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‘Piedone’ si è reincarnato in un lottatore di wrestling col volto di Salvatore Esposito

Siamo stati sul set del remake liberamente ispirato al personaggio cult di Bud Spencer, alla cui reinvenzione l'attore ha contribuito in maniera creativa. Ponendosi anche, oggi come oggi, il problema del rapporto tra la violenza e la sua rappresentabilità

Foto: Eduardo Castaldo/SKY

Visitare il set del remake Sky Original di Piedone – lo sbirro reso leggendario negli anni ’70 da Steno alla regia e Bud Spencer ai cazzotti – è come aprire una scatola di action figure di lottatori di wrestling, solo a tema guardie e ladri.

Le riprese sono finite da pochi giorni e si è girato su e giù tra le alture e i bassi di Napoli, dalle inevitabili bellezze del centro storico alle fascinazioni perverse della periferia. Ma la location più speciale resta quella scelta per l’ouverture del primo dei quattro film da novanta minuti diretti da Alessio Maria Federici, scritti, tra gli altri, da Peppe Fiore e Giuseppe Pedersoli (figlio di Carlo “Bud”) e interpretati, in particolare, da Salvatore Esposito e Fabio Balsamo.

Il primo approccio diretto che abbiamo col nuovo Piedone è, non a caso, Salvatore Esposito vestito da luchador e rispondente al nome di battaglia, alquanto evocativo, di Flatfoot. Il cosmopolitismo dell’ambientazione cinetelevisiva vuole che l’incontro sia ambientato a Stoccarda, dove il nostro eroe, Vincenzo Palmieri, si trova sotto copertura: è un poliziotto napoletano, mascherato da wrestler messicano, nel cuore del Baden-Württemberg, tra trecentocinquanta comparse che fanno il tifo e almeno venti automobili parcheggiate in seconda o terza fila davanti al cancello della discoteca di Sant’Antimo, il Joia – schiacciato tra una concessionaria Toyota e un mercatone cinese – la cui principale pista fa da ring alla scena.

Foto: Eduardo Castaldo/Sky

Poche azioni possono simboleggiare efficacemente la dialettica tra realtà e finzione su cui si basano il cinema e le serie televisive che ne derivano come varcare la soglia di un night-club che sorge sullo stradone che collega Sant’Antimo a Giugliano in Campania. Il tema di fondo del Piedone primigenio era come la polizia affrontasse l’avvicendamento tra vecchia Camorra e la minaccia rappresentata di nuovi clan, tra cui i mitologici marsigliesi. Oggi il nuovo Piedone – che uscirà prossimamente su Sky in quattro film da 90 minuti, nello stile dei Delitti del BarLume – si pone soprattutto il problema del rapporto tra la violenza e la sua rappresentabilità. «Pensate che cosa ridicola sarebbe stata rifare anche solo una scena slapstick coi pesci congelati tirati in faccia», ci confida il regista Federici.

L’idea di rifare Piedone ha un’origin story museologica. Salvatore Esposito non ha conosciuto personalmente Bud Spencer ma ha partecipato a una reunion della famiglia Pedersoli al Palazzo Reale di Napoli. L’attore ci ha raccontato: «Giuseppe mi aveva invitato a una mostra itinerante dedicata a suo padre Carlo. Sono entrato da fan, grandissimo fan, e ne siamo usciti con la prospettiva di un nuovo Piedone». E ancora: «Piedone è stato per me il primo supereroe: non c’era colluttazione dalla quale non usciva illeso».

Alessio Maria Federici sul set. Foto: Eduardo Castaldo/Sky

La sensibilità di Esposito è stata essenziale nel determinare la scelta creativa fondamentale del Piedone Sky. Peppe Fiore ci ha ricordato che «Piedone era un poliziotto che menava le persone, cosa oggi anacronistica. Non era quello che volevamo: ci interessava, invece, fare qualcosa di contemporaneo che dialogasse in modo dinamico con una proprietà intellettuale decisamente radicata nella memoria collettiva. Eravamo seduti a un tavolino di Villa Borghese quando Sasà mi ha detto che Piedone avrebbe potuto reincarnarsi in un lottatore di wrestling. Ed era, semplicemente, perfetto».
Sempre Esposito approfondisce così: «Il wrestling ci è sembrata l’idea migliore per fare in modo che l’ispettore potesse confrontarsi con i criminali da disarmato. Avevamo pensato a cose come l’aikido o il pugilato, ma il wrestling ha il vantaggio competitivo dell’intrattenimento. La bellezza della serie sarà che c’è tanta umanità», ha concluso.

