Sorprese, record e momenti cult degli Emmy 2025 | Rolling Stone Italia
«I’ve Never Won Anything»

Sorprese, record e momenti cult degli Emmy 2025

La cerimonia è stata un bignami pop della tv d’oggi: rivoluzioni (teen) con 'Adolescence', momenti-nostalgia (da 'Una mamma per amica' a 'Law & Order') e un’industria che si guarda allo specchio. Tra applausi e plot twist

Sorprese, record e momenti cult degli Emmy 2025

Owen Cooper (Jamie Miller) in 'Adolescence'

Foto: NETFLIX

RECORD:

The Studio

«Non ho mai vinto niente», ha detto Seth Rogen, e invece ha appena fatto la storia. The Studio ha sbancato agli Emmy 2025 con Miglior comedy, Miglior attore protagonista (Rogen), Miglior sceneggiatura, Miglior regia (per l’episodio sul piano-sequenza, what else?) e un pacchetto di premi tecnici (ben nove) che hanno incoronato questa fotografia spietata ed esilarante di Hollywood la serie comica più premiata di sempre (qui la lista completa dei riconoscimenti). E sì, è anche il momento in cui Seth Rogen ha fatto pace con il suo status di “autore”, non solo spalla ridens. Sul palco ha ringraziato senza esagerare, con la calma di chi sa di aver appena alzato l’asticella. Gli Emmy hanno incoronato il titolo che racconta la fine degli Emmy stessi. E a Tinseltown non poteva esserci plot twist più perfetto.

SORPRESA:

Le trombate di lusso

Jason Isaac, Parker Posey, Patrick Schwarzenegger, Sarah Catherine Hook e Sam Nivola in ‘The White Lotus 3’. Foto: HBO/SKY

A volte non si viene accompagnati alla porta, ma viene fatto cortesemente intendere che il tempo alla festa per qualcuno si sta concludendo. E questo, quando si parla di Emmy, si traduce in una classica snobbata. O, in altre parole, non facendo vincere “i nomi”: quelli dei favoriti, quelli che hanno sbancato nelle edizioni precedenti. Parliamo di The Bear, The Last of Us, The White Lotus, che si sono visti soffiare premi su cui i bookmaker avrebbero scommesso. Pure per i contender minori (ma medagliati) non è stata una serata da ricordare: Abbott Elementary manca l’homerun nonostante un’ottima ultima stagione, e forse di Slow Horses e Only Murders in the Building ce ne stiamo dimenticando. Altro snub notevole: Dying for Sex con Michelle Williams: nonostante le meritate e molteplici nomination, è rimasto a bocca asciutta. Top, flop? Only time will tell.

CULT:

Le reunion

L’autunno è sempre la stagione di Una mamma per amica (Gilmore Girls) (almeno, secondo i dati Netflix, che danno i picchi di visione della serie sempre dopo l’estate): un comfort, ormai lo si può pure dire, evergreen. E pure vedere Lauren Graham e Alexis Bledel ritrovarsi sul palco degli Emmy (o meglio, su una riproduzione della loro casa di Stars Hollow) per celebrare i 25 anni da che conosciamo Lorelai e Rory, è stato un ottimo comfort. Non è stata l’unica reunion della serata: si sa, quando gli anniversari chiamano, i premi rispondono. Vedi Christopher Meloni, Ice-T, Tony Goldwyn, S. Epatha Merkerson e Mariska Hargitay insieme per i 35 anni dall’uscita di Law and Order. Più in generale, la cerimonia di questi Emmy è stata un’operazione-nostalgia (e una strizzata d’occhio al futuro?): Sarah Paulson ed Evan Peters, Kathy Bates e Alan Cumming, Ray Romano e Brad Garrett. Chissà che un giorno non si dica che qualcosa di nuovo è nato proprio qui.

RECORD:

Owen Cooper

«Non so nemmeno come si tiene in mano un Emmy», ha detto Owen Cooper, 17 anni appena, stringendo la statuetta (per non protagonista in una miniserie) come fosse un trofeo troppo grande per lui. È il più giovane attore mai premiato agli Oscar della tv. E il record è arrivato grazie ad Adolescence, la serie-caso dell’anno che ha ribaltato il teen drama in un rito collettivo di riconoscimento e dolore. «Ho solo cercato di raccontare come ci si sente a essere giovani adesso», ha spiegato, con una semplicità che suonava come la dichiarazione d’intenti di un manifesto generazionale. L’industry lo guarda come il nuovo volto che non può essere ingabbiato in franchise o universi condivisi. Lui, invece, sembra ancora sorpreso di essere lì: «Non pensavo sarebbe successo, davvero». E invece. A dirla tutta, noi lo pensavamo.

SORPRESA:

Britt Lower e Cristin Milioti vs le veterane

«I love you, and I love acting so much!». Be’, sì, probabilmente avremmo avuto la stessa reazione di Cristin Milioti, a sentirci proclamare vincitrici come Miglior attrice in una miniserie (con The Penguin) gareggiando contro intoccabili quali Cate Blanchett, Rashida Jones e Michelle Williams. Ma l’avevamo amata in Palm Springs e pure dalla volata in How I Net Your Mother. Un po’ da sempre, in poche parole. Fa coppia con lei Britt Lower, una conoscenza più recente per i più ma non meno rilevante. Specialmente quando si tratta del personaggio-chiave di Scissione: per il “doppio” ruolo di Helena Eagan-Helly R., Lower ha stracciato la Matlock di Kathy Bates, ma anche Bella Ramsey e Keri Russell. E si è presentata sul palco ad accettare il premio come Miglior attrice in una serie drammatica con un bigliettino che è tutta una inception: “Let me out”, liberatemi. Per noi è sì.

CULT:

Stephen! Stephen!

Sembrava un trionfo impossibile, invece è diventato il momento più gioiosamente rumoroso della serata. Stephen Colbert ha vinto l’Emmy per il miglior talk show, pochi mesi dopo che la CBS ha cancellato il suo programma. Il pubblico lo ha accolto in piedi, urlando in coro: «Stephen! Stephen!». Sul palco Colbert ha detto: «A volte capisci davvero quanto ami qualcosa solo quando hai la sensazione che potresti perderla». E ha aggiunto: «Dieci anni dopo, a settembre 2025, amici miei, non ho mai amato il mio Paese così disperatamente». Non era un discorso da showman, ma da predicatore laico, con la fede incrollabile nella democrazia americana. «Dio benedica l’America. Siate forti, siate coraggiosi», ha invocato.
Poi la chiusa, a metà fra gag e motto esistenziale: «E se l’ascensore cerca di portarvi giù, fate i pazzi e andate a un piano più alto!». Risate, applausi, standing ovation: il re esiliato che torna più amato di prima.

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