Quanto è fedele alla realtà la Diana di ‘The Crown’? | Rolling Stone Italia
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Quanto è fedele alla realtà la Diana di ‘The Crown’?

Il confronto tra il vero e il finto fidanzamento con Carlo bastano come risposta. Ma abbiamo indagato più a fondo: dai look all’amante alla bulimia, il ‘Diana vs Diana’ su cui gli spettatori della serie stanno dibattendo

Quanto è fedele alla realtà la Diana di ‘The Crown’?

Emma Corrin e Josh O’Connor in ‘The Crown 4’ e Diana e Carlo il giorno del fidanzamento

Foto: Netflix/Hulton Archive/Getty Images

Il fidanzamento con Carlo

Non solo il vestito blu elettrico sfoggiato da Diana Spencer il giorno dell’annuncio del fidanzamento con il principe Carlo. Anche i retroscena che mette in scena The Crown 4, in cui la principessa più famosa d’Inghilterra è interpretata da una impressionante Emma Corrin, corrispondono alla realtà: il 3 febbraio del 1981, Carlo ha davvero fatto la sua proposta di matrimonio nella stanza dei bambini del castello di Windsor. Pare sia esatto, come racconta la serie, che il principe non si sia inginocchiato come da tradizione, anche se tabloid (poco affidabili, va detto) come il Daily Mirror e il Daily Express continuano a sposare la versione “favola”. Per la celebre biografia del 1992 di Andrew Morton Diana: Her True Story, Lady D rilasciò in realtà una dichiarazione che fa pensare a un momento che fu tutto fuorché romantico: «Carlo mi chiese “Vuoi sposarmi?”, e io scoppiai a ridere. Ricordo che prima pensai: “È uno scherzo”. E poi risposi: “Ok”. E lui continuò: “Lo sai che un giorno diventerai regina?”. Una voce dentro di me diceva che non sarei diventata regina, ma che il mio ruolo sarebbe stato comunque durissimo da sostenere. Quindi Carlo fece: “Ti amo, ti amo così tanto… qualunque cosa significhi la parola amore”». Quest’ultima frase, che non lasciava presagire nulla di buono, la sentiamo anche nella serie. Pare che, dopo averla pronunciata, «il principe corse via senza neanche abbracciarla», come dichiara un altro biografo della famiglia reale, Christopher Wilson, nel documentario del 2019 Charles & Di: The Truth Behind Their Wedding. «Non ha fatto nulla di quello che ci si aspetta da una proposta di matrimonio. Chiamò sua madre e molto semplicemente le disse: “Fatto. Mi hai detto di trovare qualcuna da sposare, eccola”».

I maglioni cult

Foto: Netflix

Nel guardaroba più vero del vero della finta Diana – forse così attentamente ricreato perché, rispetto alle stagioni precedenti più concentrate su Elisabetta, i costumisti sapevano che di fronte a Lady D si sarebbe scatenata la fashion police – i pezzi che saltano più all’occhio per fedeltà filologica sono i maglioni. Per la Diana “prima maniera” erano un vero e proprio feticcio, e anche un accessorio multicolore e alieno introdotto nella casa reale. L’unico pezzo che manca (ma perché arriverà più tardi) è forse il più famoso, quello che ora fa parte della collezione permanente del Victoria & Albert Museum e che verrà presto rimesso in produzione dal brand Rowing Blazers. E, soprattutto, il capo d’abbigliamento apparentemente innocuo che invece ha mandato su tutte le furie la regina. Era decorato con decine di pecore bianche, tra cui una sola nera: chi aveva orecchie per intendere…

 

 
 
 
 