Grazie a premesse come queste, una serie come Piedone rischia di dimostrare che anche le produzioni televisive italiane possono fregiarsi della magia dei corsi e dei ricorsi creativi derivanti dalla reinvenzione di personaggi e storie esemplari della storia del cinema, e non solo della noia derivante dalla loro riproposta stanca e ripetitiva.

Foto: Eduardo Castaldo/Sky

È notevole, infatti, come gli autori della serie si siano posti e abbiano risolto col coraggio della creatività (dando fondo al senso dell’Original in Sky Original, pur omaggiando una IP del passato) il problema della simulazione non più clownesca, ma concettuale, dei tradizionali ceffoni e cazzotti che hanno reso il Piedone prima maniera il faro indiscusso in materia di “botte da ridere” all’italiana.

La scelta di Peppe Fiore e di Salvatore Esposito ci instilla il sospetto, retrospettivo e metaforico, che gran parte del genere crime possa non essere altro che un lungo incontro di wrestling tra buoni e cattivi. La bravura del wrestler è uguale e contraria rispetto a quella del pugile, che per succedere deve colpire: il wrestler deve infondere tutto il suo talento e tutta la sua preparazione atletica per non colpire mai. In sostanza, un wrestler è un poliziotto buono la cui mano potrebbe essere ferro ma, oggi e sempre, sarà piuma.

Nel Piedone Sky, Fabio Balsamo dei Jackal interpreta Michele Noviello, a sua volta pupillo di Palmieri: la terza generazione di piedonismo, in cui la violenza è ormai del tutto sopita, non è neppure latente o simulata, in favore di una sensibilità completamente nuova. Il suo personaggio avrebbe dovuto rappresentare il sollievo comico derivante dagli effetti di Piedone sulla gente, ma pare che l’attore si sia spinto oltre: «Una volta sul set abbiamo superato l’indole più leggera del mio personaggio e Alessio [il regista Federici] mi ha permesso di esprimere soprattutto una grande umanità. Il mio è un personaggio compiuto, che non ha niente di irrisolto».

Fabio Balsamo in ‘Piedone’. Foto: Eduardo Castaldo/Sky

Dovendosi reinventare il poliziottesco nel 2024, regista e autori hanno deciso di intavolare una declinazione quasi revisionista dell’estetica del Piedone storico. Il Piedone di Salvatore Esposito sarà dunque un wrestler anche nell’approccio etico-professionale al suo ruolo di braccio della legge: per lui la violenza che non genera ulteriore violenza, ma immagine in movimento di violenza in grado di neutralizzarla.

C’è una fascinazione tutta particolare nell’assistere alla simulazione della simulazione di una lotta, cioè un incontro di wrestling recitato. Seguendo un processo logico da doppia negazione, un incontro del genere rischia di essere vero.

Salvatore Esposito e Fabio Balsamo in ‘Piedone’. Foto: Eduardo Castaldo/Sky

In ogni caso è verissimo, come ci hanno rivelato sul set, che il nuovo Piedone abbia un trauma nel suo passato e l’approccio teatroterapeutico del wrestling lo abbia, in qualche modo, salvaguardato da un lato oscuro pericolosamente affiorante (insieme all’influsso positivo proprio del commissario Rizzo, il Piedone primigenio che, secondo le anticipazioni, è stato mentore dell’ispettore Palmieri, aiutandolo a guarire le sue ferite, immaginiamo, non senza l’ausilio di almeno qualche ceffone didattico). Il wrestling non ha tenuto il nuovo Piedone fuori dalla strada, come si dice per i criminali salvati in corner da un’arte o un hobby di estrazione legalitaria, ma ce lo ha rimesso dentro, con lo scopo di combattere il crimine in modo non violento ma buffamente, brillantemente coreografico.

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