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Quanto si diverte (e gigioneggia) Arnold Schwarzenegger in ‘FUBAR’

Dopo il flop di 'Terminator , Destino oscuro', Schwarzy torna con la sua prima serie action-comedy. Che può sembrare un'auto-parodia dei suoi più grandi successi, ma di fronte alla quale non potrete fare a meno di sorridere
Arnold Schwarzenegger è Luke Brunner in 'FUBAR'

Foto: Christot Kalohoridis/Netflix

Probabilmente non ci avrete fatto caso, ma all’inizio dell’anno la CBS ha lanciato un adattamento televisivo di True Lies, la commedia d’azione del 1994 diretta da James Cameron con Arnold Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis nei panni, rispettivamente, di una spia e della moglie scioccata dallo scoprire cosa faccia davvero suo marito per vivere. La serie tv, interpretata da Steve Howey (Shameless) e Ginger Gonzaga (She-Hulk) nei ruoli di Arnold e Jamie Lee, è andata in onda con 13 episodi e poco tam tam prima di essere cancellata poche settimane fa.

Ora arriva FUBAR (dal 25 maggio su Netflix), che da un lato è un remake non ufficiale di True Lies incentrato su un padre e una figlia anziché su un marito e una moglie, e dall’altro ha di nuovo per protagonista Mister Arnold Schwarzenegger. È una sorta di replica con la star dell’originale (*). E anche se non ci sono guizzi ed è tutto piuttosto prevedibile, la sola presenza di Schwarzenegger, oltre a rappresentare la quintessenza della “Dad Tv”, significa che probabilmente FUBAR avrà più successo dell’adattamento seriale targato CBS.

(*) Vedi anche Sean Connery che torna a interpretare 007 in Mai dire mai del 1983, essenzialmente un remake di Operazione tuono (Thunderball) starring Connery realizzato al di fuori della saga a causa di complicate decisioni legali. E lì sono stati almeno in grado di chiamare il personaggio James Bond.

Schwarzenegger, che a 75 anni interpreta un personaggio di 65, è Luke Brunner, una leggenda della CIA smaniosa di godersi la pensione e la possibilità di riconciliarsi con l’ex moglie Tally (Fabiana Udenio) dopo che le continue bugie sulla sua doppia vita l’hanno allontanata. Prima di poter finalmente rilassarsi, però, Luke deve portare a termine un’ultima missione, che coinvolge Boro Polonia (il Gabriel Luna di The Last of Us), il figlio ormai cresciuto di un terrorista che ha ucciso all’inizio della sua carriera. E sotto copertura nell’operazione Boro c’è anche la figlia di Luke, Emma (Monica Barbaro, vista Top Gun: Maverick), che lui pensava lavorasse per un’organizzazione no-profit (proprio come la ragazza e Tally erano convinte che il padre/marito fosse un venditore di attrezzature da palestra). Boro riesce a fuggire, e presto l’ultimo lavoro di Luke si trasforma in una serie di ultimi lavori, questa volta al fianco di Emma. Con tutto il disagio e l’offuscamento del confine tra lavoro e famiglia del caso.

Il tono è all’estremità più leggera della Dad Tv: molto più Burn Notice – Duro a morire che Bosch, per intenderci. Ad Arnold viene chiesto di pronunciare un sacco di battute banali (dopo aver colpito con il taser un uomo, scherza: “Sembra che tu sia rimasto scioccato da me!”) e ci sono tantissimi battibecchi tra padre, figlia e membri del loro team di supporto, tra cui lo “zio Barry” di Emma (Milan Cater), le cui condizioni cardiache gli impediscono di lavorare sul campo, l’esperto di linguistica e pure belloccio Aldon (Travis Van Winkle) e il cecchino Roo (Fortune Feimster). Alcuni di questi sono divertenti, come lo psicologo della CIA, il dottor Pfeiffer (Scott Thompson, The Kids in the Hall), che media la disputa della famiglia Brunner usando elaborate versioni dei Muppet. Ma per parafrasare Perd Hapley, in gran parte è l’auto-parodia di Arnold, sono le sue battute, come la gag in cui a Luke non piace l’idea che Emma si fidanzi con il nerd Carter (Jay Baruchel).

Eppure, nonostante numeri un po’ forzati e spesso “passati” – incluso un episodio un po’ imbarazzante, guest starring il collega di True Lies Tom Arnold, su come la tortura possa essere sia divertente che necessaria nelle circostanze appropriate – l’effetto nostalgia nel rivedere Schwarzy in questa modalità da commedia leggera c’è, eccome. A volte la serie può sembrare una mediocre cover band dei titoli di Arnold Schwarzenegger che fatica a restare in perfetta sintonia, ma è difficile non sorridere di tanto in tanto nel vederlo ancora provarci alla sua età. Dato il suo star power, la natura deliberatamente vecchia scuola della storia e il fatto che Netflix abbia lanciato ottimi prodotti negli ultimi tempi in questo ambito come The Night Agent e The Diplomat, FUBAR sembra pronta a unirsi a loro (anche se le altre due sono molto meglio).

True Lies senza Arnold Schwarzengger non avrebbe molto senso. Arnold che fa un riff di True Lies con un titolo diverso, però? Non è difficile capire perché FUBAR esista e sia in streaming ora, anche se la serie non spiega perché si chiami FUBAR fino all’ultimo istante dell’episodio finale.

Da Rolling Stone US

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