | Rolling Stone Italia
Not So True Detective

‘The Pale Blue Eye’ è più uno stato d’animo che un thriller, nonostante Christian Bale e Edgar Allan Poe

Il film gotico by Scott Cooper (il regista di 'Crazy Heart') segue un detective che non ha niente da perdere (Bale) e il giovane poeta (sì, avete letto bene), che indagano insieme su una serie di omicidi

‘The Pale Blue Eye’ è più uno stato d’animo che un thriller, nonostante Christian Bale e Edgar Allan Poe

Christian Bale in 'The Pale Blue Eye – I delitti di West Point'

Foto: Scott Garfield/Netflix

È il 1830 nel campus innevato della United States Military Academy, nello Stato di New York, e un giovane cadetto è stato trovato impiccato. Il medico legale alla fine scoprirà che il cuore gli è stato estratto dal petto e che il pezzetto di una nota, ancora da decifrare, gli è stato nascosto tra le mani. Ma niente paura: Christian Bale si sta occupando del caso. In The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, Bale è Augustus Landor, detective con una reputazione (moglie morta, figlia scomparsa, alcolismo e grandi capacità investigative) che lo precede. Questo significa che è perfetto per quel tipo di lavoro: non ha niente da perdere. E si presume abbia visto abbastanza morte che la parte terrificante di questa impresa, in cui il conteggio degli scomparsi ovviamente aumenterà, probabilmente non lo toccherà.

Il tiro mancino che The Pale Blue Eye fa a Landor non è tanto il mistero intorno a cui ruota tutto, anche se la storia cresce fino a coinvolgere riti satanici, animali morti e persone ricche e con un lato più che oscuro. Quella roba si rivela stranamente poco interessante. Meglio è il cadetto che si presenta a Landor in un pub a tarda notte, lo prende da parte e gli dice: “L’uomo che stai cercando è” – pausa drammatica – “un poeta”. Come fa questo ragazzo a saperlo? È un poeta pure lui. Pare che si tratti di Edgar Allan Poe.

The Pale Blue Eye - I delitti di West Point | Trailer ufficiale | Netflix

Quel nome non significa niente per Landor. Ma ovviamente significa qualcosa per noi. The Pale Blue Eye, scritto e diretto da Scott Cooper e basato sull’omonimo romanzo di Louis Bayard del 2003, è solo apparentemente un film su un mistero. In realtà è incentrato sulla sottile stranezza del poeta in qualche modo al centro, che all’inizio è stato reclutato da Landor solo per soddisfare i suoi istinti gotici. E forse per il piacere del suo accento strascicato e pretenzioso, l’essenza “sudista” della sua compagnia, che sembra quasi esotica nella Hudson Valley e di conseguenza lo ha reso un bersaglio tra i suoi pari. Poe, interpretato dal bizzarro e audace Harry Melling, è un romantico addolorato, con un volto unico, che parla troppo, si eccita per la poesia ed è inaspettatamente pronto a tuffarsi nel caos di questo mistero.

Il film ha un super cast che va da Timothy Spall e Gillian Anderson a Charlotte Gainsbourg, Toby Jones e Simon McBurney. Ma è Melling che si distingue tra tutti, ed è giusto che sia così. Se non interpretasse Edgar Allan Poe, sembrerebbe una pianta: la sua stranezza ha lo scopo di attirare i nostri sospetti, a beneficio del più ovvio criminale che si nasconde da qualche parte nell’ombra, muovendo i fili della trama. Ma, poiché è Edgar Allan Poe, noi ne sappiamo di più: è colui che deve ancora scrivere (e recitare alla donna che ama) Il corvo – cosa che il film gli dà la possibilità di fare. È un romantico, non un assassino. Quindi spetta agli altri il compito di incuriosire, e ci riescono a malapena, in un film che non sembra sempre sicuro di voler piacere. The Pale Blue Eye è pesante, e non sempre a suo vantaggio. La sua cupezza, pensata per sembrare un’interpretazione del gotico americano, ostacola le sue parti più succose e strambe. Peccato che lo faccia al servizio di un mistero che conta poco. Sembra che anche i personaggi vogliano arrivare alla fine e basta.

Bale e Cooper lavorano abbastanza bene insieme. L’attore aveva già recitato per il regista in Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace (2013) e Hostiles – Ostili (2017), per la serie “macho rilassato”. Cooper ha trascorso alcuni anni lavorando come attore prima di dedicarsi alla regia ed è – nessuna sorpresa – bravo con gli attori. Il suo debutto alla regia è stato Crazy Heart, che ha regalato a Jeff Bridges un Oscar di fine carriera, e il suo lavoro più recente, vedi Hostiles appunto, ha messo in mostra il talento di interpreti come Rosamund Pike e Wes Studi. I suoi film sono più coesi per la forza attoriale che per i dettagli e le storie che raccontano, e The Pale Blue Eye non fa eccezione. La regia è per la maggior parte robusta e “dritta”, se non per la sensazione che agli attori sia stato dato un buon margine di manovra per diventare “strani”. Il film è pieno di dettagli minori, quasi nessuno legato al mistero centrale del “ladro di cuori” e quasi tutti dovuti, invece, all’interpretazione degli attori: dalla strampalata audacia di Melling (che ispira anche il Landor di Bale a fare un passo indietro e applaudire), alla burbera insistenza di Timothy Spall e al grottesco altissimo di Gillian Anderson, che in questo ruolo porta la stessa vibrante superiorità della sua interpretazione della Thatcher per The Crown, ma nel XXIX secolo, e in qualche modo più incasinata.

Harry Melling è Edgar Allan Poe. Foto: Scott Garfield/Netflix

Nei panni della barista amante e confidente di Landor, la Patsy di Charlotte Gainsbourg potrebbe essere il personaggio più “normale”. E non sorprende che sia tra i membri più sottoutilizzati del cast. È quasi un peccato: è troppo interessante, quasi vorresti che si inserisse in qualche modo nella storia, tradisse qualcuno, ravvivasse le cose. Più che un film, The Pale Blue Eye, con i suoi paesaggi cupi e innevati e gli interni ombrosi, sembra uno stato d’animo alla ricerca di una storia migliore. Per una trama piena di segreti, c’è parecchia immobilità anche emotiva, come se non avesse senso eccitarsi troppo per una verità che alla fine inevitabilmente uscirà da sola. Bale è l’anima travagliata al centro, e il cast di cadetti di West Point – alcuni dei quali chiaramente stanno tramando qualcosa – crea parecchio contrasto ai margini. È un ensemble al servizio di una storia che soddisfa un po’ solo quando decide finalmente di risolvere le questioni in sospeso. E si scopre che il vero piacere, anche nelle intenzioni degli autori, sono sempre stati i freak che abbiamo incontrato lungo il racconto.

Il che rende Bale un necessario contrappunto. Ha il dolore, ma non l’essenza estrema, almeno non in questo ruolo. Il suo detective ribelle non è abbastanza dedicato a questo lavoro perché lo faccia uscire dalla sua crisi, gli dia la possibilità di riscattarsi. Questo film non parla di questo. Non è il detective-salvatore, né un uomo da salvare. Bale è in qualche modo troppo equilibrato per immergersi saldamente in un archetipo. Si avvicina al personaggio nel modo in cui Landor sembra, all’inizio, avvicinarsi a questo crimine: come un uomo che fa il suo lavoro, forse non molto di più. Essendo una vera star del cinema, il tipo di attore che vale la pena vedere anche quando il film non è all’altezza, Bale se la cava sempre bene. Quello che salva The Pale Blue Eye da se stesso è che lo sa.

Da Rolling Stone USA