 
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La bulimia

Le scene per alcuni più scioccanti di The Crown 4 sono quelle che vedono Diana alle prese con la bulimia. Emma Corrin ha affermato di essere stata la prima a spingere lo showrunner Peter Morgan e soci a rappresentarle nel modo più veritiero possibile, senza censure. Ora la storica Sally Bedell Smith, autrice dei saggi Elizabeth the Queen, Prince Charles e Diana In Search of Herself e consulente di Peter Morgan per la serie (bastano come prova di expertise?), conferma a USA Today che è tutto vero. «In un ambiente rigido come la casa reale, i disturbi alimentari sono un vero tabù. Per questo né la regina né nessun altro ha mai saputo della bulimia di Diana, o quantomeno ha finto di non saperlo. Diana ha sofferto di bulimia da quando, da adolescente, era in collegio: i suoi problemi col cibo erano ben noti alla preside dell’istituto. Il disturbo è aumentato per colpa della pressione a palazzo e dei riflettori sempre puntati addosso. Carlo non era all’oscuro di tutto ciò, anzi: è stato lui, nell’autunno del 1981, ad accompagnare la moglie da uno psicoterapeuta, il dottor Alan McGlashan. Cominciarono un percorso di terapia di coppia anche legato a quel dramma, ma Diana si presentò solo a otto sedute, mentre Carlo continuò da solo fino al 1995».

Il primo amante famoso

Foto: Netflix

Il gossip che condannerà la “principessa triste” a una tragica fine lo vedremo sviluppato meglio nelle stagioni 5 e 6, dove Diana sarà interpretata da Elizabeth Debicki. Ma nella quarta si scorge già il preludio del suo rapporto di odio e amore con i media. E il primo di molti segreti malcelati: ovvero l’affaire con il maggiore James Hewitt. Sono assolutamente veri gli incontri notturni a Knightsbridge Barracks, il luogo in cui risiedevano gli ufficiali della Cavalleria di Sua Maestà e dove Lady D si faceva portare di notte dal suo autista privato. E sono vere le 64 lettere scritte dalla principessa che il maggiore, dopo aver meditato il suicidio per la fine della loro storia, vendette molti anni dopo per ben 10 milioni di sterline. Non è invece mai stato appurato (e nemmeno la serie vi fa riferimento) il sospetto di molti che Hewitt sia il padre biologico del principe Harry. Le prove per alcuni inconfutabili sarebbero i capelli rossi e i tratti fisionomici, ma i biografi impugnano le date: la relazione (mica troppo) clandestina tra James e Diana è andata avanti dal 1986 al 1991, mentre Harry è nato nel 1984.

I balletti

Princess Diana and Prince Charles dancing in Australia (1983)

Nella serie il ballo, tra le passioni di Lady D, segna gli up and down della relazione tra Carlo e Diana. Il cheek to cheek australiano inaugura un periodo positivo per la royal couple, mentre la routine di Diana sulle note di Uptown Girl è l’inizio della fine. Ed è documentatissimo il gala in loro onore a Sydney, in cui la coppia reale danza insieme per la prima volta davanti alle telecamere, così come il fatto che i media abbiano letteralmente glorificato il momento come testimonianza dell’amore da favola tra i due. Certo è che la sequenza starring i clamorosi Emma Corrin e Josh O’Connor sulle note di Can’t Take My Eyes Off of You in The Crown è decisamente più flamboyant. E lo stesso vale per quello che succede dopo. Ma il décor filologico resta sempre impressionante, vedere l’abito da sera turchese in chiffon di lei per credere. E Diana si è esibita davvero sul palco a sorpresa insieme al ballerino e coreografo Wayne Sleep, ma si trattava di uno show per i sostenitori del Royal Ballet, non del compleanno di Carlo. In ogni caso la folla era davvero in delirio, e pare che i due abbiano dovuto concedere otto bis. «Carlo sarebbe stato tra il pubblico e lei voleva sorprenderlo, era tutto top secret», ha raccontato Sleep al Guardian. «La routine comprendeva un po’ di tutto: jazz, balletto, persino una kickline. Le piaceva, ma la cosa che la rendeva più felice era il fatto di averlo tenuto nascosto al marito e ai paparazzi fino all’ultimo». È anche vero che Carlo non l’ha presa bene (che per quello che vediamo nella serie è un eufemismo), secondo l’esperto di affari reali e amico di Lady D Richard Kay, che in un documentario del 2017 racconta: «Diana aveva organizzato il numero come tributo a Carlo, ma lui non era molto impressionato. Pensava che si stesse mettendo in mostra». Per quel che riguarda invece la performance sulle note di All I Ask of You, il pezzo tratto dal Fantasma dell’Opera che in The Crown Diana registra su un vhs e regala a Carlo per l’anniversario, Anne Sulzberger, a capo del team di ricercatori dello show, afferma che «Il fantasma dell’Opera è un fatto», citando notizie di Diana in visita nel teatro del West End in cui andava in scena il musical di Andrew Lloyd Webber. Ma non ci sono prove che Diana abbia mai cantato e ballato al di là di un pezzo sul Washington Post dell’agosto 1988, che suggeriva che i suoi movimenti fossero diretti dalla coreografa Gillian Lynne.

