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Se Fiorello compie 60 anni, allora l’andropausa (forse) non esiste

C’è qualcosa di incredibile in questo traguardo così splendidamente raggiunto dallo showman siciliano. Eppure lui ha sempre avuto qualcosa di straordinario, nel senso di non ordinario

Foto: Giovanni Gastel

Fiorello compie 60 anni oggi. E già questo ha dell’incredibile, perché lui ne dimostra dieci di meno ed è molto più figo adesso di trent’anni fa. Anzi, adesso è proprio figo. Ammazza quanto è figo Fiorello.

E poi, se è vero – com’è vero – che Fiorello compie 60 anni, allora diciamolo: c’è speranza per tutti. Fiorello ci fa rivalutare i 60, la crisi di mezza età e ci fa persino dubitare dell’esistenza dell’andropausa.

C’è qualcosa di straordinario in questo traguardo così splendidamente raggiunto dallo showman siciliano, arrivato nelle nostre case quando gli anni ’90 cominciavano insieme ad Ambra e Non è la Rai. E lui – che a Dorian Gray gli fa un salutone, ma all’epoca nessuno ci avrebbe scommesso una cicca – conduceva un Karaoke che a rivederlo oggi ci lascia impietriti davanti a tanta corale bruttezza, con quell’indimenticabile coda orrenda esibita dietro la nuca.

Eppure lui, Fiorello, ha sempre avuto qualcosa di straordinario, nel senso di non ordinario. A partire dal nome intero che fa Rosario Tindaro, a sua volta fratello di Giuseppe (certo), ma anche di Catena, per finire col talento che con gli anni è cresciuto in un climax inarrestabile. Un talento che lo ha portato dal villaggio Valtur di Brucoli, dove è partito come facchino di cucina, alla radio – quando farla non era arte di riciclo per i tronisti, ma trampolino di lancio per gente tipo Jovanotti. Fino a essere uno dei 60enni più appetibili d’Italia, in tutti i sensi, e la moglie Susanna non ce ne voglia. Susanna, scusaci.

Showman, comico, cabarettista, imitatore, cantante, conduttore radiofonico, conduttore televisivo e attore. Fiorello ci ha dimostrato che puoi essere tutto ed essere bravo a fare tutto (no, Casalino, questo non vale per te). E che, se bravo lo sei per davvero, la gente se ne accorge (e sì, Casalino, questo invece vale anche per te). E poi se ne accorge pure la dirigenza Rai, e son cazzi tuoi.

Nel senso che quelli di viale Mazzini Fiorello ce li ha sul groppone da sempre, insieme a tutti gli altri di Mediaset, e Sky, e Discovery, eccetera. Tutti l’hanno tirato per la giacchetta così tante volte, ma niente. Lui ha detto no finché non si è sentito sicuro di avere davvero qualcosa da dire, e allora l’ha fatto da mattatore vero con roba tipo Il più grande spettacolo dopo il weekend, del quale ancora si rimpiangono le vestigia.

Gli dobbiamo molto, a Fiorello. Per non averci ingannati propinandoci gli spettacoli di merda che troppo spesso ci ritroviamo sulla tv generalista, innanzitutto. Gli dobbiamo molto per averci dimostrato che, se sei intelligente, puoi anche andare a parlare col barista romano per commentare le notizie del giorno, e ne nasce un format che tutti vorrebbero; ma niente, pure stavolta lui se lo tiene e se lo fa per sé sul suo Instagram, e ciao còre. Così, non ha l’ansia nera dell’Auditel, si diverte e dice pure quel che gli pare. E più esagera nel dire cose che nessuno oserebbe, più lo tirano per la giacchetta. E più lui dice picche. Grazie a Dio.

Dobbiamo essergli grati, a Fiorello. Perché è sempre riuscito a regalarci almeno una risata, anche in un momento come questo, dove l’ilarità maggiore finiscono per suscitarla la Meloni e la Santanchè quando – ai tempi del coronavirus – manifestano impavide per la riapertura degli estetisti fuori da Montecitorio.

E poi a Fiorello siamo grati perché, anche se Giosuè Carducci così maltrattato non si era mai sentito, è grazie a lui se molti millennial oggi sono in grado di declamare a memoria i versi di quella San Martino come fosse una qualsiasi canzone degli 883.

La verità è che ci sono stati momenti in cui nessuno avrebbe scommesso una lira su di lui. E, invece, adesso son tutti a osannarne le doti sconfinate come se, a suo tempo, non lo avessero ostracizzato perché si drogava e, insomma, l’Italia benpensante mica era pronta all’assoluzione di un peccato così detestabile. Ma comunque.

Ci sarebbero così tante cose da dire su Fiorello che lo spazio rischia di non bastare. Che poi, a dirla tutta, nonostante il nome, Rosario Tindaro sembra perfetto e invece non lo è. Perché lui è permaloso, per esempio, e guai a dirgli quel che deve fare, soprattutto se sta aiutando Amadeus in una delle conduzioni più tese del Festival di Sanremo: ma questa è un’altra storia, e la conosce bene Tiziano Ferro.

Si rischia di scrivere troppo, e dunque per dare un’idea definitiva del personaggio: Fiorello è uno che si è accoppiato con Poppea (sì, Anna Falchi), quando la Falchi era la Falchi. E lo ha fatto in una stanza d’albergo a Sanremo, probabilmente nemmeno lucidissimo e probabilmente con in testa le note di una canzone di Max Pezzali («E poi finalmente tuuuuu»), con la quale gareggiava al Festival condotto dalla stessa Poppea. E lo ha fatto in modo che diventasse argomento cardine di quell’edizione in cui tutti avevano da dire della loro passione – la sua e di Poppea, appunto – che faceva tremare i muri, anche se lei, Poppea, ha recentemente smentito: «Non è vero niente, era colpa della Bertè che ci prendeva a calci la porta». E quindi, visti i trascorsi, a nostro modesto avviso è già tanto se ci è arrivato ai 60, Fiorello. Poi, così, è davvero oltre qualsiasi aspettativa.

Ma lui è Fiorello Rosario Tindaro, ricordate? Il 60enne che di anni ne dimostra 50, e ci fa dire che no, l’andropausa non esiste, proprio come i Puffi. E allora grazie Fiore, e tanti auguri. Perché, nonostante tu abbia un nome di merda e la tua coda sia uno dei ricordi più brutti che conserviamo degli anni ’90, ce l’hai fatta davvero e ci regali speranza. Persino adesso che la nostra politica estera è nelle mani di Luigi Di Maio.

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