Ok, dobbiamo parlare di The Summer I Turned Pretty. E non necessariamente perché lo volessimo, ma perché: hanno paragonato Christopher Briney a Leonardo DiCaprio (ci arriviamo), sui social girano video su video con le ricette di Cousins Beach, Jimmy Fallon ha cantato la trama della serie come fosse un musical di Broadway e il fandom ha toccato livelli tossici degni di Star Wars. Qui stiamo esagerando, penso, mentre ripesco da uno scatolone la t-shirt scolorita di Brandon Walsh che avevo alle medie e mi commuovo davanti alla reunion benefica di Dawson’s Creek.
Va bene ridere del pollo di Conrad (che immagino non troppo diverso da quello della Canalis) o della torta al cioccolato di Jeremiah trasformata in trend matrimoniale su TikTok, ma la verità è che tutto questo folklore serve solo a mascherare l’ossessione dell’estate: “Team Conrad o Team Jeremiah?”. Perché la formula è sempre la stessa, ma ogni generazione ha bisogno del proprio triangolo per specchiarsi. È il carburante eterno del teen drama, la sua architettura nascosta: senza triangolo non c’è conflitto, senza conflitto non c’è binge-watching. E The Summer I Turned Pretty (in italiano L’estate nei tuoi occhi, ma evitiamolo per ovvi motivi) lo sa benissimo.

Gavin Casalegno (Jeremiah) e Christopher Briney (Conrad) in ‘The Summer I Turned Pretty’. Foto: Prime Video
Alle origini del genere, e cioè ai tempi di Beverly Hills 90210, c’era addirittura un quadrilatero: Brenda-Kelly-Dylan-Brandon. Un poligono sentimentale che non solo mandava in crisi i palinsesti di Italia 1, ma anche le nostre vite sentimentali da preadolescenti. Poi è arrivato Dawson’s Creek e il gioco si è fatto più sofisticato: Joey, la ragazza della porta accanto, divisa tra Dawson, l’amico d’infanzia, e Pacey, il “bad boy” con più fragilità che difetti veri e propri. Non era più solo un triangolo, ma un trattato di antropologia adolescenziale sul tema eterno del desiderio e della sicurezza, del rischio e della comfort zone.
Da lì in avanti, i tre lati sono diventati il linguaggio universale del teen drama: se in The O.C. Marissa non sapeva mai se scegliere Ryan o la sua autodistruzione, in Gossip Girl tra Serena, Dan, Nate, Blair e Chuck a un certo punto sembrava di guardare un grafo disegnato da un matematico in pieno esaurimento nervoso. Poi è arrivata l’epoca dark-fantasy: vampiro o licantropo? Team Edward o Team Jacob? Robert Pattinson o Taylor Lautner? (Come se quest’ultimo avesse mai avuto davvero una possibilità, nel cuore di Bella. O nel mondo del cinema, in generale). E per restare sempre in ambito zanne: The Vampire Diaries, con Elena indecisa tra due vampiri con lo stesso pedigree, i fratelli (!) Stefan e Damon Salvatore. Cambiano i vestiti, le canzoni, i social network, ma la geometria sentimentale resta la stessa: un cuore diviso in due, e il pubblico costretto a schierarsi, come se votasse a un referendum generazionale.
E così arriviamo a The Summer I Turned Pretty, che prende tutto questo patrimonio genetico e lo aggiorna per la Gen Z. Adattamento dei libri di Jenny Han (sì, la stessa di Tutte le volte che ho scritto ti amo), in apparenza è una soap estiva ambientata in una casa al mare, con una ragazzina di nome Isabel detta Belly (Lola Tung) eternamente (non esageriamo: sono tre stagioni) indecisa tra due fratelli, figli della BFF della madre con cui è cresciuta. In realtà è la sintesi perfetta di trent’anni di storytelling adolescenziale: il triangolo come arma di fissazione di massa. Jeremiah, mister capelli da surfista californiano, solare e zuccheroso, contro Conrad, dottor broncio da poeta maledetto, introverso e complicato. E in mezzo lei, Belly, come fosse una Sabrina 3.0 (che, indovinate, è il suo film preferito), novella Audrey Hepburn (!) divisa tra Humphrey Bogart e William Holden (sì, vabbè). Vedere il poster della serie per credere.
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Già, perché qui oltre alla geometria c’è una certa mitologia. Chris Briney (Conrad) è stato paragonato a Leonardo DiCaprio. Non genericamente, ma inquadrato come lui: primissimi piani sugli occhi, sequenze che sembrano uscite da Titanic. Al punto che la famosa domanda “Team Conrad o team Jeremiah?” arriva persino ai junket dei film d’auteur: in una pausa dalle interviste per Una battaglia dopo l’altra, Chase Infiniti posta un video in cui dice «E comunque io sono team Conrad, e anche lui» – inquadrando proprio Leo. Da Shakespeare a James Cameron, passando per Prime Video. Mettiamoci pure I’m Kissing You di Des’ree, giusto per non farci mancare nulla.

