‘The Curse’, la nuova serie con Emma Stone vi farà saltare sulla sedia | Rolling Stone Italia
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‘The Curse’, la nuova serie con Emma Stone vi farà saltare sulla sedia

Scritta da Nathan Fielder e Benny Safdie, è la storia sconcertante (appena arrivata su Paramount+) di una coppia di house flipper del New Mexico la cui vita a un certo punto inizia a sgretolarsi

‘The Curse’, la nuova serie con Emma Stone vi farà saltare sulla sedia

Nathan Fielder (Asher) ed Emma Stone (Whitney) in 'The Curse'

Foto: Beth Garrabrant/A24/Paramount+/Showtime

Nathan Fielder ha creato e interpretato due delle serie comedy più belle degli ultimi dieci anni: Nathan for You e The Rehearsal. Benny Safdie, insieme al fratello Josh, ha diretto alcuni dei film più profondamente scomodi degli ultimi anni, tra cui Diamanti grezzi. E quando Fielder e Safdie si uniscono per un nuovo progetto, come nel caso di The Curse (su Paramount+ dall’11 novembre), da queste parti non vediamo l’ora.

Fielder interpreta Asher Seigel, che, insieme alla moglie Whitney (Emma Stone), gestisce una società di sviluppo immobiliare del New Mexico dedita alla sostenibilità e al rispetto delle culture locali. Durante le riprese di un pilot per un reality prodotto da Dougie (Safdie), il nemico d’infanzia di Asher, tutte le crepe nel matrimonio di Asher e Whitney e tutta l’ipocrisia sotto la facciata vengono esposte e amplificate. Nel frattempo, Asher offende la figlia di Abshir (Barkhad Abdi), un uomo che occupa abusivamente una proprietà di proprietà dei Seigel. La ragazza lancia una maledizione su Asher, e lui inizia a credere che sia tutto vero.

In un episodio, la coppia litiga sull’artista indigena Cara (Nizhonniya Austin). Arrampicandosi un po’ sugli specchi, Asher dice: “L’arte riguarda… l’arte riguarda… uhm… voglio dire, a volte devi fare di tutto per esprimere il tuo punto di vista”. The Curse farà tutto il possibile per riuscirci. Anche affrontare alcune svolte narrative sconcertanti.

The Curse Official Trailer | SHOWTIME

Se la situazione sembra tosta, be’, spesso lo è, forse anche per i fan più accaniti dei co-creatori. Fielder, in passato, ha messo la stranezza del suo personaggio al servizio dell’umorismo, ma The Curse senza dubbio non è una comedy. E mentre i Safdie spesso cercano di tenere il pubblico con il fiato in sospeso in un contesto thriller, questo è un drama molto più diretto, dove la principale fonte di tensione è quanto tempo serve in una determinata scena perché qualcuno faccia o dica la cosa peggiore possibile in quel momento.

Anche se è difficile vedersela tutta d’un fiato, The Curse non è affatto noiosa, non è squallore sbattuto sullo schermo fine a sé stesso. Ha molto da dire su quanto siano finti i reality e su come le relazioni reali si trasformino in brand. C’è anche molto materiale intelligente su gentrificazione, appropriazione culturale e tutte le sfide che s’incontrano nel provare a vivere eticamente. Le “case passive” a impatto climatico zero di Whitney – ricoperte all’esterno da vetri che trasformano tutti nel riflesso in uno di quegli specchi da luna park – sono imperfette e spesso soffocanti quanto il matrimonio dei Seigel.

Anche Fielder e Stone formano una coppia affascinante sullo schermo. Asher ha alcuni tratti socialmente goffi in comune con la versione di sé stesso che Fielder ha interpretato in altre serie Ma questo è un ruolo molto più crudo ed emotivamente complesso. Asher ha dentro molta rabbia e risentimento, e ogni volta che li lascia uscire Fielder non sembra mai surclassato dalla sua co-protagonista premio Oscar.

Ma dieci episodi sono troppi per una storia così ridotta, e più a lungo dobbiamo guardare la relazione deteriorarsi, meno potente sembra il tutto. Ci sono anche troppi capovolgimenti nel rapporto di Asher e Whitney con Dougie, nonostante ampie prove che sia un tizio ripugnante e di cui non ci si può fidare.

A volte la serie suggerisce che le maledizioni e la magia siano reali, e in altri momenti sembra invece convinta che l’infelicità di ognuno derivi dalle proprie scelte e azioni. Alla fine, il mix di toni e generi è più confuso che eccitante, come se Fielder e Safdie non fossero sicuri di cosa volessero ottenere oltre alle ore di claustrofobia alla disperata ricerca di una liberazione.

Da Rolling Stone US

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