‘Stranger Things’ aveva bisogno di un finale rivoluzionario | Rolling Stone Italia
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‘Stranger Things 3’ aveva bisogno di un finale rivoluzionario

L’ultimo episodio della terza stagione è la scossa di cui la serie aveva bisogno per combattere la ripetitività: adesso, però, nessuna retromarcia

‘Stranger Things 3’ aveva bisogno di un finale rivoluzionario

Lo sceriffo Hopper (David Harbour) e Joyce (Winona Ryder) in Stranger Things 3

Foto: Netflix

Questo articolo è pieno di spoiler sul finale di Stranger Things 3. La nostra recensione, ovviamente senza nessuno spoiler, è a questo link.

Ci sono almeno tre eventi fondamentali nell’ultima parte della terza stagione di Stranger Things:

1. Undici perde i suoi poteri a causa del morso del Mind Flayer.
2. Jim Hopper muore nell’esplosione che Joyce innesca per chiudere il varco tra il nostro mondo e il Sottosopra
3. Joyce, Jonathan e Will lasciano la città per cercare casa in un posto con meno mostri. Undici parte insieme a loro

(Anche Billy perde la vita, sacrificandosi per salvare Undici. Ma è un personaggio non troppo importante nel grande schema delle cose, anche se la terza stagione l’ha reso il “volto” del Mind Flayer).

Ognuno di questi tre eventi è una granata – oppure, come direbbe Lucas, un bel fuoco d’artificio – lanciata nella storia della serie. Il fatto che tutto accada così rapidamente, però, ci fa capire quanto i fratelli Duffer siano convinti che Stranger Things fosse diventato un po’ ripetitivo. Serviva una scossa.

O no?

Tutti insieme, i tre colpi di scena rendono l’ultimo episodio di Stranger Things un vero e proprio terremoto. Presi singolarmente, però, ricordano finali visti e rivisti in moltissime altre serie, non importa se trattino o meno di teenager e mostri extradimensionali. E si tratta di quel tipo di colpo di scena da cui si torna subito indietro, così da ristabilire lo status quo.

Stranger Things fa proprio questo già durante il finale. In una scena extra, inserita nei titoli di coda, vediamo una prigione sovietica dove i detenuti vengono dati in pasto al nuovo animale da compagnia dei russi, il Demogorgone. A un certo punto, prima che l’ultima “portata” venga servita al mostro, una guardia dice che in una delle celle c’è un americano. Non vediamo il volto del prigioniero, ma siamo convinti che si tratti di Hopper, la cui morte è implicita ma mai mostrata direttamente. Una scelta di regia che dà ai Duffer la possibilità di far sparire il personaggio per sempre, oppure di iniziare la quarta stagione con Hopper rinchiuso in cella, magari con i baffi trasformati in una grossa barba.

Anche alla scomparsa dei poteri di Undici si può trovare rimedio senza troppe difficoltà. In tutto il finale la ragazza cerca (senza successo) di risvegliarli, ma sentirle dire “sto meglio” è tutto quello che serve per giustificare la scomparsa del puntualissimo sangue dal naso che appare tutte le volte che i suoi amici hanno bisogno d’aiuto. E la sua fuga con il clan Byers non sembra un ostacolo difficile da aggirare. Stranger Things si è trasformata in una serie dove il nucleo della stagione gira intorno alle “avventure parallele” del suo cast di personaggi – questa volta Dustin, Steve, Robin e Erica sono al centro commerciale, mentre Nancy e Jonathan lavorano al giornale locale – che convergono nel finale. È facile immaginare Undici e Joyce mentre si infilano in qualche guaio nella nuova città, un guaio che magari le costringerà a tornare a Hawkins (o a partire per l’Unione Sovietica per salvare Hopper) nel finale.

Stranger Things cover

Millie Bobby Brown e Sadie Sink sulla copertina di Rolling Stone. Clicca qui per leggere la cover story.

Comunque, anche l’illusione di un cambiamento potrebbe far bene a Stranger Things. Tutte le serie in corso hanno le loro convenzioni, ma questa in particolare soffre della ripetizione dei suoi elementi chiave. Ogni anno, Joyce si ritrova alle prese con qualche strano evento casalingo – nella terza stagione, le calamite smagnetizzate –, eventi inevitabili quanto l’apertura del varco, o il salvataggio all’ultimo secondo di Undici. La terza stagione ha fatto tutto quello che poteva per cambiare le carte in tavola: la storia è ambientata in estate invece che in autunno, le coppie Mike/Undici e Lucas/Max cambiano la dinamica del gruppo di protagonisti, e il piano del Mind Flayer è la cosa più simile all’Invasione degli ultracorpi di tutte le trovate horror precedenti. Ma l’architettura di fondo sembra la stessa di sempre, non importa se la scenografia è un centro commerciale invece dei corridoi della scuola.

Sono cambiamenti cosmetici, trucchi che nascondono la ripetitività molto meno di quanto facciano le nuove dinamiche tra i personaggi, oppure l’arrivo di volti inediti come Robin o il Sindaco Kline. Come ho scritto nella recensione, le scene migliori di quest’anno sono quelle in cui Hopper impazzisce per la storia tra Mike e Undici, oppure quelle sulla strana amicizia tra Steve e Robin. (I due, in un colpo di scena davvero imprevedibile, non diventano una coppia: Robin si rivela gay e Steve la prende molto bene per essere un teenager del 1985). Nonostante il budget per gli effetti speciali sia sempre più grande, il momento più bello del finale è sicuramente la scena in cui Dustin e la sua fidanzata a distanza Suzie cantano il tema della Storia Infinita per aiutare gli altri a salvare il mondo.

Anche se l’inevitabile Stranger Things 4 dovesse dimenticarsi di questo potenziale reset, lo show resterà forte solo se riuscirà a capire la sua vera forza. Ma sarebbe bello avere un mostro diverso, la prossima volta.

Qualche considerazione extra:

*Billy, nella seconda stagione, era tutto fumo e niente arrosto. Quest’anno il nostro bullo preferito è stato utilizzato molto meglio: lo vediamo mentre fa il figo a bordo piscina e flirta con Mrs. Wheeler, oppure mentre interpreta il “volto del cattivo” e salva Undici. Finalmente Dacre Montgomery è in bella mostra. Max sembra messa un po’ troppo bene nel finale, considerando quanto è successo al fratello.

*So che la serie è ambientata prima della crisi dei quotidiani, ma quello di Hawkins sembra un po’ sovrappopolato.

*Joyce e Robin non interagiscono granché, ma è curioso rendersi conto che Winona Ryder sia nello stesso cast della figlia di Ethan Hawke.

*Non sono orgoglioso di quanto mi abbia reso felice sentire la colonna sonora di Fuga di mezzanotte accompagnare le scene in cui Hopper ruba auto, o commette altre nefandezze da fuggitivo. Detto questo, la scena alla Terminator in cui un agente sovietico parafrasa Die Hard vince il premio per l’occhiolino pop più spudorato dell’anno.

*Ora che Erica fa ufficialmente parte del gruppo dei protagonisti (un premio alla straordinaria performance di Priah Ferguson nella scorsa stagione), chi è il prossimo meritevole di una promozione? Io dico Karen Wheeler. Cara Buono si è divertita a interpretare la sua cotta per Billy, e sarebbe bello vedere un altro dei genitori invischiato nelle pericolose avventure dei ragazzi.

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