Christopher Briney (Conrad) in ‘The Summer I Turned Pretty’. Foto: Prime Video
È questa nostalgia a strati che, più di ogni altra cosa, tiene in piedi il fenomeno. I più giovani ci vedono il loro riflesso, un coming of age in diretta con drammi sentimentali da vivere come se fossero cronaca personale. Per noi millennial, invece, non è semplice amarcord: è come riaprire lo scatolone delle VHS, un viaggio a ritroso nei drammi iperbolici che ci sembravano appunto tragedie shakespeariane e invece erano solo le prime cotte finite male. È un modo per rifugiarsi in quell’età sospesa in cui ogni sms sembrava un atto politico, ogni sguardo un romanzo russo, ogni estate l’inizio di una storia e il futuro un orizzonte ancora tutto da scrivere.
Per questo The Summer I Turned Pretty vive anche di citazioni che trasformano una serie da guilty pleasure adolescenziale a hit transgenerazionale. Come Dirty Dancing, anche TSITP usa luci, inquadrature e canzoni per trasformare lo schermo in un concentrato di nostalgia e desiderio: per alcuni è il ricordo delle estati passate, per altri l’anticipazione elettrica di quelle che devono ancora arrivare. E poi il pontile di Dawson’s Creek, dove si discuteva di cinema francese e di amori eterni (a 15 anni!), e Friends (è tradimento quando la coppia è in pausa? Citofonare Ross). I classici: di nuovo Sabrina (Belly va in Francia dopo il dramma e scrive lettere con il Sacré-Cœur alle spalle!), Casablanca (“We’ll always have paris”), Vacanze romane (il taglio di capelli e la vespa di Benito, così si chiama la sua cotta parigina), ma pure Pulp Fiction (il twist tra Belly e Jeremiah sulle note di You Never Can Tell). E ancora: Wild Horses dei Rolling Stones che accompagna un momento cruciale tra Conrad e Belly, rievocando Buffy l’ammazzavampiri e i suoi struggimenti romantici anni ’90. Senza contare i tumulti emotivi di Conrad, che offrono sempre una scusa per tirare fuori dagli archivi i Cranberries.

Lola Tung (Belly) in ‘The Summer I Turned Pretty’. Foto: Eddy Chen/Prime Video
Ma se parliamo di colonna sonora, il vero cuore pulsante è courtesy of Taylor Swift (who else?). Brani sparsi come coriandoli emotivi, pronti a scandire i momenti chiave: baci sotto la pioggia, drammi improvvisi, ritorni inaspettati. Swift è la narratrice fantasma della serie, la voce fuori campo che guida tutto. Lover scandisce il ballo di Belly e Conrad nella prima stagione, trasformandolo in un momento da prom americano che resterà nei rewatch. Back to December (Taylor’s Version) accompagna invece il montaggio di rotture e ritorni nella terza, e fa quello che solo Swift sa fare: trasformare i sentimenti in archeologia emotiva. Nessuna scelta musicale poteva essere più generazionale: un teen drama del 2025 che parla a chi era adolescente nel 2009 e ascoltava Love Story in loop.
Quando qualcosa detona in questo modo, c’è sempre pure un lato oscuro. Qui corrisponde a una reazione assolutamente imprevedibile del fandom. Non normale entusiasmo, ma trasformazione della serie in religione digitale. Sui social Jeremiah e Conrad sono diventati due divinità contrapposte. I rispettivi team si odiano, si insultano online. Belly fa una scelta? Gli attori vengono inondati di emoji vomito su Instagram, come se avessero deciso loro la storyline. Gavin Casalegno (Jeremiah) ha visto coincidere i picchi di molestie con il tradimento del suo personaggio: la linea tra fiction e realtà si è dissolta. Amazon ha persino diffuso annunci di pubblica utilità: “Non molestate gli attori, vi prego”. Non è bastato. I fan hanno continuato a scagliarsi, a confondere personaggi e interpreti, a trasformare la Cousins Beach di finzione in un campo di battaglia virtuale. E la cosa inquietante è che non parliamo di quindicenni, ma di gente con più di trent’anni, anche quaranta: persone che passano la pausa pranzo a minacciare di morte un attore perché non ha scelto il fratello giusto.

Gavin Casalegno (Jeremiah) in ‘The Summer I Turned Pretty’. Foto: Prime Video
State calmi. Anche perché non è che parliamo di “grande televisione”: TSITP non vincerà Emmy, non entrerà nei manuali di estetica audiovisiva. È comfort food televisivo, un feuilleton estivo in cosplay da bildungsroman, dilatato per tre stagioni. Ma ha capito qualcosa che pochi prodotti sono riusciti a fare: ha catalizzato l’energia della rom-com adolescenziale e l’ha riportata al centro del discorso culturale, riuscendo a farci litigare su chi scegliere tra Conrad e Jeremiah come se fosse una questione politica. E se ci ritroviamo ancora qui, a dividerci in fazioni come ai tempi di Brenda e Kelly o di Dawson e Pacey, vuol dire che il teen drama ha vinto: l’estate non finisce mai, si limita a cambiare canale.