Il tour in Australia

Foto: Netflix

Nella serie, il tour di sei settimane in Australia del 1983 è il momento in cui probabilmente la coppia è stata più vicina, ma anche quello in cui Carlo ha realizzato che Diana sarebbe sempre stata la star, anche e soprattutto per quella sua innata spontaneità che, agli occhi dell’opinione pubblica, era lontana anni luce dalla sua rigidità royal. Il quotidiano australiano The Age riferisce che al suo arrivo la principessa «sembrava a disagio, persino triste, ha fissato l’asfalto con gli occhi bassi per gran parte della breve sessione di foto in aeroporto». E l’ipotesi azzardata dai media era proprio quella che vediamo sviluppata nello sguardo privato di The Crown: Diana è arrabbiata perché costretta a lasciare il piccolo William per una parte del viaggio. Poi ci sono le foto a Uluru, davanti all’Ayers Rock, e la scena in cui Lady D sostiene di avere troppo caldo per continuare la scalata, si ferma, lascia da solo Carlo e chiede un bicchiere d’acqua. Tutto documentatissimo, compreso l’apprezzamento della stampa alla principessa per aver dimostrato ancora una volta la sua umanità. Lo stesso vale per il picnic/photo opportunity da famigliola felice con il principino William che cerca di camminare, poco dopo una resa dei conti da fiumi di lacrime tra Carlo e Diana. Il tour è un trionfo, grazie soprattutto a Diana (vedi la parata in strada) che riesce addirittura a spegnere le spinte indipendentiste del Paese. E infine QUEL ballo.

 

 
 
 
 
 
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La rivalità con Camilla

Foto: Netflix

Mai c’era stata spiegazione più eloquente di questa stagione di The Crown alle parole che Diana pronunciò nella storica intervista con Martin Bashir per la BBC: «Eravamo in tre in questo matrimonio, era un po’ affollato». Perché nella serie Camilla (interpretata da Emerald Fennell) è una presenza ingombrante, anche quando non c’è. Nella realtà Carlo e Camilla, che si conobbero nell’estate del 1971, «smisero di vedersi nel dicembre del 1972», sostiene la solita storica Sally Bedell Smith. «Non ripresero la loro storia fino alla fine del 1978. Si vedevano di rado, ma parlavano spesso al telefono (vedi la serie, ndr). Quando Carlo e Diana iniziarono a frequentarsi, lui presentò la compagna alla sua cerchia, tra cui Camilla e il marito: pare anche che Camilla e Diana si siano viste una sola volta prima del matrimonio, al ristorante londinese La Fontana. Dopo il fidanzamento ufficiale nel febbraio del 1981, il principe del Galles è stato spesso lontano e ha avuto appena il tempo di vedere la fidanzata, non ci sono prove che abbia frequentato Camilla». Per quel che riguarda quel braccialetto donato alla Parker Bowles che fece infuriare Diana, Bedell Smith spiega: «Poco prima del matrimonio, Carlo ha preparato più di una dozzina di regali per ringraziare gli amici, Camilla compresa. Il suo dono era un braccialetto con il monogramma “GF”, che stava per “Girl Friday”, il suo soprannome per Camilla (nella serie sta per “Gladys and Fred”, ndr). Diana ha trovato il cadeau e lo ha affrontato. Lui ha ribadito che con Camilla era finita, ma il 27 luglio, due giorni prima del matrimonio, è andato a casa di Camilla per consegnarle il regalo. Carlo e Camilla non ripresero la loro storia fino alla metà del 1986, dopo che Diana aveva già avuto una relazione con il suo bodyguard Barry Mannakee, ma prima che iniziasse la sua frequentazione con James Hewitt nel novembre di quell’anno».