In un episodio della nuova miniserie HBO Task, il netturbino della Pennsylvania Robbie (Tom Pelphrey) prende in ostaggio uno dei membri della task force delle forze dell’ordine che lo insegue per il suo secondo lavoro, le rapine nei depositi di droga. Dopo aver conosciuto un po’ il suo prigioniero, Robbie si lamenta: “Ho rapito l’essere umano più deprimente del mondo”.
Il fatto è che in Task (dal 12 ottobre su Sky e in streaming su NOW) non mancano certo personaggi che potrebbero rivendicare questo titolo. Creata da Brad Ingelsby, che ci ha già regalato l’incredibilmente cupa anche se eccellente Omicidio a Easttown, vincitrice dell’Emmy 2021, questa è un’altra serie dark piena di personaggi tristi con poche prospettive di salute emotiva, la maggior parte dei quali aggredisce i timpani del pubblico con i suoni lunghi della “o” dell’accento di Delco. Come in Omicidio, ci sono molti aspetti da ammirare anche qui, tra cui le interpretazioni di Pelphrey, Mark Ruffalo, Emilia Jones e altri, oltre a una trama che diventa più propulsiva con il procedere dei sette episodi. Ma è in qualche modo ancora più oscura dell’altra creatura di Ingelsby, che almeno offriva occasionali momenti di leggerezza da parte di alcuni dei suoi personaggi secondari (in particolare Jean Smart nel ruolo della madre della protagonista), così come scorci memorabili di Kate Winslet che divorava hoagie (un particolare tipo di sandwich che si mangia nell’area di Philadelphia, ndt). Non sarebbe una serie di Ingelsby senza almeno un personaggio che indulge con entusiasmo nella cucina locale, ma il compito qui spetta a Martha Plimpton, in un ruolo relativamente piccolo: quello di Kathleen, supervisora dell’FBI e fondatrice della task force che insegue Robbie e i suoi soci.
A un certo punto Tom (Ruffalo), il leader della task force e co-protagonista con Robbie, si ingozza pure lui con un panino. Ma non è per niente affascinante, perché è un tale buco nero di miseria e dolore che ogni luce svanisce ogni volta che cerca di avvicinarsi a lui. Come la Mare di Winslet, ha subìto una devastante perdita familiare in un passato non troppo lontano, e come lei deve lottare con il senso di colpa per non essere riuscito a dare abbastanza aiuto al figlio emotivamente turbato. Un tempo era un prete, ed è diventato agente dell’FBI quasi per caso. Ma la sua recente serie di sfortune, degna del Libro di Giobbe, ha cancellato ogni fiducia che un tempo aveva in Dio.
Ruffalo è uno dei più grandi attori della sua generazione e ha diverse occasioni per dimostrarlo in Task, in particolare nell’episodio finale. Ma lui e Ingelsby sono una combinazione pericolosa. Sceneggiature di quest’ultimo come Omicidio o il film sull’alcolismo con Ben Affleck Tornare a vincere sono fondamentalmente gravi, anche se offrono speranza ai loro personaggi verso la fine. E anche se Ruffalo ha solide doti comiche (dimostrate soprattutto nei panni di Bruce Banner nell’MCU), ha un debole per i materiali cupi, vedi la sua interpretazione premiata con un Emmy nella miniserie HBO del 2020 Un volto, due destini – I Know This Much Is True. Mettete insieme questi due elementi e si crea un circolo vizioso di cupezza, che trasforma la visione dei primi episodi in un’esperienza simile al cercare di risalire una collina fangosa nel bel mezzo di un acquazzone.
L’impostazione della storia presenta una strana somiglianza con la recente miniserie Dope Thief di Apple con Brian Tyree Henry (*): due amici (in questo caso, Robbie e Cliff, interpretato da Raúl Castillo) hanno una fonte interna che fornisce loro informazioni sui nascondigli che possono rapinare, e un’azione in cui catturano un terzo uomo lascia un numero inaspettato di vittime, oltre a un bottino molto più grande e pericoloso di quanto entrambi i partner si aspettassero.
(*) Dope Thief aveva i suoi problemi, soprattutto il perdere vigore narrativo ben prima del finale. Ma almeno lasciava spazio a un umorismo bizzarro e ad altre sorprese ai margini della trama.
Ma qui l’attenzione è divisa tra ciò che Robbie sta facendo – incluso chiedere alla figlia del fratello defunto, Maeve (Emilia Jones di CODA – I segni del cuore), di crescere i figli avuti con la sua ex – e Tom che, con riluttanza, assume il comando di una task force che sembra improbabile possa ottenere grandi risultati, data la sua portata e la mancanza di supporto istituzionale. I tre soci di Tom sono Anthony (Fabien Frankel di House of the Dragon), Lizzie (Alison Oliver di Conversations with Friends) e Aleah (Thuso Mbedu di The Underground Railroad). Tutti e tre hanno i loro problemi, anche se l’unico evidente all’inizio è che Lizzie è estremamente distratta mentre affronta un divorzio (*). Poiché la banda di Robbie ha come bersaglio altri criminali – tutti membri di una banda di motociclisti guidata da Jayson (Sam Keeley) e Perry (Jamie McShane) – il loro lavoro è inizialmente una priorità relativamente bassa per le forze dell’ordine. Ma quando degli innocenti vengono trascinati nel pasticcio creato da Robbie, la task force diventa più importante di quanto i suoi membri sembrino disposti ad ammettere e gestire.
(*) Tutti sono interpretati da attori internazionali che hanno vari gradi di successo nei diversi dialetti regionali che stanno sperimentando. Persino la grande Winslet ha faticato a sembrare originaria della zona in Omicidio a Easttown. Forse Ingelsby potrebbe ambientare il suo prossimo poliziesco altrove, giusto per vedere se attori provenienti da Australia e Croazia riescono a parlare come se fossero nati nel Wisconsin?
Tom Pelphrey in ‘Task’. Foto: Peter Kramer/HBO
I primi episodi si svolgono molto lentamente. E poiché Tom è riluttante a tornare in servizio attivo e alle prese con traumi familiari, quei capitoli sono sostenuti in gran parte dal carisma di Pelphrey, che ha rubato la scena per anni in serie come Ozark e qui si dimostra più che capace di prendere il comando. Robbie cerca di comportarsi come un eterno ottimista nonostante una lunga serie di tragedie, ma è chiaro che la sua rabbia è sempre in agguato appena sotto la superficie, e che Dio aiuti chiunque gli stia vicino quando esce. Jones è formidabile nei panni di una giovane donna costretta a crescere troppo in fretta e che sta perdendo la pazienza dovendo costantemente sistemare i numerosi pasticci dello zio, e McShane conquista lo schermo in un ruolo minore, come un personaggio la cui rabbia è ancora meno controllata di quella di Robbie.
Ingelsby si prende tutto il tempo necessario per rispondere a varie domande introdotte all’inizio, tipo cosa sia successo esattamente alla famiglia di Tom e chi stia fornendo a Robbie e Cliff informazioni sul traffico di droga della gang. Ma la narrazione non è abbastanza complessa da reggere sette episodi, ed è solo quando tutte le trame iniziano a convergere nella quinta ora che Task acquisisce un vero slancio.
Detto questo, proprio come Omicidio si è rivelata soddisfacente alla fine, gli ultimi tre episodi di Task sono molto forti sia per la suspense che per lo studio dei personaggi. E nel finale Mark Ruffalo ha una scena in un tribunale che ricorda perché è stato paragonato a un giovane Marlon Brando nel suo ruolo di debutto nel gioiello del 2000 Conta su di me, dove interpretava la metà di una coppia di fratelli adulti che non si erano mai ripresi completamente dalla perdita di entrambi i genitori da piccoli. Quando è concentrato e il materiale è giusto, nessuno è meglio di lui.
Ma Conta su di me, Zodiac e molti degli altri progetti di Ruffalo che hanno un retroscena doloroso o pieno di oscurità e violenza del presente hanno comunque almeno una piccola variazione di tono a cui Ingelsby sembra allergico. (Zodiac è tra i film più inquietanti mai realizzati, ma ha anche una gag ricorrente sul personaggio di Ruffalo che ama mangiare cracker a forma di animale). È possibile raccontare storie cupe su persone in situazioni terribili senza far sentire il pubblico come se venisse punito per aver pensato di mettere in pausa un episodio. In entrambi i progetti HBO, Ingelsby e i suoi collaboratori fanno così tante cose bene che è frustrante non riuscire a rilassarsi un po’ sia con i loro personaggi sia con il pubblico che li guarda.
Prima di una delle rapine, Robbie mette della musica rilassante in macchina, spiegando a uno dei suoi amici che “ti trasporta”, perché “ti conduce lontano dalla tua realtà, ti catapulta in un’altra”. Robbie sogna di vivere in luoghi con spiagge di sabbia bianca, o forse su un’isola bucolica in Canada, e la musica lo trasporta lì. Anche Task è una serie che ti conduce altrove, ma porterà molti spettatori in un luogo meno piacevole di quello che vorrebbero visitare.
